di Chiara Contessotto e Francesca Restivo
Van Gogh era solito mangiare la pittura gialla come “pillola” per la felicità e, preso da un momento di disperazione, si era tagliato un orecchio; Caravaggio pretendeva che i suoi modelli posassero accanto a cadaveri, Galileo Galilei, considerato il padre della scienza moderna, era invece stato arrestato per le sue scoperte, così come le teorie di Marie Curie non venivano accettate perché dette da una donna, mentre Socrate era considerato un pazzo che “corrompeva i giovani”. Parliamo di personaggi fuori dagli schemi e accomunati da strani comportamenti, che riflettono menti geniali indelebili nel tempo. Proprio la loro particolare personalità fu però molte volte causa di emarginazione, perché i comportamenti bizzarri non rientravano nei rigidi standard dettati dalla società, che tendeva a soffocare il “diverso”. Solo il tempo è riuscito a spogliarli dal critico giudizio del passato e a far emergere la genialità per cui oggi li ricordiamo. Nonostante le epoche siano diverse, possiamo riscontrare anche nei giorni nostri la tendenza a vivere seguendo il concetto secondo cui ogni forma di diversità debba essere emarginata o nascosta, per lasciare spazio ad uno stile di vita omologato e ordinario. La società troppe volte richiede che si seguano modelli di comportamento e di pensiero che rimangono rigidi e vincolati a dei dogmi che fanno parte del tessuto sociale, mentre coloro che decidono di trasgredire vengono etichettati come persone che non pensano al proprio futuro, e che si precludono la possibilità di trovare il successo, la fama, la posizione sociale. Allo stesso tempo, però, viviamo in una realtà in cui la centralità dei social, del cinema e in generale del mondo dello spettacolo ci porta a pensare che l’elemento imprescindibile della vita sia la fama, ottenuta però non grazie alla particolarità derivante dalla genialità, ma attraverso atteggiamenti di assoluta ripetitività. La maggior parte dei comportamenti “stravaganti” non nasce quindi dall’unicità dell’essere ma altro non sono che il frutto di uno studio di condotta da adottare per raggiungere unicamente la notorietà e di conseguenza il benessere economico. Si tratta quindi di personalità che si conformano a quello che la società richiede e di cui si nutre. Possiamo dire che, per certi aspetti, viviamo in un periodo di assoluta decadenza sociale, in cui l’apparire risulta più importante dell’essere, e il non conformarsi ai canoni estetici e comportamentali è, come in passato, motivo di emarginazione. Ecco quindi che per la massa scende sempre più il livello di aspettativa degli obiettivi che ci si può prefiggere di raggiungere; si è felici solo se si è famosi, ricchi e fisicamente belli e se si ottiene tutto questo con il minimo sforzo e privandosi della creatività. L’unicità degli atteggiamenti derivanti dalla genialità dell’individuo diventa una caratteristica sempre più rara e, in un mondo che ha ancora tanto da scoprire, questo rappresenta sicuramente un limite, benché non si possa negare che anche nella nostra epoca vi siano personaggi di spicco che hanno portato innovazioni determinanti. Ecco allora che sarà sempre più raro che oggi emerga un Van Gogh moderno, in grado di dipingere il mondo con i suoi colori, perché questo richiede il coraggio e la personalità, unite anche molte volte a una sregolatezza che potremmo definire “costruttiva”, perché a supporto di capacità e genialità di chi vuole distinguersi dalla massa.
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