di Martino Omero
Ricordo perfettamente quel giorno. Era un mercoledì d’inverno e io ero immerso nello studio della musica ottocentesca, per prepararmi a una verifica imminente. Non pensavo ci sarebbe voluto molto, eppure ore dopo, era ormai sera tarda, ero ancora lì, seduto alla scrivania. Quasi mi si chiudevano gli occhi e rileggevo sempre la stessa frase, troppo stanco per capirne il significato, figuriamoci ricordarlo. I miei genitori insistevano di smettere e andare a dormire, ma io volevo continuare, ero ostinato, mentre odiavo sempre di più la scuola e tutto ciò che mi costringeva a fare, senza vederne una vera utilità. Studiavo comunque, pur sapendo che nel lungo termine non avrei ricordato molto e, con questa convinzione, più mi impegnavo più c’era una domanda che mi risuonava nella testa…
A cosa serve la scuola?
Se siete come me in quel mercoledì d’inverno, probabilmente pensate che la scuola serva solo a riempirci la testa, o poco più. Dopo molti anni da quel giorno, ora vedo la scuola sotto una luce diversa: ho capito che insegna molto di più di qualche data importante e complicati termini di biologia, in particolare ho compreso il suo ruolo nella formazione di una persona, concetto di maggior rilievo rispetto a quello dell’istruzione.
Molti usano “formazione” e “istruzione” come sinonimi, ma in realtà sono concetti distinti: il primo riguarda il comportamento, i valori e le abilità, mentre il secondo si riferisce alla pura conoscenza.
Se si predilige la formazione, allora la scuola sarà in grado di forgiare grandi persone, pensatori e innovatori, mentre se la si trascura completamente non farà altro che fabbricare lavoratori perfetti.
È proprio in un periodo di crisi culturale come questo che bisogna insistere sulla formazione, al fine di creare il futuro dell’umanità e della sua cultura, anziché concepire gli esseri umani quali database di informazioni.
Ma come può la scuola assicurare la formazione? Principalmente tramite lo studio di quelle materie che favoriscono l’esplorazione del pensiero e la riflessione sulle diverse dottrine filosofiche, quindi materie come la letteratura classica e moderna, e la filosofia. L’idea che gli studi umanistici siano quelli meglio capaci di promuovere la formazione etica dell’individuo non è nulla di nuovo: in effetti si è affermata già a partire dal Rinascimento e deriva ancor prima dal sostantivo latino humanitas, termine che può essere tradotto con “educazione, istruzione, cultura” ma anche “solidarietà” e “benevolenza”. Con una sola parola si intendono due concetti distinti, però legati da una relazione causa-effetto. Secondo i Romani infatti, la conoscenza era l’unica in grado di rendere l’uomo del tutto realizzato, sviluppando al meglio la persona. Studiando il pensiero di scrittori e filosofi, capiamo anche meglio qual è la nostra opinione sulla vita, sulla felicità, sull’etica. La scuola serve anche a questo: a farci capire chi siamo e cosa pensiamo. Dopo la maturità dovremmo essere in grado di distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è, di notare la bellezza nella natura, nei disegni, nella scrittura, di avere una propria opinione sui vari argomenti e saperla esprimere in modo efficace; dobbiamo diventare più umani, e la scuola si deve veramente impegnare in questo. Tutti gli stupri e gli omicidi di cui si sente parlare ogni giorno potrebbero essere evitati se tutte le scuole svolgessero bene il loro ruolo di formatori.
A questo punto alcuni diranno che la scuola deve anche istruire e non è possibile farlo solamente con materie umanistiche. Sono d’accordo, infatti ho detto che lo studio di queste è fondamentale per la formazione; ciò non significa che le materie scientifiche siano superflue, anzi, è solo padroneggiando entrambe le aree che potremo considerarci completi, proprio come facevano gli antichi.
Le materie scientifiche sono di cruciale importanza per capire com’è fatto il mondo dal punto di vista fisico, per vedere la realtà più concretamente di come ce le propongono le materie umanistiche.
Comunque è lo studio di entrambe a fornirci tutta quella serie di virtù e abilità che nella società odierna sono considerate alla base del successo, sia nella carriera lavorativa sia nella vita personale. In particolare, la scuola insegna un metodo che si basa su concetti quali la perseveranza, la resilienza e la pazienza.
La prima è la capacità di avere costanza nelle attività che si svolge; essa è indispensabile per raggiungere qualunque obiettivo ci si ponga, anche non inerente al campo accademico, infatti non si diventa bravi in uno sport senza allenarsi costantemente, non si costruisce un’azienda di successo lavorando quando si vuole, e non si scrive un libro se non si ha la disciplina di scrivere continuamente. La scuola ci insegna tutto questo tramite i progetti e anche le verifiche alle quali siamo sottoposti, in cui, per ottenere un buon risultato, è importante proprio studiare con costanza e non fare tutto all’ultimo momento. Questo infatti è ciò che ci insegnano fin dalle elementari.
La resilienza, invece, è l’abilità di rialzarsi dopo una brutta notizia o un periodo di difficoltà, capacità che sviluppiamo, per esempio, continuando a studiare duro in seguito a una valutazione insufficiente. In futuro, prima o poi, succede a tutti almeno una volta che la vita ci giri le spalle ma, nonostante ciò, bisogna sapersi rialzare e continuare per la propria strada. Un esempio per uno sportivo professionista potrebbe essere il ritorno all’allenamento dopo un grave infortunio, oppure la forza di non avvilirsi in seguito a un licenziamento e perseverare nella propria carriera lavorativa.
Infine c’è la pazienza, cioè il saper aspettare. Viviamo in una società in cui si è abituati ad ottenere tutto e subito, soprattutto con l’avvento di internet e dei social media, che offrono tutto con un click. D’altra parte, la scuola insegna ad aspettare per la correzione di una verifica particolarmente importante, insegna che per raggiungere la padronanza completa di una lingua oppure di una tecnica matematica è necessario aspettare molto tempo prima di raggiungere i risultati sperati. Ovviamente le situazioni della vita saranno diverse da quelle sperimentate in classe, però il modo di affrontarle è analogo.
Insomma, la scuola non è soltanto imparare a memoria e ripetere. È il ragionamento, il pensiero critico, il luogo di crescita di ognuno di noi. Quindi, quando capiterà a voi di essere ancora alla scrivania dopo ore di studio, prendetevi un momento per riflettere sulle vostre esperienze a scuola, sugli insegnamenti, sulla vostra crescita e sulle amicizie che avete fatto. Forse, proprio in quel momento, vi renderete conto del valore della vostra formazione, che va ben oltre la semplice istruzione.
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