di Nicolò Tamer

Mi stavo tagliando le unghie – come faccio ritualmente ogni tre giorni – quando mi sono chiesto quale fosse la loro funzione, oltre a costituire la principale fonte di nutrizione per le persone stressate, e se in un futuro remoto ne avremmo ancora bisogno.

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Per rispondere alla mia domanda ho fatto la cosa più ovvia: ho cercato su google “a cosa servono le unghie” e ho ottenuto circa 734.000 risultati in 0,36 secondi.

Ciò nonostante ho aperto solo i link della prima pagina, cosa già abbastanza epocale calcolando quante volte si arriva in fondo a questa.

In questo modo mi sono ritrovato con la solita Wikipedia accompagnata da qualche testata online sconosciuta agli utenti.

Unendo le informazioni selezionate dalle varie fonti si evince che le unghie non sono applicate sulle nostre dita esclusivamente per il semplice gusto di decorarle.

Hanno invece funzioni molto precise: consentire operazioni manuali all’apparenza ordinarie e naturali; conferire stabilità, protezione e sensibilità alle dita delle mani e dei piedi; facilitare l’azione di caccia e di eventuale difesa, questo soprattutto nel passato.

NELL’USO QUOTIDIANO

Le unghie permettono di compiere azioni di presa, taglio e raschiamento quali, per esempio, sciogliere un nodo, staccare un’etichetta, grattarsi, scrivere, suonare, afferrare un oggetto ecc.

Quindi senza le unghie probabilmente l’uomo non sarebbe in grado di fare tutte queste cose, che considera banali e scontate quando invece caratterizzano la sua quotidianità.

RAPPORTO UNGHIE-DITA

Le unghie sono indispensabili per le dita infatti, come accennato prima, garantiscono stabilità, protezione e sensibilità. Ma vediamo come. Le unghie contribuiscono alla stabilità strutturale delle dita sostenendone la punta, che nel piede è quasi costantemente a contatto con qualcosa. Mentre proteggono dalle lesioni la falange distale, ovvero l’ultima parte della struttura ossea presente nelle dita della mano e del piede, e i tessuti molli circostanti, dove si trova un’alta concentrazione di terminazioni nervose. L’unghia, che invece è priva di terminazioni nervose, aumenta la sensibilità tattile della punta del dito attraverso la pressione che esercita su di essa.

LA STORIA DELL’UNGHIA

John Hawks, un antropologo dell’Università del Wisconsin-Madison (USA) non sufficientemente famoso per essere inserito in Wikipedia Italia, ma abbastanza famoso per possedere uno dei blog scientifici più letti negli Stati Uniti, afferma che abbiamo le unghie perché siamo primati.

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(Per chi si fosse dimenticato cosa sono, i primati sono quei mammiferi che sostanzialmente hanno cinque dita per zampa, di cui un pollice opponibile, quindi anche gli uomini rientrano in questa categoria. E proprio le unghie rappresentano una delle caratteristiche distintive dei primati in confronto agli altri mammiferi).

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Hawks evidenzia come i primati abbiano perso gli artigli e abbiano sviluppato larghi polpastrelli con le unghie, che essenzialmente corrispondo ad una forma appiattita di artigli, per aiutarsi nella locomozione, ovvero la facoltà dei corpi viventi di spostarsi da un luogo all’altro

Infatti gli artigli avrebbero procurato un notevole fastidio per i primati che cercavano di afferrare i rami più piccoli per raggiungere e raccogliere i frutti sugli alberi; mentre avrebbero fornito un’eccellente aderenza ai nostri antenati quando si arrampicavano su grandi tronchi d’albero.

In conclusione Hawkins ha affermato che le unghie sono un adattamento evolutivo che aiuta a sostenere la punta delle dita dopo la perdita degli artigli.

CONCLUSIONE

Non sono del tutto soddisfatto delle risposte che ho ottenuto, perché è scontato che le unghie servano a grattare o ad afferrare piuttosto che a proteggere il dito. 

Tuttavia ho capito che la mia domanda sul futuro delle unghie ha senso di esistere: infatti, se sopravviveremo all’imminente apocalisse annunciata dagli ambientalisti  e se le tecnologie continueranno a svilupparsi per renderci la vita ancora più semplice e meno faticosa, è possibile che non avremmo più bisogno delle unghie per afferrare o proteggere le mani. Cosa ce ne faremo delle mani se non ci serviranno più grazie al robot che ci fornirà tutto quello di cui abbiamo bisogno senza  che dover muovere, letteralmente, un dito. Anzi un’unghia.

Approfitto dell’argomento esposto per aprire qualche veloce parentesi.

CRESCITA e PERMEABILITÀ

L’unghia cresce ininterrottamente di circa 0.1–1 mm al giorno, il ritmo può comunque variare in relazione a diversi fattori, per esempio: in età infantile durante i mesi estivi la crescita nelle mani è più veloce. Inoltre traumi o malattie possono addirittura fermare temporaneamente la crescita. 

L’unghia è spesso considerata impermeabile, quando in realtà non lo è completamente. Questa caratteristica ha implicazioni nella penetrazione di sostanze nocive quali i cosmetici come lo smalto.

Infine è doveroso sfatare il mito delle unghie e dei peli che continuano a crescere anche dopo la morte: infatti, a differenza di quanto si crede, si tratta di un’illusione determinata dalla retrazione della cute disidratata post mortem.

ONICOFAGIA

Con questo termine ci si riferisce all’abitudine, tipica di una buona parte degli adolescenti, di torturarsi con la bocca il bordo libero delle unghie.

Questo disturbo, secondo i dati del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) e la classificazione ICD redatta dall’organizzazione mondiale della salute, è riscontrabile maggiormente negli individui di sesso maschile con disturbi alimentari o ossessivi-compulsivi. 

Spesso la diagnosi è ritardata da un atteggiamento negazionista adottato dai pazienti che si ostinano a ignorare il loro disturbo e le relative conseguenze.

Inoltre è curioso sapere che le dieci unghie delle mani sono solitamente sottoposte tutte in modo imparziale al rosicchiamento e risultano, quindi, della stessa lunghezza. 

Il trattamento più comune e anche più economico è quello di applicare alle unghie uno smalto chiaro di sapore amaro per scoraggiare a mangiarsele. Invito personalmente tutti coloro che possono vantare delle unghia molto rosicchiate a individuare, anche con l’eventuale aiuto di uno specialista, le cause per cui si ha tanta fame di cheratina.