di Linda Stroppolo
Avendo affrontato in classe l’argomento sui rapporti che intercorrono tra scienza e religione ed essendo rimasta stupita dal modo in cui i miei compagni percepiscono la questione, ho deciso di proporre questo tema anche alle redazione dell’Intrepido e, raccogliendo i pareri di coloro che sono intervenuti al dibattito, ho potuto elaborare un dialogo sul modello del Simposio che mi vede discorrere in merito a ciò con un altro personaggio (di mia invenzione) subito dopo che un terzo ci ha introdotti nell’argomento.
ODILLA-Convenuti sul discorrere di un tema che ci possa coinvolgere, vi pongo tale quesito, se tra scienza e religione, che apparentemente predicano concetti tanto contrastanti fra loro, si possa trovare un anello di congiunzione.
Prima di fornirmi direttamente la risposta a questa domanda vi chiedo di definire l’una e l’altra.
MARIO-È piuttosto complesso, tuttavia ci proverò. La scienza, a parer mio, si può considerare come un potentissimo strumento di cui dispone l’uomo che, con l’approfondimento del suo sapere, continua a perfezionare. Essendo circondato dal mondo che, per quanto riguarda la vastità di fenomeni che comprende e da cui è compreso, si può considerare infinito, l’uomo sfrutta questo incredibile strumento per venire a conoscenza di tutti i suoi segreti, indagando nelle sue profondità e soddisfacendo la sete dell’uomo in fatto di sapere.
LINDA-Mi trovo concorde con la tua definizione di scienza, la considero anch’io uno straordinario mezzo che si nutre di tutto ciò che crea anche se personalmente non credo che la scienza possa venire in contro a tutte le necessità umane. Vi sono appunto quesiti su cui la scienza non può, anzi non deve, indagare. Ignorando la risposta a numerosissimi quesiti concernenti una realtà molto vicina a noi e formulando ipotesi, considerando sempre che successivi studi potranno dimostrarle così come smentirle, la scienza non si deve permettere di dare risposta a quelle che vengono comunemente dette domande di senso.
MARIO-Mi spiace, ma non posso convenire con te. Tutte le risposte incomplete e i silenzi della scienza, oggi, di fronte a qualche tipo di domanda che l’uomo si pone, saranno domani colmati da informazioni precise e dettagliate. Nella scienza io ho fede.
LINDA-Nella scienza non puoi avere fede, semmai fiducia, ma esprimendo in tal modo il sentimento che provi, dimostri la veridicità della mia tesi. L’uomo sente maturare dentro di sé uno stimolo, un bisogno, una necessità di affidare la sua esistenza ad un’entità che gli fa naturalmente alzare gli occhi verso il cielo e che gli suggerisce le risposte a quelle domande che sorgono nel suo animo con tanta spontaneità da apparire intrinseche alla sua natura. Il modo in cui tu veneri la scienza verifica che l’esigenza di trovare un senso al nostro esistere è di ogni uomo, ma il tuo volgere lo sguardo al cielo si è limitato ad osservare i fenomeni che il cielo ospita, non permettendo al tuo animo di lasciarsi trasportare a occhi chiusi tra i misteri che la religione, a cui appunto volevo arrivare, racchiude.
MARIO-Trovo la tua accusa alquanto ridicola in quanto la religione che tu tanto elogi non è che un tentativo dell’uomo di liberarsi dal senso di colpa per la sua ignoranza. Una persona di fede è debole perché abbandona la ricerca, è pigra perché considera indimostrabili le verità che predica il suo credo e ipocrita perché le ritiene sempre giuste nonostante non abbiano alcun fondamento. La religione è semplicemente un passatempo per l’uomo che non riesce ad attendere il progredire misurato della scienza e usa i principi e i valori religiosi come distrazione nel breve tempo che lo separa dal venire a conoscenza di nuove teorie e nuovi saperi.
LINDA-Se hai davvero questa visione dell’esistenza umana allora significa che la tua vita non sarà mai completa perché l’aspetto terreno del nostro essere ne è solo una parte. La scienza potrà anche permettere all’uomo di muoversi con destrezza in questo mondo, ma soffocando la sua componente spirituale gli impedirà di elevarsi al di sopra della materia e di accedere alla vivida luce che avvolge chi si cimenta nella contemplazione di Dio.
ODILLA-Ora che me le avete definite entrambe, vedete un qualche punto di contatto tra l’una e l’altra?
MARIO-A mio parere convergono nell’uomo, è da lui che si manifestano ed è lui che ne fruisce, in momenti diversi però, perché dove muore una nasce l’altra. Forse in questo rincorrersi a vicenda riescono a toccarsi nell’attimo in cui, giunte a risultati diversi per la stessa questione, si trovano faccia a faccia fino a quando la ragione dell’uomo non sceglierà quella che, tra le due, dà maggiore sicurezza, perché e di ciò che noi abbiamo bisogno, certezze. La religione dunque è, a rigor di logica, destinata a svanire.
LINDA-È proprio l’uomo l’anello di congiunzione tra religione e scienza, l’uomo, l’unico ambito su cui entrambe contemporaneamente possono indagare e poi intrecciare le rispettive risposte, non per confrontarle ma per delinearsi a vicenda. Non puoi però affermare che l’uomo preferirà sempre la soluzione scientifica a quella religiosa perché sebbene la ricerca della verità sia immediatamente accolta dalla sua componente razionale non significa che si potrà sviluppare soltanto in ambito scientifico. La sicurezza che, a detta tua, bramiamo, non è data soltanto da conoscenze dettagliate, ma anche dalla speranza, che è propria dell’uomo.
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