di Martino Omero
Mancano ormai pochi mesi a un’altra edizione dei Giochi Olimpici, infatti sento già amici e compagni di atletica discutere su chi potrebbe vincere nelle diverse discipline e quali record del mondo potrebbero essere battuti. Di solito non mi capitava di notarlo, forse perché ero più piccolo, ma per queste Olimpiadi mi sono reso conto che siamo tutti così concentrati sull’esito delle gare che ci dimentichiamo dei valori sui quali queste sono fondate.
Lo sport, infatti, come espresso nella Carta Olimpica del 1908, si ispira ai valori di eccellenza, amicizia e rispetto. Riflettendo sul significato di questi valori, ho realizzato quanto siano centrali anche nella vita quotidiana.
Durante la propria carriera, ogni atleta impara che grandi risultati sono diretta conseguenza di grande allenamento e costante impegno. Per arrivare ai Giochi Olimpici bisogna dedicarci la vita, sacrificare il divertimento e non arrendersi mai. Ritengo che non venga posta abbastanza attenzione sull’intensa preparazione che gli sportivi seguono al fine di raggiungere le performance sperate. Non posso fare a meno di pensare a personaggi quali Usain Bolt e Michael Phelps, celebri sportivi che, per battere tutti quei record mondiali, si sono dedicati ad allenamenti di anni. La routine giornaliera era sveglia all’alba, allenamento, pasti, sonno. Poco altro. Sono soltanto i migliori, coloro che conducono una vita del genere per anni, che riescono a partecipare ai Giochi Olimpici. Questa mentalità, basata sul miglioramento continuo, ha riscontri positivi non solo nello sport, ma in ognuno dei campi nei quali l’individuo pone i propri obiettivi, anche quello accademico. Il successo è trasversale, riguarda più ambiti perché il metodo è lo stesso: lavorare sodo ed essere costanti. Se si riesce a fare ciò nello sport, è probabile che lo si riesca a fare anche negli altri campi, perché la disciplina è una vera e propria competenza. Mi ricordo di un’atleta statunitense, Simone Manuel, che non solo vinse l’oro nei 100m stile a Rio 2016 (battendo il record mondiale, tra l’altro) ma conseguì persino una laurea in sociologia a Stanford, una tra le università più prestigiose al mondo. Ciononostante, non è rara l’idea secondo la quale non si dovrebbe praticare uno sport a livello agonistico, poiché esso sottrarrebbe del tempo prezioso allo studio, provocando così un declino dei risultati accademici. Tuttavia l’attività fisica, oltre a insegnare la rilevanza dello sforzo e della costanza, migliora anche le capacità cognitive, come dimostra uno studio condotto nel 2013 dall’Università della California. Bisognerebbe quindi insistere sulla coesistenza di scuola e sport nella vita di una persona, perché i due sono strettamente collegati e possono comportare vantaggi reciproci.
Tra questi, c’è lo sviluppo delle abilità interpersonali, utili non solo per trarre il massimo dalle relazioni, ma anche per lavorare al meglio quando si è in gruppo. Durante il proprio cammino verso le Olimpiadi, per gli atleti è inevitabile gareggiare e dunque incontrare degli avversari con cui possono facilmente fare amicizia, vista la passione comune per quel determinato sport. Ebbene, il secondo valore delle Olimpiadi è proprio l’amicizia, perché è soltanto con dei compagni che ci sostengono che possiamo veramente dare il meglio di noi stessi, rispettando così il primo valore dei Giochi: l’eccellenza. Lo dimostrano Michael Jordan e Scottie Pippen che, durante il loro periodo nei Chicago Bulls negli anni ‘90, hanno formato una delle migliori coppie di giocatori nella storia della NBA, contribuendo a guidare i Bulls a sei titoli NBA, mettendo così in evidenza come il sostegno e la fiducia tra compagni di squadra possano portare a risultati straordinari. Come dice Henry Ford, importante imprenditore del XX secolo, “Il mio miglior amico è colui che sa tirare fuori il meglio di me”.
Il secondo valore olimpico si è visto anche più recentemente in un celebre episodio che vede come protagonisti i campioni olimpici Tamberi e Barshim. A Tokyo 2020 i due hanno deciso di condividere la medaglia d’oro nel salto in alto maschile, entrambi rinunciando al salto che avrebbe determinato il migliore tra i due. Ciascuno dei due ha testimoniato che sentiva fosse la scelta giusta da prendere, aggiungendo di essere fiero di trasmettere il messaggio dell’amicizia alle nuove generazioni. Difatti i due atleti si conoscevano già da tempo e avevano gareggiato più volte assieme. Dunque lo sport insegna anche a migliorare le abilità interpersonali, le quali si basano innanzitutto sul terzo dei valori olimpici: il rispetto. È impossibile conoscere nuove persone e farsele amiche se dapprincipio non le si rispetta. Le Olimpiadi insegnano a non schernire gli avversari, anche se li si supera in gara. Anche se sono di una diversa etnia. Anche se parlano una lingua differente o praticano un’altra religione. È noto l’episodio in cui Roosevelt invitò alla Casa Bianca tutti gli atleti bianchi che avevano partecipato alle Olimpiadi di Berlino del 1936, escludendo completamente gli atleti di colore, tra cui c’era anche Jesse Owens, che proprio in quell’anno aveva vinto ben quattro medaglie d’oro: l’azione del presidente fu un episodio vergognoso della storia americana.
Il rispetto deve sempre esserci, non solo verso gli altri ma anche verso le regole, verso gli ufficiali, verso i compagni di squadra.
Dunque, mentre ci avviciniamo alla prossima edizione dei Giochi Olimpici, è importante ricordare che questo evento va oltre la semplice competizione sportiva poiché, tramite i suoi valori fondanti, è in grado di creare un ambiente trasparente e pacifico, permettendo di costruire ponti relazionali tra persone di diverse culture e nazionalità. Pertanto, quando tra qualche mese staremo guardando il più importante tra gli eventi sportivi, ricordiamoci di celebrare non solo i successi atletici ma anche i valori che ispirano lo spirito olimpico.
Fonti
https://olympics.com/ioc/olympic-values
Gomez-Pinilla, Fernando, and Charles Hillman. “The influence of exercise on cognitive abilities.” Comprehensive Physiology vol. 3,1 (2013): 403-28. doi:10.1002/cphy.c110063
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