di Margherita Groppo

In questi ultimi anni le ragazze afflitte da disturbi alimentari sono sempre di più rispetto al passato, tuttavia l’argomento è un tabù e soprattutto tra le fasce di età dei nostri genitori e i nostri nonni questi comportamenti sono sottovalutati e spesso non vengono proprio capiti.

Siamo quotidianamente bombardati da immagini di corpi perfetti, su Instagram, su TikTok, in televisione, nelle pubblicità. Sono modelli irraggiungibili, infatti il senso di inadeguatezza sopraggiunge e facciamo di tutto per raggiungere una perfezione che però non esiste: ogni corpo è diverso. Le nostre ragazze sono sempre più sole. Non sanno che il loro peso, la loro apparenza, quanto e che cibo mangiano, quanto sport fanno, non potranno mai definire il loro essere. I media non aiutano: spot pubblicitari di palestre, tisane dimagranti, cibi ritenuti afrodisiaci per perdere peso, nuovi tipi di diete, modelle photoshoppate per presentare prodotti che spesso producono massivamente taglie dalla 38 in giù, come se fossimo tutte come loro, come se avessimo tutte lo stesso corpo.

Tuttavia, il disturbo alimentare non è solo un voler essere perfetti: si manifesta in modo sempre diverso in ogni persona e solitamente va oltre lo stesso aspetto fisico. È un modo per incanalare traumi, bassa autostima, incertezze, paure, esperienze in situazioni di stress. I sintomi sono sempre diversi ma c’è una cosa comune a tutti, dall’anoressia, alla bulimia e al binge-eating: il cibo occupa tutti i pensieri della persona, dalla mattina alla sera in modo costante. La malattia ruba tutto: la spensieratezza, la vita sociale e la tranquillità in famiglia, causando malesseri fisici che impediscono anche di svolgere le normali attività giornaliere che andranno a segnare il corpo per sempre.

Per chi soffre di anoressia, non è facile vivere con il peso di aver mangiato troppo, con il senso di colpa che affligge ogni morso in più. L’unica soddisfazione della giornata è avere il controllo su tutto: il conteggio delle calorie che sono il minimo possibile, che non fanno giustizia rispetto alle massive ore di sport fatto. Tutto questo va in fondo oltre la volontà di perfezione perché quando i numeri della bilancia scendono troppo a volte non si riesce neanche a guardarsi allo specchio, l’obiettivo della persona è soltanto uno: voler sparire. E poi la corsa in bagno dopo ogni pasto, e tutti i rifiuti per le situazioni sociali che richiedono di “sgarrare”, l’isolamento, i pianti fino ad addormentarsi, il pensare di dover vivere tutta una vita senza accettare il proprio corpo, quando tutti quanti non si accorgono di nulla, oppure sbraitano contro di cambiare atteggiamento, come se fosse facile e un problema del genere possa solo risolversi con un “dai, mangia di più”.

Ecco quello che invece la società, i genitori, gli amici, noi stessi non abbiamo ancora capito: è importante prendersi cura del proprio corpo perché è un tempio. Ci fa esistere, ci fa muovere, ci fa provare sensazioni, ci protegge, e sta a noi proteggere lui, mangiando il giusto e facendo attività fisica regolare, senza strafare oppure essere totalmente indifferenti al benessere del corpo, non per motivi estetici, ma perché è una macchina che ha bisogno di un buon carburante, che ci faccia stare bene, anche per prevenire quelle malattie che spesso sono correlate con lo stile di vita. Ecco quello che non ci dicono, ecco il punto che pare non venga mai comunicato, ma è la cosa fondamentale: prendersi cura del corpo e della mente, perché non c’è niente di più importante della salute fisica e mentale di una persona.  

Il DCA* non logora la vita soltanto di chi ne soffre, in misura minore influenza anche chi sta vicino alla persona interessata. È una malattia che si insidia gradualmente nella vita di una individuo, ma ha una potenza che sconvolge tutto, e spesso si è travolti da essa e non si sa come ci si possa comportare.  Capita infatti che le persone che sviluppano questi disturbi non si accorgano della gravità del problema, perché ad esempio il fatto che le gambe e le braccia siano sempre più sottili, che si intravedano le costole quando si guarda alla loro pancia e soprattutto i numeri della bilancia che continuano a scendere sono viste come conquiste per cui festeggiare. Spesso è difficile reagire a questi comportamenti, ma è fondamentale che ci sia empatia e supporto da parte di amici e famigliari. Questi ultimi in particolare hanno un ruolo fondamentale e il Ministero della Salute consiglia alcune linee guida per non aggravare la situazione. Ad esempio, non bisogna incentrare i discorsi riguardo al cibo a tavola, perché sono proprio quelli i momenti più stressanti della giornata per chi soffre, e per questo bisogna cercare di distogliere l’attenzione su di esso almeno negli argomenti di conversazione. È importante quindi parlare con la persona interessata cercando di capirla e non farla sentire in colpa, ricordandosi che è fondamentale rendersi conto che il problema esiste e chiedere aiuto ai Centri dei Disturbi Alimentari specializzati, che sono dotati di un’equipe che può far guarire la persona, dotandosi di pazienza ed essendo consapevoli che i risultati non saranno immediati.

Infatti, perché quando abbiamo un osso rotto andiamo dal medico, e invece quando non ci sentiamo bene mentalmente facciamo così fatica a chiedere aiuto? La terapia psicologica purtroppo è un tabù fondamentale da abbattere, perché potrebbe migliorare l’intera condizione della nostra società.

È importante che i famigliari, gli amici, gli insegnanti riconoscano che la malattia ruba la vita: a volte è proprio quella che parla, che ha determinati comportamenti e che sovrasta interamente la personalità della persona che pensavamo di conoscere e ora vediamo cambiata. In fondo al tunnel, quella ragazza c’è ancora, la vita c’è, anche se martoriata. È struggente vedere chi amiamo autodistruggersi, ma bisogna tenere a mente che una via di uscita c’è, e l’unica cosa che si può fare in questi momenti è essere presente. Esserci, sempre, perché dietro al peso delle nostre ragazze, c’è una vita che vuole rifiorire.

*Disturbi del Comportamento Alimentare

 

Sitografia: