di Ilaria Sommaro

Sabato 3 dicembre, in occasione della giornata della legalità a Cormons, Lombardo ha parlato della minaccia più incombente sul nostro paese: la mafia.

“Le mafie vivono di compromessi, di difficoltà quotidiane, sanno soccorrere apparentemente coloro i quali hanno bisogni impellenti, sanno allargare la loro capacità di penetrazione anche nei tessuti sociali sani. Qui noi ci troviamo in una terra sana e quindi appetibile per le mafie, che hanno una necessità di fondo: continuare a nascondersi”.

Parole eloquenti quelle del sostituto procuratore Giuseppe Lombardo, da anni alla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e sotto costanti intimidazioni da parte della ‘ndrangheta, la nota criminalità organizzata calabrese divenuta ormai la più radicata in Italia.

Com’è organizzata la mafia, qual è il suo rapporto con il potere?

Le mafie hanno sempre cercato il dialogo con lo Stato. Non è il picciotto che dialoga, lui è il soggetto di base: deve eseguire gli ordini, non chiedere. È il soggetto di vertice invece a dialogare con sindaci, consiglieri e parlamentari. Lo stesso collaboratore di giustizia Nisseno quando fu interrogato dal magistrato Violante, nonché da Borsellino una settimana prima della sua morte, dichiarò che la mafia non deve essere letta singolarmente perchè è un fenomeno mondiale. <<Ma queste cose la stampa le racconta?>> domanda con delusione Lombardo.

Può la ‘ndrangheta essere coinvolta nella latitanza del boss siciliano Matteo Messina Denaro?

La ‘ndrangheta è la più grande agenzia di servizi criminali del mondo, e in quanto tale presta la propria opera a chi necessita di determinati servigi. Non si può assolutamente escludere che per la consociata Cosa nostra questo non sia avvenuto o non avvenga, proprio perché sappiamo che i rapporti sono strettissimi. Quando Cosa nostra ha vissuto le difficoltà legate alla stagione delle stragi, tutti i riflettori si sono accesi sulla Sicilia, permettendo alla ‘ndrangheta di svolgere un ruolo di supplenza. È questo il momento in cui ha soppiantato Cosa nostra nella gestione del traffico internazionale degli stupefacenti, diventando ricchissima e potentissima. Ruolo che non restituirà a nessuno.

Che importanza hanno le associazioni antimafia come ad esempio Libera?

Ritengo che l’antimafia sociale debba essere puntualmente disciplinata, nel senso che non deve vanificare il lavoro, di chi ha progetti importanti da condurre, con problematiche che possono portare ad una percezione distorta dell’impegno sociale sul fronte antimafia. Solo in questo modo può diventare una risorsa anche per noi e un interlocutore ”istituzionale” che entra in un circuito virtuoso. Se lasciata all’improvvisazione rischia di diventare difficilmente sfruttabile e quindi debole.

Cosa può fare ogni cittadino per combattere la mafia?

Un’operazione molto semplice: aprire gli occhi. Questo significa non accontentarsi delle ricostruzioni che vengono fatte in maniera incompleta e superficiale, significa aumentare la capacità di comprendere che dove ci sono problemi ci sono fenomeni criminali di tipo mafioso, e imparare che è la quotidianità l’arma migliore per impedire che le mafie si trasformino e diventino ogni giorno più pericolose. Questo lo possiamo fare tutti da cittadini, trovando il coraggio di dire NO.

Realizzato con la collaborazione dello studente Galimi del Liceo “G. Marinelli”