di Alice Sebastianutto
“Il giornalismo è il cane da guardia contro il potere” è la definizione prediletta dal giornalista Paolo Barbieri, che il 3 dicembre 2021 è stato ospite della redazione dell’Intrepido.
Barbieri ha fatto parte della redazione di Milano dell’Agenzia Nazionale Stampa Associata (ANSA) e nel 2010 ha fondato la rivista bimestrale QuiLibri (la rivista di chi legge). Si è occupato anche di cronaca giudiziaria (per esempio ha seguito l’inchiesta a Milano nel 17 febbraio 1992 “Mani Pulite”) ed è un intellettuale appassionato di filosofia (nel 2021 ha pubblicato due nuovi libri: “Il violino di Anassimandro” e “La principessa del sogno”).
“Ho deciso che avrei fatto il giornalista il 28 maggio 1974. Ero uno studente e avevo partecipato a una manifestazione in piazza della Loggia a Brescia insieme ai miei compagni e ai professori. Una volta terminata la manifestazione, sono andato a ripararmi dalla pioggia sotto i portici insieme ad alcuni insegnanti. Dopo un po’ di tempo è venuto a chiamarmi un compagno dicendomi di raggiungere gli altri che si trovavano da un’altra parte. Ho deciso di seguirlo e dopo aver camminato per venti metri, nel punto dove mi stavo riparando prima è scoppiata una bomba. Da quel momento ho capito che avrei voluto raccontare notizie.”
In questo modo è nata la passione per il giornalismo a Paolo Barbieri, che considera questa attività un mestiere fondamentale.

Spesso il giornalismo viene definito come il quarto potere, poiché effettivamente i giornalisti attraverso gli articoli o le trasmissioni televisive riescono a orientare l’opinione pubblica condizionandola, ma Barbieri preferisce considerare il giornalismo come un possibile freno contro il potere. Secondo lui, infatti, un giornalista dovrebbe porsi come mezzo, come intermediario tra le Istituzioni e il pubblico e raccontare le notizie nel modo più “onesto” possibile. Bisognerebbe eliminare i pregiudizi ed essere consapevoli del fatto che non si può essere del tutto obiettivi, poiché quando si scrive si tende a seguire la linea editoriale: “E’ meglio dire: noi cerchiamo di raccontare al meglio le cose e non nascondiamo però la nostra opinione; la nostra opinione è dichiarata. Però quando vi raccontiamo una cosa, teniamo conto anche di chi la pensa diversamente. Questa è la vera obiettività.” – afferma Barbieri.
“Avverto una crisi nel mondo giornalistico” – continua – “Ai miei tempi i giornali distinguevano la parte della notizia dalle opinioni sottolineando quest’ultime con il carattere del corsivo. Al giorno d’oggi, invece, notizie e opinioni tendono ad essere intrecciate. Il giornalista dovrebbe fornire al lettore gli strumenti utili per crearsi delle opinioni e non fornire opinioni. Quando sono stato assunto all’ANSA, il primo giorno ho conosciuto il direttore Sergio Lepri che mi ha detto: Guardi Barbieri, lei può avere tutte le idee che vuole, io non le voglio leggere sul notiziario. E’ stata una lezione fondamentale.”
La necessità di esprimere opinioni nel momento in cui si scrivono notizie, spiega Barbieri, da una parte è dovuta al fatto che i giornali hanno ampliato il numero delle pagine; dall’altra al fatto che, nell’informazione on line, i siti puntano ad avere il numero maggiore di visualizzazioni possibili per aumentare il prezzo della pubblicità, e di conseguenza stabiliscono come obiettivo principale quello di catturare l’attenzione del pubblico piuttosto che la qualità dell’informazione. L’utilizzo diffuso dei mezzi digitali, inoltre, limita i giornali cartacei, perché il lettore tendenzialmente viene a conoscenza della notizia sul Web prima che esca l’edizione del giornale e ciò induce i giornalisti a dover arricchire il più possibile i loro articoli inserendo anche opinioni.
Riuscire a trovare informazioni corrette sui siti, d’altro canto, può risultare difficile. La rete infatti, come spiega Barbieri, ha aumentato la diffusione di fake news dato che sul Web ciascuno può facilmente scrivere e condividere articoli e spesso molti di questi riportano sia informazioni vere sia inventate. Per evitare di fare affidamento a notizie sbagliate, Barbieri consiglia di leggere sempre gli articoli con spirito critico e di andare a verificare le informazioni su un giornale cartaceo ritenuto attendibile, oppure su un sito di agenzia di stampa, perché le agenzie forniscono informazioni certificate che vengono prese come come riferimento anche dai giornali.
Un altro fenomeno che amplifica la diffusione di false informazioni che disorientano il pubblico, è quello delle interviste agli interlocutori sbagliati: “Partiamo considerando le trasmissioni televisive” – dice Barbieri – “Molte trasmissioni forniscono solo opinioni (e tra l’altro di persone non competenti), ma io voglio venire a conoscenza della notizia.” Barbieri ritiene che al giorno d’oggi sia molto diffusa la moda del “mielismo”, iniziata nella metà degli anni ’80 quando Paolo Mieli, diventato direttore della Stampa, invece di intervistare una persona competente che fornisse informazioni riguardo a un certo problema, cominciò a interpellare persone che non essendo competenti fornivano soltanto la propria opinione. “L’autorevolezza dei giornali è anche quella di saper scegliere gli interlocutori. Non bisogna scegliere per forza l’interlocutore famoso e conosciuto dal grande pubblico, ma si deve scegliere quello che si ritiene attendibile e competente in quello specifico campo. Dobbiamo saper riconoscere se qualcuno ne sa più di noi e dobbiamo rispettarlo. Credo che il giornalismo debba tornare a rispettare questi principi.” – precisa Barbieri. Anche la firma del giornalista, spiega poi, è importante in quanto il lettore impara a conoscere e ri-conoscere il giornalista e tra i due può nascere un rapporto di fiducia che risulta fondamentale per la credibilità degli articoli.
Un altro tema che Barbieri ha affrontato è quello delle parole. Il giornalista ha invitato a riflettere sul significato che ciascun termine ha assunto con il passare del tempo, con lo sviluppo della storia, e a domandarsi in quale contesto può essere utilizzato. Rivolgendosi in particolar modo ai giornalisti che scrivono per testate italiane, ha sottolineato inoltre l’importanza di utilizzare la lingua italiana a discapito di termini stranieri, a meno che essi non forniscano un valore aggiunto. Il lettore, infatti, deve essere sempre agevolato.
Ai ragazzi che vogliono intraprendere la carriera di giornalisti, Barbieri ha consigliato di iniziare seguendo la cronaca nera poiché “è una buona palestra per imparare ad essere precisi e la precisione è fondamentale quando si scrive.” Bisogna essere umili e accettare anche gli incarichi minori che vengono assegnati, perché le capacità si raggiungono con l’esperienza. Fondamentale per un giornalista, infine, è essere il più possibile presente nel luogo dove sono accaduti i fatti, poiché si riduce la possibilità di errori di interpretazione, che sorgerebbe se si dovesse fare affidamento su altre persone, e si possono nel contempo acquisire più informazioni: “Ho fatto tante volte l’inviato e posso dire che quando ci si trova sul posto si respirano le notizie nell’aria.”
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