di Saltarini Alessandra e Mazzola Valentina
La loggia Propaganda 2, anche chiamata P2, viene definita come un’organizzazione massonica che ha cercato, all’interno delle istituzioni, di controllare e condizionare la vita politica del paese. Nel mese di ottobre del 2022, è uscito un podcast narrato da diversi personaggi tra cui Gherardo Colombo, un ex giudice-istruttore che ha contribuito personalmente alle indagini sulla P2 insieme a Giuliano Turone. I due furono incaricati di indagare sul rapimento di Michele Sindona e sull’omicidio di Giorgio Ambrosoli, quando scoprirono la loggia P2 comandata da Licio Gelli.
Ma facciamo un passo indietro: nella notte tra l’11 e il 12 luglio del 1979, venne ucciso l’avvocato Giorgio Ambrosoli sotto casa. Stava indagando sul fallimento della Banca Privata Italiana dell’avvocato Michele Sindona. Ambrosoli doveva vedere se poteva recuperare il possibile per risarcire gli investitori nella banca e, investigando, aveva scoperto conti irregolari ed operazioni complesse fatte nei riguardi della stessa banca. Scoprì così che quest’ultima era corrotta e quindi ne impedì il salvataggio. Non riuscirà mai, però, ad accusare ed attribuire il fallimento a Sindona, morendo prima. Intanto, Michele Sindona venne accusato di essere il mandante dell’omicidio Ambrosoli ed è a questo punto che arriviamo al suo rapimento. Si scoprì che questo è stato finto: era in realtà scomparso volontariamente, aiutato da massoni e mafiosi; si era inoltre fatto ferire alla gamba dal medico Joseph Miceli Crimi per dimostrare di non essere il colpevole, ma la vittima. Purtroppo per lui, però, verrà arrestato successivamente negli Stati Uniti. Arriviamo così alla figura di Licio Gelli, un imprenditore e dirigente di diverse imprese, tra cui quella della Giole, dove verranno trovate le carte della P2 di cui parleremo più avanti. Gelli operava a favore di Michele Sindona, il quale arrivò ad inviare Joseph Miceli Crimi, il medico citato precedentemente, da Palermo ad Arezzo, per incontrare Gelli al posto suo.
Nel 1981 il colonnello della Guardia di Finanza Vincenzo Bianchi venne mandato a Castiglion Fibocchi (Arezzo) per indagare nell’ufficio di Licio Gelli, figura sicuramente coinvolta negli affari di Sindona. Qui venne aperta una valigia trovata vicino la scrivania di Gelli, al cui interno saranno presenti varie buste sigillate. Colombo e Turone, a quel punto, ricevettero varie chiamate: era stata trovata una cassaforte con all’interno documentazioni sulla P2 nell’ufficio di Licio Gelli. Il giorno seguente, nella sede della Guardia di Finanza, i due giudici analizzeranno le carte, circa 5000 fogli, su cui troveranno giuramenti prestati dagli iscritti alla loggia, domande di ammissione alla P2 da esaminare, finanziamenti illeciti, comunicazioni interne alla loggia e uno schema organizzativo di questa. Tra gli iscritti si trovavano: tre ministri in carica, il Ministro di Giustizia, i comandanti dei Servizi Segreti civili e militari, prefetti, questori, il procuratore generale della Corte d’Appello di Roma e giornalisti. Tra queste persone troviamo anche Maurizio Costanzo e Silvio Berlusconi.
Passando ad esaminare le 37 buste sigillate, Turone e Colombo trovarono in ognuna una notizia di reato commesso. Alcuni crimini riguardano un conto corrente segreto, chiamato Conto Protezione, usato da un segretario politico socialista (Bettino Craxi si era rivolto a Silvano Larini, un faccendiere che aveva aperto un conto corrente in una banca svizzera, e gli aveva chiesto di usufruire del conto per ottenere dei finanziamenti per il Partito Socialista Italiano che voleva mantenere privati). Inoltre, emersero degli accordi presi tra il segretario della DC (il partito Democrazia Cristiana) e il gruppo editoriale Rizzoli “Corriere della Sera” per finanziamenti illeciti e delle carte di sicura provenienza dei Servizi Segreti riguardanti Licio Gelli e Roberto Calvi (il presidente del Banco Ambrosiano dopo Sindona). Contemporaneamente, per evitare la diffusione di notizie false, i magistrati chiesero al procuratore della Repubblica di Milano di fare un comunicato per spiegare che tutte le notizie non provenienti dall’ufficio istruzione erano infondate. Questi, però, disse loro che dovevano restituire le carte in quanto non c’entravano con le loro indagini. I giudici, timorosi che i Servizi Segreti volessero riprendersi le carte, le fotocopiarono e le inserirono in un fascicolo pieno di atti relativi ad altre indagini per terrorismo.
Al momento della scoperta delle carte della P2, il presidente della Repubblica era Sandro Pertini e i giudici istruttori pensarono di contattarlo, vista la serietà della situazione. Finiranno per parlare invece con il presidente del Consiglio dei Ministri Arnaldo Forlani, perché più semplice da contattare. Prenderanno appuntamento per il 25 marzo e giungeranno a Palazzo Madama come d’accordo, aspettando per ore, per poi scoprire che Forlani li aspettava a Palazzo Chigi. Capiranno, quindi, che il presidente stava temporeggiando per capire come affrontare la gravità della situazione. Arrivati a Palazzo Chigi, verrà ad aprire il prefetto Semprini, appartenente alla P2 (in questa situazione si può vedere come la loggia fosse penetrata veramente a fondo nelle istituzioni italiane) che li accompagnerà da Forlani. Inizialmente questi apparirà imbarazzato e titubante nel credere alle informazioni. Colombo e Turone riusciranno, però, a convincerlo e in un successivo incontro scopriranno la creazione della Commissione dei Tre Saggi incaricati di verificare se la P2 fosse un’associazione segreta, vietata in quanto tale.
Nei pochi mesi durante i quali le carte si trovavano a Milano, si cercò di renderle inattendibili e di screditare i magistrati. Ne è un esempio l’arresto di Maria Grazia Gelli (una delle figlie di Gelli), il 4 luglio 1981, per possesso di materiale diffamatorio nei confronti della Magistratura: questo era stato trovato in una borsa a doppio fondo insieme ad un piano di rinascita della P2. In tutto questo, la procura della Repubblica di Roma stava lavorando in modo che il materiale significativo sparisse e allo stesso tempo la Corte di Cassazione stava decidendo se ad investigare doveva essere, al posto di Milano, l’ufficio istruzione di Roma. Quest’ultimo, infatti, sosteneva la propria competenza territoriale su quanto sequestrato a Castiglion Fibocchi il 17 marzo 1981. Alla fine, le carte andranno a Roma e i giudici romani si accontenteranno di archiviare il caso.
Progressivamente, si verrà a conoscenza delle indagini sulla P2 e i giornali si interesseranno al contenuto dei documenti. Così il 21 maggio 1981 verranno pubblicate le liste sui giornali e verranno prese delle iniziative parlamentari, tra cui la costituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2. Questa verrà affidata a Tina Anselmi, che lavorerà per portare all’attenzione dell’opinione pubblica materiale sull’intera questione: grazie a ciò noi oggi conosciamo questi avvenimenti. Alla fine del processo, la P2 verrà sciolta e ci sarà una sentenza per i colpevoli che li assolverà. Eppure, chiusa questa indagine, il medesimo schema della P2 si ripeterà nel 1984 durante delle investigazioni riguardo a fondi neri nell’ambito del gruppo IRI, che in quegli anni era impegnato nella costruzione delle autostrade. Le carte, proprio come con la loggia, andranno a Milano e successivamente a Roma, dove gli imputati verranno assolti.
Nel podcast viene messo in evidenza come l’intervento della politica nella magistratura può compromettere in qualche modo l’andamento dei processi: la forte pressione delle personalità politiche può costringere i magistrati a tirarsi indietro, nonostante i due poteri siano per legge separati. La capacità della politica di esercitare pressione, in questi casi, aumenta se i processi sono vicini alle sedi istituzionali più elevate, in quanto ci sono maggiori probabilità di venire a conoscenza di notizie che possono allertare i personaggi coinvolti, i quali potrebbero muovere le pedine a loro favore. Questo processo ha messo in luce come le logge massoniche illegali riescano a coinvolgere ed inglobare persone di vari ambiti sociali e lavorativi e come conseguentemente il loro potere possa crescere, coinvolgendo potenzialmente diversi centri di potere.
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