di Stella Simonin

La ricerca scientifica è in continua evoluzione, si sa. I satelliti in cielo sono sempre di più ma ci pensate mai a quanti ce ne saranno nel 2060, per esempio? Ci pensate a cosa potrebbe succedere se ce ne fossero troppi? Queste sono le domande che si pone l’astrofisico Roberto Trotta che cerca di dare delle risposte nello spettacolo video-teatrale LIBRA, organizzato in collaborazione con la SISSA di Trieste e con la partecipazione di Carlo Rovelli, Piergiorgio Odifreddi e Ed Krupp. Lo spettacolo si è svolto il 29 e 30 giugno al castello di Miramare, incantando il pubblico con ologrammi e proiezioni sulle antiche mura del castello, capaci di trasportare gli spettatori in una metropoli del futuro, cullati anche dal suono delle onde del mare, che rendeva il tutto ancora più suggestivo

         

E’ cominciato con la presentazione di Roberto Trotta, che spiegava cos’è l’inquinamento satellitare. Dal lancio del primo satellite, Sputnik, nel 1957, fino ad oggi ne sono stati lanciati circa seimila. Solo negli ultimi due anni, un’unica compagnia privata americana ne ha mandati in orbita ben duemila e si propone di arrivare fino ai trentamila satelliti artificiali entro i prossimi anni. Questi satelliti vengono lanciati nell’orbita bassa terrestre a una distanza tra i 250 e i 500 km da terra. Una volta in orbita riflettono i raggi solari, soprattutto all’alba e al tramonto, e appaiono come tanti puntini luminosi, che con le loro scie rovinano l’immagine del cosmo sia agli astronomi che cercano di studiarlo sia a noi. Quando, nel 2030, raggiungeremo il numero di 100.000 satelliti in orbita, saranno visibili più loro che le stelle. Lo scopo di questi satelliti è rendere Internet sempre più veloce e accessibile in tutti i luoghi della superficie terrestre. Il proliferare di essi, oltre al danno visivo, potrà causare un rischio molto elevato per tutti i futuri lanci nello spazio, a causa dell’effetto Kessler. Questo fenomeno, già teorizzato nel 1978 dall’astronomo Donald J. Kessler, secondo cui un satellite che ne urta un altro in movimento alla velocità di 27.000 km/s, causerà una serie di detriti che proseguiranno alla stessa velocità, andando a urtare anche altri satelliti in un effetto a cascata. Dopo la distruzione delle foreste e l’inquinamento degli oceani, lo spazio è diventato l’ultima frontiera della lotta ambientale.

Lo spettacolo teatrale rappresenta, dunque, un non lontano futuro in cui il cielo è oscurato dai satelliti. Il protagonista, il commerciale Virgil, che lavora per una compagnia di satelliti, insieme alla figlia adolescente e un assistente virtuale scopre misteriosi fotogrammi nelle pubblicità, che sembrano collegati a una strana sindrome collettiva di cui soffre anche la moglie. Lo spettacolo inoltre affronta il tema di come alcuni aspetti di Internet stiano influenzando la nostra vita quotidiana, ad esempio i social media e gli acquisti online ma anche lo smart-working che consentirebbe di confrontarsi coi colleghi in ogni momento. In una videochiamata di Virgil, appare anche il fisico Carlo Rovelli, che ha partecipato alla realizzazione del progetto.

Per circa un’ora siamo stati rapiti e coinvolti da questa storia che, grazie anche alla bravura degli attori, ci ha trasportati nel futuro e messi di fronte ad un aspetto che non avevamo mai davvero considerato come un rischio reale e prossimo, se non interveniamo in tempo.