GIACOMO PEDINI RACCONTA IL FESTIVAL DELLA MITTELEUROPA

di Alice Sebastianutto e Valentina Segatti

“Gli eventi non sono imprevisti in quanto tali, ma lo sono perché vengono percepiti in questo modo”. Così Giacomo Pedini, il direttore artistico di Mittelfest, racconta alla redazione il tema del festival di quest’anno.
Mittelfest è un festival di spettacolo dal vivo che si svolge a Cividale dal 22 al 31 luglio. Possiede due peculiarità: un tema che funge da filo conduttore tra i diversi eventi promossi dal festival, che quest’anno è appunto “imprevisti”, e il rimando al concetto di Mitteleuropa. Quest’ultimo è un concetto mobile, che inizia via via a emergere in Italia nella seconda metà del Novecento, quando, in un continente diviso tra est e ovest, inizia a nascere un sentimento di nostalgia: si sente la mancanza  di un’epoca in cui il centro Europa è stato un intreccio di diverse culture e lingue, sotto l’egemonia dell’Impero asburgico. Il periodo mitico rimase impresso nell’immaginario comune come un momento d’oro in cui le differenze linguistiche e culturali venivano superate. Dopo il 1989, con la caduta del muro di Berlino, il tema delle millenarie relazioni tra le culture d’Europa è tornato ad essere qualcosa di tangibile. Un evento imprevisto, la fine del blocco sovietico, ha mutato in un attimo le cose.
D’altronde, gli imprevisti caratterizzano ogni momento della nostra vita e sono proprio questi eventi non prevedibili che cambiano il corso degli eventi.
“La storia si può riassumere in una somma di errori e in un intreccio di casualità e distrazione“ afferma Pedini, che racconta come persino l’inizio della prima Guerra Mondiale sia stato causato dal susseguirsi di imprevisti.
La morte dell’arciduca Francesco Ferdinando si sarebbe infatti potuta evitare, poiché  si erano già verificati anticipazioni di attentati: lo stesso 28 giugno, giorno dell’assassinio a Sarajevo, gli attentatori avevano cercato di sferrare vari colpi, che però non erano andati in porto. Tali episodi avevano spinto l’arciduca e il suo seguito a cambiare i propri programmi e il tragitto da seguire. La variazione di quest’ultimo, però, non è stata riferita all’autista, che, inconsapevolmente, ha condotto l’erede al trono Ferdinando e la moglie Sofia incontro alla morte.
Sembra quasi una barzelletta, non fosse una tragedia: il primo conflitto mondiale è nato dalla sbadatezza di alcuni e dalla superficialità di altri.
Pedini racconta gli imprevisti anche da un punto di vista scientifico: la nostra mente si aspetta di vedere qualcosa e, in base alle sue previsioni, invia determinati segnali agli occhi. Il nostro cervello per abitudine prefigura ciò che dovrà accadere o vedere. Gli imprevisti sono quindi tutti quegli elementi che la nostra mente percepisce come estranei a ciò che prevedeva. Gli avvenimenti inattesi fanno parte della quotidianità e l’incapacità di prevederli rappresenta la più grande sfida dell’uomo, che da sempre cerca di avere un controllo totale della propria vita.
L’impossibilità di conoscere gli imprevisti, ma la necessità di adattarsi a essi possono anche essere raccontati attraverso uno spettacolo. Quest’anno, infatti, Mittelyoung, il festival under 30 della Mitteleuropa, propone, per esempio, lo spettacolo teatrale Since my house burned down I now own a better view of the rising moon e lo spettacolo di danza 107 ways to deal with pressure, che affrontano in modo diverso il tema del festival.
Gli imprevisti possono capitare anche durante una carriera lavorativa. Pedini lo racconta con un sorriso accennato: essere un artista è un lavoro che non fa per tutti; sta alle possibilità e alle capacità di ciascuno afferrare tutto ciò che gli capita tra le mani, perché un artista deve sempre sapersi reinventare e, soprattutto, deve essere in grado di gestire gli imprevisti che si verificano durante la sua carriera. Questa professione, purtroppo, è un lavoro meno stabile, poiché il flusso delle entrate è discontinuo e dipende da diversi fattori.
A Pedini però piace il rischio, perché ama il suo lavoro: tutti i sacrifici, le poche ore di sonno da pendolare, gli studi che doveva conciliare con il lavoro e i lavori sottopagati per fare esperienza sono valsi la pena per arrivare dov’è adesso.
Racconta con rammarico anche gli ultimi anni, che sono stati per gli artisti un muro invalicabile tra loro e la loro arte in pubblico. Lui, per fortuna, aveva già deciso di prendersi una pausa dall’arte dal vivo, concedendosi un anno sabbatico per dedicarsi alla scrittura del suo libro: grazie a questo l’imprevisto della pandemia non ha avuto conseguenze così impattanti sulla sua carriera.