di Margherita Groppo

La parola femminismo può essere fuorviante e far pensare che sia soltanto qualcosa che si riferisca alle donne, che oggi lottano per rompere il soffitto di cristallo che nelle società occidentali incombe sulla loro testa. Spesso viene anche frainteso: molti pensano che le femministe siano donne “arrabbiate” che vogliono imporsi sugli uomini, convinte della loro superiorità.

In realtà, il femminismo è il movimento nato per rivendicare l’uguaglianza di genere, per raggiungere la parità economica, giuridica, politica e sociale tra uomini e donne, abolendo gli stereotipi legati al sesso.

Il femminismo quindi riguarda tutti, perché il patriarcato non solo sottomette le donne, ma costringe gli uomini ad adempiere a dei ruoli che la società ha attribuito loro, sebbene li metta in una posizione privilegiata rispetto a tutti gli altri gruppi sociali. Il femminismo, quindi, è libertà: può eliminare etichette e obblighi che opprimono e limitano l’individualità e l’espressione di ognuno.

Nella visione odierna, sull’uomo incombono stereotipi come il fatto che debba essere sempre forte, deciso e coraggioso. I familiari contano soprattutto sul suo lavoro, sulla sua capacità di gestire i problemi sempre con freddezza ed efficacia. In casa, deve svolgere i lavori manuali e più faticosi. Le lacrime non gli sono permesse: ragazzi, quante volte vi hanno detto smettila di piangere, non fare la femminuccia?

Queste sono aspettative che la società fa pesare sui ragazzi, che non possono manifestarsi deboli e sensibili, non possono vestire, parlare o fare cose che sono etichettate come femminili, e non appena lo fanno vengono presi in giro dagli amici: ma sei gay?!

Il femminismo è libertà: i bambini giocano con le bambole, gli adolescenti si mettono l’eyeliner e in ufficio gli uomini indossano le gonne. Harry Styles l’ha detto: “I find myself looking at women’s clothes, thinking they’re amazing”, il cantante è il primo uomo apparso sulla copertina di Vogue, fotografato con giacca e abito lungo Gucci. Non è quindi un sistema oppressivo quello patriarcale che non permette a tutti di indossare e fare ciò che si vuole?

Le aspettative a cui i ragazzi devono sottostare definiscono anche il ruolo e l’atteggiamento che devono avere in una relazione. Pensano che, in quanto uomini, debbano sempre essere più simpatici, più intelligenti, più romantici, più forti del partner. E se incontrano qualcuno che in qualche modo si avvicina realmente a questi ideali più di loro, si sentono insicuri e inadeguati, si convincono che l’altro è patetico, noioso, bisognoso, soffocante. Quando invece la verità è che anche per gli uomini va bene imparare da un altro, va bene essere intrattenuto, va bene essere amato e protetto. Tutto ciò non elimina la loro mascolinità ma aumenta la loro felicità e il loro benessere, liberandoli da imposizioni e obblighi.

La definizione di mascolinità è tossica. Impone ai ragazzi che per esprimere il loro sesso debbano essere forti, non possano mai essere vulnerabili o avere paura. Devono nascondere il loro vero essere per dimostrarsi come la società vuole che siano. Ed ecco che, più un uomo deve provare la sua mascolinità, più il suo ego comincia a sgretolarsi.

Per questo insegniamo alle ragazze che non possono competere con gli uomini, che non possono guadagnare più dei loro mariti, perché altrimenti distruggerebbero il loro fragile ego. Le ragazze non possono dimostrarsi in pubblico più forti dei loro compagni perché si pensa che il successo di una donna possa in qualche modo sminuire il semplice essere uomo del suo compagno.

Le donne devono sopportare un peso enorme. Gli uomini pure. Ecco perché il femminismo serve a tutti: è libertà.

Sitografia