di Valentina Segatti

“Yesterday is history, tomorrow is a mystery, but today is a gift”

Il tempo viene diviso convenzionalmente in tre periodi: passato, presente e futuro. Le lancette dell’orologio girano e il nostro presente continua a diventare passato, il nostro futuro il presente. È quasi un circolo vizioso, io che cerco di prevedere il futuro ripensando al passato, dimenticandomi che facendo ciò mi perdo il presente. Ma d’altronde cosa fare? La voglia di aver sempre ciò che manca, l’incapacità di accontentarsi appartiene all’uomo dall’inizio dei tempi, ed è grazie ad essa se adesso siamo così. Eppure è stancante rincorrere un traguardo che si muove più veloce di noi, prima o poi ci tocca fermarci per riprendere fiato, guardare la nostra vita da spettatori, non più da protagonisti. Non so voi, ma la sera per me è quasi come un posto in platea in cui mi siedo e ripenso a ciò che è successo, a ciò che avrei voluto accadesse durante il giorno e tutte le volte mi rimane una sensazione di frustrazione e pentimento che mi fa guardare il passato con rammarico. Ci dicono sempre di lasciare al passato ciò che gli appartiene, ma allo stesso tempo dobbiamo saper imparare dagli eventi trascorsi, “Historia magistra vitae”. Il passato è un’ancora nella nostra esistenza che non ci lascia andare avanti, è il protagonista della nostra storia. Chi siamo, cosa facciamo è determinato da un avvenimento che magari neanche ricordiamo data la fragilità della memoria umana. Trovo ironico che la nostra unica certezza sia così in bilico sul dimenticatoio. A un certo punto però bisogna accettare ciò che è stato, prendere i bagagli pieni di insegnamenti e bei ricordi, e ripartire sulla propria strada, solo per non pentirsi un domani di essersi fermati.

 Il futuro mi pare una tela bianca piena di cancellature in cui pianifichiamo tutto sulla base di niente, cercando disperatamente un appiglio. È solo un bel sogno, pieno di speranze e desideri, eppure col tempo avrei dovuto capire che bisogna mantenere un minimo di distanza dai sogni, poiché si tramutano troppo spesso in illusioni. In fin dei conti però siamo noi gli artisti della nostra tela e ciò ci rende responsabili del nostro destino, che tuttavia viene imprevedibilmente modificato dagli altri. 

Pessimismo a parte, considero il tempo come il nostro più grande tesoro, e in quanto tale non dobbiamo sprecarlo. Credo ci sia un momento giusto per tutto e aspetto il mio “kairos”, il momento in cui succederà qualcosa di speciale.