Di Pierluigi Maranzana

Bentornati nella rubrica di cinema del nostro giornalino. Oggi episodio speciale, visto che non tratterò solo di un film, ma di due. Al centro di questo pezzo, infatti, ci saranno due delle pellicole più discusse degli ultimi anni: i primi due capitoli dell’epopea fantascientifica, diretti da Denis Villeneuve e tratti dai romanzi di Frank Herbert.

Oggi dunque si parla di Dune.

A suo tempo ignorai il primo capitolo per una molteplicità di motivi (sia per la mia giovane età, sia perché  non ero ancora appassionato di cinema) riuscendo a recuperarlo in occasione dell’uscita del secondo. Il 28 febbraio scorso al cinema Visionario sono stati infatti proposti entrambi, uno di seguito all’altro. Un’esperienza incredibile (visto che sono entrato al cinema alle 17.15 ed uscito alle 23.30) che è riuscita a valorizzare ancora di più le pellicole. Visto che parlerò di entrambi i capitoli, nell’articolo saranno presenti spoiler del primo film.

Dune (2021)

10.196: pianeta natale della casata Atreides, Caladan, il figlio del duca Leto, Paul Atreides (Timothée Chalamet) viene svegliato, per l’ennesima volta, da incubi raffiguranti una guerra santa in suo nome. Intanto, la famiglia sta ottenendo un grande successo politico: l’imperatore ha assegnato alla famiglia Atreides l’amministrazione del pianeta Arrakis. Nonostante il paesaggio completamente desertico e il clima invivibile (infatti è abitato solo dai Fremen, popolazione locale, e dagli imponenti vermi delle sabbie),è il pianeta più importante di tutta la galassia: su esso, infatti, viene prodotta una preziosissima spezia, il melange, che è cruciale nel tracciamento delle rotte spaziali e allunga la vita dando effetti psicotici. La famiglia si trasferisce sul pianeta, dove Paul inizierà ad appassionarsi sempre di più dei Fremen, popolo che, oltre abitare Arrakis, abita anche i sogni del ragazzo. Il loro soggiorno viene però scosso dall’attacco degli Harkonnen (famiglia avversaria dei protagonisti) che, aiutati dalle legioni imperiali, arrivano sul pianeta per rimposersarsene. Il nostro protagonista e la madre (adepta della setta delle Bene Gesserit) verranno catapultati nel deserto, dove incontreranno una tribù di Fremen che iniziano a lodare il ragazzo come il loro messia: il Lisan al gaib.

Con il loro incontro con i selvaggi finisce il primo film. Durante i 155 minuti della visione siamo catapultati in un mondo completamente nuovo, narrato magistralmente dalla telecamera del regista Denis Villeneuve. La storia è avvincente e intrigante ma dal ritmo molto altalenante. Questo primo capitolo ha principalmente il ruolo introduttivo al complesso e ampio universo dei romanzi di Herbert e questo aspetto si nota molto, infatti i momenti di azione sono veramente pochi, anche se di impatto considerevole (come la battaglia su Arrakis che mi ha fatto provare emozioni paragonabili a quelle dei combattimenti del Signore degli Anelli) rispetto alle sequenze più discorsive, in cui ci vengono narrati gli aspetti che regolano il mondo in cui i personaggi si muovono. Dune è un film che lascia un po’ l’amaro in bocca, visto il finale troncato (tramite la tecnica del Cliffhanger). Questa sensazione di vuoto che si prova all’uscita dalla sala è dovuta principalmente alla maestosità  della pellicola: inquadrature ed ambientazioni incredibili (basti pensare a come il regista ha messo sullo schermo il desertico mondo di Arrakis ed i suoi abitanti), per non parlare delle musiche (curate da Hans Zimmer che vincerà pure l’oscar per il suo contributo). Anche le interpretazioni attoriali sono degne di nota: spicca quella di Timothée Chalamet, che riesce a dare a Paul il taglio di antieroe (connotazione che abbraccerà pienamente  nel secondo capitolo) presente negli scritti originali. Anche i personaggi secondari dal punto di vista attoriale non sfigurano (esempio più lampante Jason Momoa nel ruolo del burbero Duncan Idaho). I personaggi, però, dal punto di vista della caratterizzazione, sono deboli e poco approfonditi, infatti durante la visione non sono riuscito ad affezionarmi a nessun personaggio,principalmente a causa del loro numero esorbitante. Un film che da solo è claudicante: una pellicola che vuole essere introduttiva ma che non riesce a spiegarci a pieno tutti gli aspetti di questo vastissimo mondo (come il ruolo delle Bene Gesserit, oppure l’importanza della spezia e gli eventi importanti avvenuti prima della nostra storia). Il primo capitolo della saga è come un buonissimo antipasto, un buonissimo crostino al prosciutto, che precede un primo piatto che dovrai aspettare 3 ore per gustare.

Dune: Parte due (2024)

Eccoci: finalmente dopo 3 ore puoi gustarti quel primo piatto.

Per questo secondo capitolo è molto difficile parlare della trama incappare in spoiler. L’unica cosa che posso dirvi è che la pellicola narra il percorso di Paul all’interno dei Fremen e tutti gli eventi collegati a questo suo viaggio.

Villeneuve riesce a portare sullo schermo un secondo capitolo che riesce colmare le lacune del precedente (pur con qualche sbavatura). La storia è molto più avvincente e le sequenze d’azione sono molto più frequenti rispetto alla precedente pellicola. I personaggi si sviluppano in modo maggiore: Paul passa da essere un semplice ed innocuo aristocratico ad uno spietato guerriero, diventando sempre di più l’antieroe che è nei testi originali; per non parlare di Chani (interpretata da una Zendaya che ho trovato molto azzeccata), Fremen e compagna di Paul, che da personaggio marginale della pellicola 2021, trova moltissimo spazio in quella del 2024. Inoltre, tramite il personaggio interpretato da Zendaya, (trasposta in modo diverso e, secondo me migliore, rispetto a quella degli scritti originali) il regista vuole far passare un messaggio di critica agli assolutismi religiosi che annebbiano le menti del popolo. Anche la loro relazione amorosa muta prendendo pieghe inaspettate. Reputo questo secondo capitolo è decisamente migliore rispetto al primo, ma ancora molto incompleto: penso che un film debba reggersi in piedi da solo e non dipendere così fortemente da un altro. Non dico che le pellicole in più parti non debbano esistere, ma solo che non siano serie TV trasportate sul grande schermo: perché è questo l’effetto che, secondo me, è stato ottenuto, volutamente o no, con questa saga. Il film è epico a livelli altissimi, con scene, accompagnate sempre dalle musiche di un Hans Zimmer in stato di grazia, da pelle d’oca. Peccato per il finale, secondo me troppo accelerato. In sala ho pensato: “cavolo, finisce qui la saga quindi” per poi restare visibilmente sorpreso e, in qualche modo, deluso da un altro Cliffhanger finale. Il film dal punto di vista delle ambientazioni e degli effetti speciali resta al livello del primo capitolo (quindi altissimo). Nota di merito ai costumisti che sono riusciti a rendere in modo incredibile l’esercito Fremen e quello imperiale. Il film, nonostante il maggiore minutaggio rispetto al precedente (che comunque non era pensante), riesce a essere molto più scorrevole.

Conclusioni finali

Dune e Dune: parte due sono due film da vedere assolutamente per vivere un’esperienza di intrattenimento incredibile. Per goderne al meglio, secondo me sono da vedere di seguito, Infatti per tornare al paragone culinario precedente: all’arrivo, dopo tre lunghe ore, del primo piatto ti sarai dimenticato di quanto era buono l’antipasto. Il problema dei film in più capitoli, sviluppati come Dune, è proprio questo: l’attesa tra un capitolo ed un altro è troppo lunga (visti gli enormi tempi di produzione che servono per realizzarli) per concludere un film senza un vero e proprio finale.

Due pellicole che sono convinto diventeranno un cult del genere.

Due pellicole che ho adorato nonostante i difetti, visti gli incredibili sentimenti espressi dalla pellicola e la magnificenza visiva.

Due pellicole che quindi consiglio a tutti. A rileggerci