di Stella Morandini

I Red Hot Chili Peppers sono una band statunitense che spopolò negli anni ‘80 e ‘90 in tutti gli Stati Uniti, non solo riuscendo a raggiungere cifre da capogiro e vendendo oltre 100 milioni di dischi, ma anche arrivando per un gran numero di volte primi nella classifica Alternative AirPlay.
Nel 2012 furono anche inseriti nella Rock and Roll Walk Hall of Fame, mentre dal 2022 fanno parte della Hollywood Walk of Fame.
Il gruppo prese vita a Los Angeles da tre ragazzi della Fairfax High School!, il bassista Flea, il cantante Anthony Kiedis e il chitarrista Hillel Slovak; a completare la band all’inizio della carriera ci fu anche Jack Irons.
La loro storia non fu però solo segnata dalla fama, ma anche e soprattutto da continui abbandoni e da dipendenze come ad esempio nel caso di Frusciante, uno dei membri più discussi della band, che entrò nella band a 18 anni nel 1988, per poi lasciarla una prima volta nel 1992 per problemi di dipendenza dall’eroina ma che dopo una carriera da solista tornò nuovamente nel gruppo nel 1998 e lo ri-abbandonò nel 2009  per poi tornare definitivamente nel 2019.

Nel 1994 persino Enrico Brizzi si ispirò a lui per il titolo del suo romanzo “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, divenuto poi anche un film nel 1996, dove l’uscita inaspettata e coraggiosa del chitarrista  proprio nel momento in cui la band era all’apice della carriera diventa una  metafora. La decisione di abbandonare i compagni in tour diventò successivamente simbolo del lanciarsi oltre le convenzioni e le aspettative sociali, anche se Frusciante dichiarò di aver preso questa decisione solo per sfuggire alla fama  e poiché era esacerbato nei rapporti con gli altri componenti della band.
Nella carriera della band non furono soltanto i membri a cambiare ma perfino lo stile della loro musica, come se ogni nuovo membro introducesse un diverso stile musicale. Senz’ombra di dubbio gli stili principali erano il Funk e il Rock in tutte le loro declinazioni, con influssi metal, hip hop e rap.
D’altronde, Flea è convinto che la musica rappresenti un regno superiore e che quindi non sia possibile ricondurla ai generi o alle categorie che noi le attribuiamo; per lui tutta la musica è degna di essere ascoltata ed è tutta veicolo di quella che lui definisce “magia”.
Il bassista del gruppo dichiarò anche che la musica ha un’anima, non è semplice ritmo o semplice armonia, ma è un’arte che deve essere in grado di trasmettere emozioni.

L’ASCESA
Nel 1983 i tre fondatori della band salirono sul palco di un locale californiano con il nome di Tony Flow and the Miraculously Majestic Masters of Mayhem. Dopo questa prima performance cambiarono nome in Red Hot Chili Peppers, che in italiano significa letteralmente “peperoncini rossi piccanti”, suggerito da Flea e inspirato ad un vecchio soprannome che Jack Irons (il batterista) aveva dato al gruppo anni prima.
Le loro esibizioni nel club californiano attirarono talmente tanta attenzione da riempire il locale: iniziò così l’ascesa.

Nel 1984 fecero uscire il loro primo album The Red Hot Chili Peppers, considerato uno dei primi album funk metal e funk rock della storia. Di certo erano considerati dei rivoluzionari un po’ irriverenti e fuori dagli schemi, ma questo rappresenta il loro stile: energico e stravagante, con performance movimentate in cui spesso si esibiscono senza maglietta o addirittura posano in mutande, come per la copertina del loro quarto album Mother’s Milk.
Con il loro secondo album Freaky Styley ampliarono il loro successo, avviando una breve tournée negli Stati Uniti e riuscendo a conquistare due date nel vecchio continente, in Germania e Inghilterra. Da questo momento in poi per la band inizieranno i problemi con le droghe, trappola a cui moltissimi personaggi famosi cedono, forse per cercare di alleggerire il peso della fama o forse per enfatizzarlo.
Questi problemi portarono all’allontanamento temporaneo di Anthony, che tornò una volta disintossicato. Ma sfortunatamente gli abusi non abbandonarono i Red Hot, che l’anno dopo l’uscita del loro terzo album The Uplift Moto Party Plan, persero Slovak, uno dei loro componenti, per overdose.
Nel loro successivo album Mother’s Milk del 1989, inserirono una canzone intitolata Knock me down dedicata a Slovak, che parla dei problemi con la droga del cantante; una strofa cantata da Kiedis recita proprio: “Se mi vedi in delirio / Se mi vedi intossicato / Stendimi”.
Nel 1999 pubblicarono l’album Californication, in cui sono contenuti moltissimi dei singoli di maggior successo della band, tra cui l’omonima canzone che secondo alcuni sembrerebbe una predizione del futuro, il testo recita infatti:
“Psychic spies from China try to steal your mind’s elation,
and little girls from Sweden dream of silver screen quotation”
Tradotto letteralmente: “spie cinesi che cercano di entrare nella tua mente (facendo un riferimento ai frequenti attacchi hacker provenienti dalla Cina) e giovani ragazze svedesi che sognano di diventare famose” (che sembra, secondo alcuni, far riferimento all’attivista svedese Greta Thunberg, diventata poi famosa a soli 16 anni in tutto il mondo).
Ad oggi i Red Hot sono tra le band più amate e rispettate in assoluto grazie alla loro musica innovativa, le loro performance folgoranti e il loro impegno sociale, elementi che li hanno contraddistinti per numerosi decenni nel panorama artistico mondiale, e infine, come è stato per me, continuano ad ispirare e influenzare generazioni di appassionati di musica in tutto il mondo.