di Marcello Rossi
L’economista professore di UniUD Paolo Ermano ci mette di fronte alla realtà: «Non possiamo avere soldi per tutti: è arrivato il momento di scegliere per chi indebitarci».
I numeri sono la fotografia della situazione economica che stiamo vivendo e di quella di cui saremo testimoni a breve. E a oggi, 25 aprile 2020, i numeri inchiodano l’Italia a un futuro poco rassicurante: il deficit per il 2020 registrato nel Def (il documento all’interno del quale vengono messe per iscritto tutte le politiche economiche e finanziarie selezionate dal Governo) si attesta al 10,4% (doveva essere 2,2%) e al 5,8% per l’anno prossimo, il debito pubblico al 155,7% (era all’incirca al 132% a gennaio).
Deve esserci chiaro che questo scostamento di bilancio, per quanto essenziale, ricadrà solamente sulle spalle di noi giovani. Il debito che stiamo creando dovrà essere ripagato: di fronte alle difficoltà degli Stati più deboli, la BCE è ricorsa al quantitative easing, che ha distribuito fiumi di denaro nelle casse pubbliche mantenendo bassi i tassi d’interesse. Ma questa politica, che di fatto rappresenta un’alterazione a fini benefici del mercato, non potrà durare in eterno.
Paolo Ermano, professore di economia dell’Università degli Studi di Udine, è stato molto chiaro su questo aspetto durante l’incontro con la redazione dell’Intrepido lo scorso 30 marzo. E ha dedicato la sua analisi a un aspetto che, in mezzo alla marea di notizie di questo periodo, viene spesso dimenticato: come vengano spese le risorse prese dal debito.
Perché com’è chiara la necessità di reinvestire nel modo più rapido possibile una parte di questo fondo di liquidità per aiutare imprese e cittadini in difficoltà, è altrettanto vero che le nostre disponibilità non sono illimitate e le risorse vanno investite in modo mirato per costruire la ripartenza. Ed è su quest’ultimo punto che il Ermano accende la discussione: «Uno dei motivi per cui in Italia, secondo me, c’è molto debito pubblico, è che i governi non scelgono da che parte stare. Pur di non farlo, accontentano tutti indebitandosi. Fare debito non è sbagliato in sé: ma abbiamo visto che il ragionamento per cui se abbiamo due idee le scegliamo entrambe non funziona. Bisogna fare delle scelte in base alle loro conseguenze. Il destino ci ha messo in mano un’occasione per non continuare a fare come prima. Altrimenti tra 3 mesi, 1 anno o 2 anni ci ritroveremo nella stessa situazione. Non sarà il virus, sarà un’altra fonte di incertezza. È arrivato il momento di scegliere: se dobbiamo fare debito, lo dobbiamo fare per chi ne ha veramente bisogno o lo merita: non possiamo avere soldi per tutti. In questo momento storico qualcuno dovrà farsi male: cerchiamo di aiutare chi è più debole e chi offre più garanzie di sviluppo per il futuro (hi-tech, per esempio).»
Seguendo il ragionamento del professore, il momento storico che stiamo vivendo ci offre un’opportunità. È arrivato il momento di scegliere chi aiutare, di pensare quali tipologie di aziende abbiano maggiori possibilità di sopravvivere e crescere nel futuro.
Noi giovani dobbiamo far sentire la nostra voce: è ora o mai più. Possiamo fare in modo che la ripartenza dia un impulso alla Green Economy, per esempio, oppure che le risorse vengano distribuite in modo uniforme a più aziende possibili, senza una nuova logica mirata ad aiutare determinati settori. Ma, facendo questo, deve essere chiaro che l’indebitamento non porterà un vero aiuto alle aziende realmente in crisi e che offrirebbero più garanzie di sviluppo per il futuro. Il professor Ermano, su questo punto, è stato molto chiaro: «Non abbiamo le risorse per aiutare tutti».
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