di Desiree Saccavini
Ti voglio bene. Quante volte avete sentito questa espressione? Di certo più delle volte in cui avete sentito dire “ti amo”. Non mi sorprende. Ti voglio bene ve l’avrà detto sicuramente un amico o un’amica anche se vi conosceva relativamente da poco tempo, ma è stato sincero nel dirvelo? Potreste dirmi benissimo di no, magari perché poi vi ha fatto stare male, vi ha abbandonato o vi ha tradito, ma a quel punto vi assicuro che non vi voleva bene, forse solamente non sapeva cosa significasse veramente ciò che vi ha detto. D’altronde “ti voglio bene” si dice così tante volte ed a così tante persone diverse che poi, alla fine, credo abbia perso il suo valore e la sua vera connotazione. Ecco, non è che io lo sappia meglio di tutti, ma ho provato a scrivere cosa significa per me volere bene a una persona e, rileggendo ciò che ho scritto, in certi passaggi potrei anche aver esagerato, ma mi sembra che rispecchi correttamente quello che penso a riguardo. Ora vi faccio leggere e spero che pure voi vi ritroviate almeno in una delle frasi che ho lasciato qui di seguito.
Innanzitutto “ti voglio bene” contiene il verbo “volere” che molto spesso viene utilizzato in modo negativo, dal momento che quando vogliamo una cosa significa che la pretendiamo, la esigiamo, ma si sa che l’erba “voglio” non cresce nemmeno nel giardino del re. Quindi quando vogliamo bene a una persona è facile commettere l’errore di arrogarsi il diritto di porre il proprio volere al primo posto, senza tenere minimamente conto del bene altrui.
Io ho una concezione totalmente opposta a quella appena descritta, infatti, a mio avviso, quando vuoi bene a una persona vuoi qualcosa, sì, ma questo non è altro che il suo bene; pretendi, sì, ma che sia felice con o senza di te: desideri vederla sorridere perché hai riconosciuto nel suo sorriso qualcosa di prezioso e che vale molto.
Quando vuoi bene a una persona non ti interessano gli sbagli che ha commesso perché riesci a comprenderli. Non glieli rinfacci per farla stare male, ma glieli fai notare per aprirle gli occhi. Voler bene è, per questo, anche litigare.
Quando vuoi bene a una persona molte volte conosci anche le sue debolezze, il suo passato, e non la giudichi per questo, anzi, la tratti con più cura, la fai sentire al sicuro, ti assumi la responsabilità di farla sentire giusta al momento giusto; le fai credere e la vuoi convincere che le persone buone esistono.
Quando vuoi bene a una persona non t’importa che stia sempre con te, che la incontri ogni giorno, che ti presti tutte le sue attenzioni, perché tu sai che ha bisogno dei suoi spazi come tu hai bisogno dei tuoi e, solo se vuole, allora le puoi offrire il tuo tempo e lei il suo.
Quando vuoi bene a una persona la rispetti, ci giochi, ci scherzi, la prendi in giro, ma poi la abbracci e le ricordi che tu ci sei. Voler bene significa esserci per l’altro, ma non perché lo vuoi solo tu, perché lo vuole anche lei.
Voler bene significa chiedere come stai e poi ascoltare la risposta. Voler bene è appunto ascoltare, senza commentare troppo, ma offrendo uno sguardo di supporto, una pacca di conforto, un sorriso di spensieratezza.
Voler bene è non imporre nessuna condizione, è un sentimento gratuito. Voler bene rimane, però, anche prendersi un impegno: è una promessa di accogliere l’altro nella sua interezza.
Voler bene non è pretendere, ma accettare ciò che ricevi e, se questo non ti basta, dunque te ne vai sperando che l’altra persona trovi il bene che desidera. Per voler bene bisogna essere coraggiosi, perché si è consapevoli del fatto che dall’altra parte la persona potrebbe non riconoscere il vostro bene e trattarlo come non dovrebbe mai essere trattato. Allora devi avere il coraggio di andartene ancora, ma perché le vuoi bene e sai che quello che le dai per lei non è il bene giusto.
Voler bene è offrire una spalla su cui piangere, ma non una spalla rigida e severa, bensì una che prenda la forma delle sofferenze dell’altra persona e ne assorba pure alcune se è necessario.
Voler bene è prestare attenzione, avere un occhio di riguardo per l’altro perché lo conosci e riesci a capire di cosa ha bisogno.
Voler bene non è rincorrere ma stare fermi, altrimenti si rischia di non essere più un punto di riferimento.
Ma poi, alla fine di tutto, perché si vuole bene? Beh, si vuole bene perché tra le persone si crea affinità, stima; perché vedi del buono in loro e vuoi che questo diventi sempre più grande, quindi le aiuti ad emergere. Quando coloro a cui vuoi bene raggiungono i loro obiettivi tu sei felice, perché in fondo essi coincidono con i tuoi.
Ora spero di non avervi spaventato riguardo a pronunciare l’espressione “ti voglio bene” a una persona, ma vi invito a pensarci due volte prima di farlo. E poi ditelo, urlando o sussurrando, come volete voi. Ditelo, mi raccomando, a un vostro amico, a vostra mamma, a vostro padre, a vostro fratello, a vostra sorella, al vostro compagno di classe, perché se glielo potete dire significa che siete fortunati: avete le persone giuste al vostro fianco.
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