di Carla Delle Vedove

In occasione della giornata mondiale della pace, il 21 settembre al Centro Balducci di Zugliano si è tenuto un convegno con tema la pace e i diritti umani.
L’incontro è stato rivolto agli studenti di diverse scuole di Udine, tra cui il Liceo Copernico, e ognuna ha presentato progetti sviluppati dagli allievi. Alcuni ragazzi della 5^B della nostra scuola hanno infatti presentato il video realizzato utilizzando immagini e video raccolti durante il viaggio in Sicilia. Altre scuole, invece, hanno voluto trasmettere un messaggio di pace riflettendo su temi come i diritti umani, la guerra, la fratellanza, l’integrazione, lo sfruttamento dei lavoratori.

Gli interventi più toccanti però sono state le testimonianze portate da relatori provenienti da diversi Paesi del mondo, come Stati Uniti, Messico, Siria e Afghanistan. Nonostante i loro stati di origine e le culture siano diversi, essi hanno molto in comune: si battono tutti affinché i diritti umani vengano rispettati, sia all’interno del loro Paese sia nel resto del mondo.

Questi importanti testimoni sono Nicholas Laccetti, coordinatore delle comunicazioni del Centro Kairos per le religioni, i diritti e la giustizia sociale di New York, Erika Llanos Hernandez, direttrice dell’Associazione Cauce Ciudadano e della rete messicana antimafia Red Retono, Samoa Walid dell’Associazione RAWA, Eman Nasser e Eva Ziedan, entrambe attiviste siriane.

Da fuori, tutto ci può apparire diverso da com’è in realtà. Siamo abituati a vedere ciò che ci circonda secondo il nostro punto di vista, come è normale che sia, e forse, se non ci sforziamo di comprendere a fondo le diverse situazioni, non riusciamo ad avere una visione completa della realtà.

Come è stato definito da alcuni ragazzi di una delle scuole presenti al convegno, tutti i cittadini si possono dividere in tre categorie, indipendentemente dalla loro provenienza, cultura e condizione sociale: chi si concentra soltanto sulla propria condizione, chi si interessa a ciò che succede intorno a sé e infine chi si attiva in prima persona per fare in modo che il mondo migliori. Tra questi ultimi, vi è anche Nicholas Laccetti, che ha voluto porre l’attenzione sul fatto che, nonostante gli Stati Uniti siano una delle più grandi potenze nel mondo, hanno ancora un livello di povertà eccessivamente alto: più di un quarto della popolazione è povera, moltissimi bambini vivono in famiglie con un reddito bassissimo, in molti luoghi manca ancora l’acqua pulita e non vengono rispettati i diritti fondamentali, come accade ad esempio nelle riserve indiane, ma chi detiene il potere spesso non si preoccupa di questo.

Anche l’associazione per cui lavora Erika Llanos Hernandez si batte per il rispetto dei diritti fondamentali e in particolare opera con ragazzi che provengono da situazioni difficili, in modo tale da consentire loro salute, benessere, istruzione e un ambiente in cui non ci siano discriminazioni e rischi. Lo stesso nome dell’associazione paragona con una metafora un fiume che scorre regolarmente nel suo letto ai cittadini che collaborano insieme.

Eman Nasser e Eva Ziedan, invece, sono entrambe attiviste siriane che sostengono la loro società e cooperano per la riconciliazione e la pace tra le comunità siriane a prescindere dalle appartenenze politiche. Anche se la Siria è divisa politicamente, non è detto che chi abita in una zona sia d’accordo con chi detiene il potere in quel luogo e sia contro gli altri: spesso, come accade in moltissime guerre, chi è considerato il nemico non è altro che un fratello obbligato a seguire la volontà di chi comanda. Eman Nasser ha anche condiviso una sua esperienza personale in cui ha sentito i suoi diritti venire meno, anche se per una causa comunque giusta, per motivi di sicurezza. Ha raccontato che per venire in Europa come attivista ha dovuto fare di nuovo in Siria il vaccino per la poliomielite, che solitamente viene fatto fare ai bambini: questo ha provocato disagio in lei per come è stata trattata dagli altri al momento della vaccinazione, essendo stata l’unica adulta tra tanti bambini a doverlo fare.

Samea Walid ha poi raccontato con parole molto toccanti la sua esperienza di vita in un campo profughi in cui ha dovuto rifugiarsi con la famiglia per fuggire dalla guerra. Oggi fa l’educatrice e lavorando con l’Associazione RAWA pone particolare attenzione alle donne che in Afghanistan non hanno diritti, come l’istruzione, e sono costrette a subire violenze e abusi.

Durante il convegno un gruppo di ragazzi e ragazze provenienti da altri Paesi come Nigeria, Somalia, Kosovo, dopo aver raccontato le loro storie, hanno cantato la canzone “Mio fratello che guardi il mondo”. Grazie ad alcune insegnanti, infatti, hanno intrapreso un corso per imparare l’italiano e infine sono riusciti, pur mantenendo il loro accento, a cantare la canzone ed esprimere le loro emozioni in quella lingua che sembrava così difficile, dimostrando che con impegno e forza di volontà si possono ottenere buoni risultati.

A conclusione dell’evento, come ultimo messaggio di pace, il trasferimento tra tutti gli studenti, all’esterno del Centro Balducci, di una grande bandiera arcobaleno, poi portata alla marcia per la pace da Perugia ad Assisi il 7 ottobre.