di Pietro Faè e Serena Toma 3^E
Talvolta la vita casalinga può sembrare facile, ma durante la quarantena ci rendiamo conto che guardare il mondo solo da una finestra può diventare pesante. Noi ragazzi cominciamo a sentirci non autonomi, ad esempio dipendiamo dalla persona che esce e ci porta il cibo.
Un gargouille di Notre Dame de Paris è affacciato su Cividale del Friuli a dimostrazione che le vere distanze non sono quelle misurate in chilometri, ma quelle che decidiamo di creare.
Come la statua in figura, in questo periodo ci si può sentire impotenti e distaccati da ciò che avviene al di sotto del nostro balcone e ora più che mai ci stiamo rendendo conto che siamo solo degli ospiti: il mondo va avanti da solo.
La terra è casa nostra e nessun uomo la può ricreare.
Per quanto possiamo essere convinti di poter gestire, controllare e fare tutto, stiamo, sempre di più, prendendo coscienza delle nostre fragilità e siamo costretti ad ammettere che siamo tutt’altro che indispensabili.
La natura si sta riprendendo tutto ciò che le abbiamo rubato: i fiumi, i canali sono nuovamente limpidi e il sole è tornato a splendere su città da anni coperte dall’inquinamento.
La cosa che ci resta da fare è quella di guardare in alto, verso il cielo e sognare e pensare a quello che faremo quando potremo tornare ad abbracciarci.
Questo disegno è l’emblema della situazione surreale, inusuale e felicemente malinconica che stiamo vivendo in questi giorni: “Mettiamo le mascherine anche alle statue, non si sa mai.”
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