di Pierluigi Maranzana
Cliff Burton è stato uno dei più importanti bassisti della storia e ,di sicuro, il mio musicista preferito e quello che mi ha fatto avvicinare al basso in modo più influente.
La vita: dai “Trauma” al successo mondiale
Clifford Lee Burton nasce in California il 10 febbraio 1962 e all’età di circa 6 anni si avvicina al mondo della musica iniziando a suonare il pianoforte. Nonostante il suo amore per la musica classica, che persisterà fino alla morte, all’età di 14 anni si avvicina, prima al jazz, e poi al primo heavy metal abbandonando il pianoforte e abbracciando lo studio dello strumento che lo consacrerà nell’olimpo musicale: il basso elettrico.
Spinto da una cura maniacale nei dettagli e da una forte determinazione nel migliore nello strumento inizia a migliorare a vista d’occhio studiando circa 6 ore al giorno. Inizia a militare in gruppi locali e nel 1978 firma un contratto con i propri genitori: Cliff decise che per guadagnarsi da vivere avrebbe fatto il musicista a tempo pieno. I genitori gli diedero l’alloggio, il cibo e lo mantennero ma la condizione era che Cliff in quattro anni sarebbe stato in grado di mantenersi con la musica, altrimenti avrebbe dovuto ottenere un posto di lavoro e dimenticare per sempre la professione di musicista. Cliff mantenne la sua promessa in soli due anni.
Infatti, due anni dopo nel 1980 si unisce al gruppo speed metal (un precursore del thrash metal che, la futura band di Cliff, i Metallica abbracceranno in toto) Trauma. Il gruppo era noto per le sue performance live condite da giochi pirotecnici e dagli “headbanging” di Cliff.
Nello stesso periodo i Metallica, gruppo metal rivale, aveva appena perso il bassista Ron Mcgovney e vista la fama, ormai sempre più in crescita, del nome di Burton il gruppo di recò al bar Whisky a Go Go dove i Trauma avrebbero suonato quella stessa sera. Essi rimasero stupiti dalla bravura di Burton, dal suo modo di stare sul palco ma, la cosa che stupì in modo maggiore i tre componenti del gruppo, fu il suo assolo: infatti era molto peculiare che il basso, strumento di solito relegato all’accompagnamento, eseguisse un assolo al posto della chitarra. James Hetfield, frontman dei Metallica, chiese al bassista di entrare a far parte della band ed egli subito accettò.
L’impatto di Burton nel gruppo si notò subito: egli iniziò a suonare il basso in un modo insolito producendo assoli che toccavano stili dai più disparati. Il suo stile si basava su giri di basso raffinati ma allo stesso tempo violenti che, ampiamente, utilizzavano distorsioni. Egli escludeva l’utilizzo di plettri e di bassi con un numero di corde maggiori alle quattro standard. Viste le sue conoscenze nella teoria musicale “istruì” gli altri componenti della band a suonare in modo più armonioso e “corretto” dal punto di vista musicale. Inoltre diede una nuova linfa a livello compositivo ampliando anche le conoscenze musicali introducendo agli altri membri gruppi come i Misfits (che i membri portarono sulle magliette per molto tempo), i R.E.M. e addirittura Bach, influenzarono e segnarono in modo irreversibile lo stile del gruppo. L’arrivo di Cliff modificò anche la parte testuale delle canzoni del gruppo: il neo-bassista era un appassionato di Lovecraft e cercò di trasportare lo stile cupo dello scrittore nei testi e nelle grafiche del gruppo. A questo suo implemento si può notare nelle grafiche di copertina dei tre album del “periodo Burton” dei Metallica ( la copertina dell’album d’esordio del gruppo, Kill-em all, è stata decisa da lui) e in composizioni come “The call of Ktulu” (il cui titolo ricorda quello di un libro di Lovecraft) e “The things that should not be”.
Subito dopo il suo arrivo il gruppo, che aveva “acquistato” il chitarrista Kirk Hammett, produsse il loro album d’esordio: Kill’ Em all. In questo album le composizioni più armoniche che, generalmente, si attribuiscono a Burton lasciano spazio a pezzi molto più violenti, in pieno stile, Thrash metal. Gli album successivi, Ride the Lightning e Master of Puppets, lasciano più spazio a queste composizioni ma, di questo, ne parleremo in seguito. E’ proprio Master of Puppets ( il mio preferito del gruppo) ad essere l’ultimo con il bassista: durante il tuor, europeo, di Master of Puppets il gruppo aveva appena finito di esibirsi in Svezia e si stava muovendo verso il luogo della data successiva; era il 27 settembre 1986 e, sul bus del gruppo, nei pressi della cittadina di Ljungby in Svezia Cliff e Kirk Hammett decisero di giocarsi a carte il posto migliore in cui dormire. Burton vinse e si accomodò nel posto migliore, quello vicino al finestrino. Durante la notte, l’autista, perse il controllo del bus, schiantandosi su un lato e scaraventando Cliff fuori dal finestrino per poi schiacciarlo. James Hetfield ricorda così quella notte:
«Vidi l’autobus sopra di lui. Vidi le sue gambe spuntare fuori. Crollai. L’autista, ricordo, stava tentando di dare uno strattone alla coperta posta sotto al suo corpo per usarla per le altre persone. Dissi soltanto “Non farlo, c***o!”. Volevo uccidere quell’uomo. Non so se fosse ubriaco o se fosse scivolato sul ghiaccio. Tutto quello che sapevo era che stava guidando e che Cliff non era più con noi.»
Cliff quella notte morì e, con lui, morirono i Metallica. Il gruppo si fermò per un po’, prendendo anche in considerazione l’idea di abbandonare le scene, ma, per onorare la memoria dell’amico, ripresero a suonare ingaggiando il bassista Jason Newsted. La band poco dopo pubblicò il disco”… And Justice for all” dedicandolo completamente a Cliff. Questo album raggiunge un livello di poco inferiore ai precedenti, godendo ancora di un briciolo della potenza creativa del defunto bassista. I Metallica, però, avevano perso il loro membro più importante, quello che li rendeva particolari, che li rendeva migliori. Ne Newsted ( che militò nei Metallica dal 1988 al 2001) ne l’attuale Robert Trujillo si possono avvicinare, sia a livello tecnico che compositivo, a Cliff. I Metallica iniziarono a produrre album con livello qualitativo molto inferiore di quelli del “periodo Burton”. I Metallica senza Cliff non potevano esistere
Tre brani per conoscere il musicista
Per conoscere e capire meglio la figura di Cliff Burton vi consiglio tre brani, uno per album, a cui il bassista ha dato un contributo particolare:

(Anesthesia) – Pulling Teeth:
Il brano, quinta traccia del disco d’esordio del gruppo Kill ‘Em All, ha la durata di 4:15, tutti occupati da un incredibile assolo di basso che, nella versione live (in particolare quella a Chicago del 1983), sprigiona potenza e rabbia ma, allo stesso tempo, riesce ad avere un musicalità incredibile. Il brano, quinta traccia del disco d’esordio del gruppo Kill ‘Em All, ha la durata di 4:15, tutti occupati da un incredibile assolo di basso che, nella versione live (in particolare quella a Chicago del 1983), sprigiona potenza e rabbia ma, allo stesso tempo, riesce ad avere un musicalità incredibile.
The call of ktulu:
Anche il secondo brano strumentale, ottava traccia del secondo lp del gruppo Ride the Lightning essa, al contrario della precedente, non vede il contributo del bassista prettamente dal punto di vista diverso: come già detto prima Cliff era un grande amante di Lovecraft ed, in questo brano, omaggia proprio lo scrittore a 360° cioè sia dal punto di vista tematico, riprendendo le atmosfere cupe dei suoi scritti, che dal titolo, infatti The Call of Cthulhu è proprio un libro del citato scrittore.


Orion:
Abbiamo capito che Burton dà il suo meglio nelle composizioni strumentali infatti, l’ultimo brano di cui vi parlerò è proprio una di queste: Orion. Il pezzo,dalla durata di 8:27 è la settima traccia dell’album Master of Puppets. Esso è diviso in tre principali parti. La prima si apre proprio con una sequenza di accordi eseguiti da Cliff sul suo basso distorto (questo riff verrà eseguito uguale di nuovo all’interno del brano). La secondo parte inizia a 4:00 ed ha un’atmosfera molto più calma e musicale. L’ultima fase inizia a 6:56 in cui viene ripresa la prima parte a cui viene sovrapposto un assolo di chitarra elettrica che ci accompagna fino alla fine del brano. Cliff esegue due incredibili assoli (da 1:42 a 2:12 e da 6:35 a 6:54).
A rileggerci
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