di Giulia Cuder, Ylenia Leo e Valentina Zhou
Nel mese di febbraio è giunta nella nostra città Bella, una ragazza neozelandese piena di entusiasmo e curiosità, che ha deciso di intraprendere un progetto di scambio culturale per immergersi nella vita quotidiana di uno studente italiano. E’ stata gentilmente ospitata da una famiglia che risiede nelle vicinanze di Udine e, durante la sua esperienza, ha frequentato il nostro liceo, seguendo le lezioni in diverse classi, tra cui la nostra (1G). Poco prima che facesse ritorno nel suo Paese abbiamo deciso di porle qualche domanda per scoprire di più sul suo lungo viaggio di andata e ritorno, sulla sua permanenza in Italia e sulla cultura neozelandese. Ecco cosa ci ha riferito.
Perché hai scelto proprio l’Italia per questa esperienza?
Ho scelto l’Italia in mezzo a una lunga lista di Paesi che l’agenzia di scambi mi ha offerto. Questa esperienza è stata, per certi versi, dura e anche un po’ spaventosa, soprattutto all’inizio quando non conoscevo per niente la lingua. Mi rendo conto che la mia scelta può sembrare bizzarra, perché avrei potuto decidere di soggiornare in un Paese dove si parla la mia stessa lingua (l’inglese, ndr), e invece ho selezionato come meta di questo viaggio uno stato molto lontano e culturalmente diverso dal mio. Nonostante ciò, l’Italia da sempre mi affascina e ora ne sono più innamorata di prima: se ne avessi l’occasione ripeterei sicuramente l’esperienza.
Ci parli del tuo viaggio verso l’Italia e della tua permanenza presso la tua host family?
Siamo partiti dall’aeroporto di Auckland, capitale della Nuova Zelanda, e il viaggio è durato ben 24 ore compresi gli scali a Sydney, a Dubai e a Roma. Insieme a me c’era un gruppo di circa venti ragazzi neozelandesi diretti anche loro in Italia, in zone diverse. Ho soggiornato per due mesi presso una famiglia che risiede nella periferia di Udine e ho frequentato il liceo “N. Copernico” durante tutto questo periodo, cambiando spesso classe. Ho anche avuto l’occasione di visitare molte città italiane, tra cui Roma, Ravenna, Padova, Aquileia, Trieste e infine Venezia, che mi è piaciuta più di tutte per la sua arte caratteristica e i suoi romantici canali.
Abbiamo sentito che la Nuova Zelanda conserva ancora antiche tradizioni legate a popolazioni del passato. E’ vero?
La Nuova Zelanda è una terra ricca di spazi verdi ed è alquanto isolata poiché è totalmente circondata dal mare, ma nonostante ciò sono presenti etnie e culture diverse. La maggior parte dei suoi abitanti è madrelingua inglese e discende dai colonizzatori britannici, ma circa il 15% della popolazione è costituito dai Maori, un popolo aborigeno che conserva ancora oggi le sue antiche tradizioni, compresa la lingua, che viene insegnata nelle scuole ed è lingua co-ufficiale. I Maori sono noti soprattutto per essere abili giocatori di rugby e per la loro danza tradizionale, la cosiddetta “haka”. Avete presente Maui del film “Oceania”? La Disney non l’ha ideato da zero, ma ha preso spunto da un personaggio omonimo già esistente nella cultura polinesiana: secondo un mito locale, infatti, Maui sarebbe un semidio che ha donato agli uomini il sole, il fuoco e varie isole.
Cosa puoi dirci riguardo alla tua città di origine?
Provengo da Waihi, una piccola città situata nel nord della Nuova Zelanda, che conta meno di 6000 abitanti. E’ conosciuta soprattutto per la sua spiaggia, per il suo mare cristallino e per la sua grande miniera d’oro a cielo aperto. Le città neozelandesi sono molto diverse da quelle italiane: da noi le piazze non sono considerate un luogo di ritrovo e per questo ci incontriamo nei bar, nei parchi o al centro commerciale. Sono diverse anche le case, che vengono costruite in legno proprio come in America, e le strade, infatti si guida sulla sinistra.
Come funziona il vostro sistema scolastico? Quali differenze hai notato con quello italiano?
Ci sono molte differenze tra i due sistemi scolastici: in Nuova Zelanda frequentiamo tutti la scuola elementare fino agli 11 anni e poi cominciamo il cosiddetto “college”, che costituisce una sorta di scuola superiore. A differenza dell’Italia, nel mio Paese non si può scegliere un indirizzo di studio ma è comunque possibile decidere quali lezioni seguire. In ogni caso, se le materie scelte non soddisfano le aspettative si può cambiare idea durante gli anni.
L’anno scolastico comincia a febbraio e termina a dicembre, con pause di due settimane alla fine di ogni quadrimestre. Le lezioni normalmente si tengono dal lunedì al venerdì dalle 8.45 alle 15.10, con due intervalli di mezz’ora ciascuno. Di solito la scuola offre anche un servizio mensa ma il cibo – sinceramente – non è affatto buono, quindi io come altri studenti porto sempre il pranzo al sacco da casa.
In Nuova Zelanda, inoltre, viene data molta importanza agli sport nelle scuole: è infatti possibile entrare a far parte di squadre di rugby, basket e netball e partecipare a gare e tornei.
In generale ritengo che la scuola italiana sia decisamente più difficile di quella neozelandese: vengono infatti trattate più materie e in modo più approfondito, almeno qui al liceo scientifico.
Consiglieresti questo tipo di esperienza?
Assolutamente! Consiglierei sicuramente l’esperienza dello scambio ad altre persone, sia che vogliano uscire dalla loro zona di comfort, scoprire un’altra cultura e sperimentare un nuovo stile di vita, sia che semplicemente vogliano conoscere nuove persone e fare cose che normalmente non farebbero. Se hai interesse a viaggiare o a visitare un Paese diverso dal tuo, allora sì, consiglierei sicuramente questa esperienza!
Questo è anche un modo molto efficace per fare amicizia con tante persone fantastiche. Sono grata di aver conosciuto la mia host family: siamo diventati così legati che ora so di avere una seconda famiglia e una seconda casa dall’altra parte del mondo. Nonostante alcuni momenti bui e nostalgici (che sono del tutto normali), questa è stata l’esperienza più straordinaria che avessi mai potuto desiderare e ne è valsa sicuramente la pena.
Queste sono state le parole della nostra amica Bella che ormai, terminato il suo soggiorno di vacanza-studio qua in Italia, è dovuta ritornare a casa. Siamo liete che si sia trovata bene nella nostra città e nel nostro liceo e sentiamo la sua mancanza più che mai, ma siamo fiduciose che tornerà a trovarci prima o poi. Ci teniamo a ringraziarla per quest’intervista e per i bei momenti trascorsi assieme.
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