di Michele Motta e Isabella Cossutti
Da qualche anno sono iniziate ad andare di moda le serie tv, che come dice qualcuno “rappresentano la società reale senza filtri”. E pensare che questa era la mia definizione di film….
La programmazione di decine e decine di episodi inutili, privi di ogni sorta di istruzione e anzi costruiti sulla dipendenza dello spettatore, contenenti varie forme di diseducazione, che possono variare dal sesso alla violenza fisica, non si ritrova affatto nella serie (anime) che andrò a descrivervi.
Sto parlando della famosa serie Death Note, costituita solamente da trentasette episodi di circa venti minuti ciascuno. Non vi illustrerò in particolare come è fatta o dell’altissima qualità (che peraltro non è vero), ma solamente del tema. Solo navigando su qualche sito illegale (non vorrei mai che qualcuno si offendesse perché non ha Netflix), si trovano migliaia e migliaia di serie, ed ogni giorno è sempre peggio: ragazzi che stanno incollati al televisore o allo schermo del computer, perdendo tempo, senza apprendere sostanzialmente niente, o perlomeno niente di positivo, poiché i temi solitamente trattati sono sempre di fantasia e non si rapportano alla società di oggi, e chi sostiene diversamente forse ha perso la capacità di discernere la fantasia dal mondo reale.
Death Note narra di un ragazzo, Light Yagami, che trova casualmente un quaderno con il quale si può uccidere qualsiasi persona solamente scrivendo il suo nome e avendo in mente il suo volto. All’inizio della serie lo vediamo come un genio, il più dotato studente della scuola di polizia, pronto a seguire le orme del padre e diventare un sostenitore della legge. Come ogni bravo ragazzo di città, Light inizia ad uccidere i criminali, coloro che distruggono la vita degli altri e destabilizzano la società. Il desiderio di essere il centro di tutto, il Dio della società moderna, lo farà diventare un ragazzo assetato di potere; è impressionante come la brama di potere possa trasformarci in persone che non saremmo mai voluti diventare.
La reazione iniziale della popolazione è di terrore, o meglio, di terrore apparente; iniziano infatti a crearsi delle pagine internet nelle quali ogni persona esprime il proprio pensiero su questo killer (Kira si fa chiamare), e l’esito è molto positivo, la maggior parte delle persone acclamano questo giustiziere che protegge le loro vite colpendo solamente la malagente. Un ideale è qualcosa di estremamente potente. Si può paragonare ad una grande fiamma; brucia, possente, senza piegarsi davanti a nessuno.
La domanda che a questo punto, potremmo farci, dato per scontato il normale utilizzo del senso critico che il signore ci ha donato, è: “è giusto uccidere chi a sua volta ha ucciso, rapinato, insultato o compiuto gesti deplorevoli?”.
Molti, come viene ben rappresentato nella serie, apparentemente direbbero che è una cosa sbagliata e terribile, ma sotto sotto sarebbero entusiasti di avere un “giustiziere personale” che diminuisca la criminalità e che vendichi le persone innocenti.
Cosa potremmo pensare noi oggi, in un mondo di soprusi, di omertà, di crudeltà e di mille altri fattori negativi che ci influenzano nella vita di tutti i giorni? Se devo essere sincero, soprattutto dopo aver visto la serie, ho più volte riflettuto sull’argomento, confrontando le due possibilità e trovando sia lati positivi sia negativi, non riuscendo a darmi definitivamente una risposta. Il modo in cui la serie sviluppa questo tema è pazzesco, evidenzia il leggero degrado della popolazione (segretamente a favore di Kira) che evolve diventando un tutt’uno con l’idea “rivoluzionaria” di un mondo “libero” proposta dal giustiziere. Quest’uomo che si basa su idee generalmente approvate dalla società ci porta al paradosso di dover decidere cos’è la giustizia. Per quanto le sue idee possano portare a un abbassamento delle attività criminali nella società, Light sta comunque diffondendo i suoi ideali di giustizia con il terrore. Non è giusto che un uomo decida il futuro di molti altri, ed è proprio per questo che abbiamo inventato i sistemi giuridici.
Death Note ci vuole portare proprio a questo, a renderci conto che la giustizia non può essere soggettiva, perché questo porterebbe a un deterioramento della società.
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