di Riccardo Sidoti
Il 20 luglio del 2000 nasce la giornata Gionata della Memoria. Il giorno stabilito lo conosciamo tutti: 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz.
Sappiamo anche bene che, la legge che istituisce questa Giornata in ricordo della Shoah, non si limita a indicarla solo come commemorazione ma come momento in cui si svolgono iniziative e incontri “in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia […] affinché simili eventi non possano mai più accadere”.
Con questo obiettivo estremamente ambizioso si conclude il testo della legge che istituisce la Giornata della Memoria. Legge che oltretutto specifica, per inciso, di trovare senso “in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado”.
Al riguardo il Liceo Copernico ha sempre adempito al proprio dovere. Infatti, ormai da anni, a fine gennaio alcuni studenti visitano la Risiera di San Sabba a Trieste.
Ritornare nei luoghi di morte del nazifascismo, permettendo di camminare dove si sono consumate le più grandi atrocità delle storia, è forse il 21
più efficace dei metodi per rendere concreto nelle menti di chiunque il pericolo che costituiscono certe ideologie.
A questo tipo di sensibilizzazione va però accompagnato un lavoro di analisi del perché di quei terribili fatti ed è per questo che la visita degli studenti a Trieste è stata preceduta da un incontro con lo storico Tristano Matta, ricercatore presso l’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel FVG.
In questa occasione gli studenti hanno potuto approfondire vari aspetti di uno dei più terribili Lager esistiti in Italia. Un interessante capitolo della storia della Risiera viene dopo la fine della guerra e la chiusura del campo, quando il governo alleato, troppo impegnato a gestire la difficile situazione politica che lacerava l’Europa nel dopoguerra e preoccupato da possibili nuove tensioni, incoraggiò il silenzio intorno a una pagina oscura della storia di Trieste.
Sottovalutando quanto importante fosse conservare la memoria della Shoah, uomini a cui sono imputabili crimini che per dimensione ed efferatezza sono difficili anche solo da immaginare, hanno potuto vergognosamente concludere gran parte della loro “pensione” da liberi cittadini.
Professor Matta, la Risiera di San Sabba è considerata il più importante Lager che ha operato in Italia, l’unico a possedere un forno crematorio. Perché scegliere proprio Trieste?
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 incominciò l’occupazione nazista in Italia che fin da subito ebbe delle caratteristiche differenti per la zona nord-orientale. Per il resto del paese venne stabilito il regime di “territorio occupato”che l’autorità militare controllava affiancata dal governo locale della RSI. Per la zona del litorale adriatico venne invece scelto il modello di “zona d’operazioni” e questo comportò un’amministrazione diretta del territorio da parte dei tedeschi. Questa particolare modalità d’occupazione venne istituita perché la regione rappresentava una posizione strategica come zona di confine e di transito verso i Balcani. Inoltre il litorale adriatico era conosciuto per la presenza di una Resistenza molto attiva e particolarmente agguerrita, tanto da spingere i vertici del governo nazista a chiamare in quest’area unità estremamente preparate e specializzate, oltre che nella cattura degli ebrei, nella lotta antipartigiana. Una di queste unità delle SS operante a Trieste si occupò, ad esempio, anche di scrivere il manuale allora più aggiornato di controguerriglia, il Bandenkampf.
Quali erano le caratteristiche della Risiera?
I nazisti classificarono la Risiera come un Polizeihaftlager, ovvero un “campo di detenzione di polizia”. Lo si può storicamente considerare un lager “misto”, poiché fungeva da punto di raccolta e transito per le vittime di persecuzioni razziali e invece rappresentava un luogo di detenzione, tortura ed eliminazione dei prigionieri politici.
Conclusa l’occupazione nazista, e di conseguenza anche l’attività della Risiera, in che modo si è svolto l’iter giudiziario che avrebbe dovuto assicurare un processo ai responsabili dei crimini di guerra avvenuti a Trieste?
Le indagini cominciarono nell’immediato dopoguerra ma appena il caso fu trasmesso alla Corte straordinaria d’Assise di Trieste, controllata dal Governo Militare Alleato, fu archiviato. Il motivo della scelta operata dal GMA non è ovviamente definibile con chiarezza, ma si può presumere che la principale preoccupazione degli alleati al tempo fosse quella di non alimentare il clima di acceso scontro politico sull’appartenenza della città allora presente a Trieste.
La giustizia ricominciò a occuparsi della Risiera solo dopo che, nel 1964, si aprì in Germania un processo contro ex-SS nel quale emersero elementi importanti sul loro operato nel Litorale Adriatico. Al termine dell’istruttoria, nel 1972 la Procura ritenne di trasmettere gli atti al Tribunale Militare di Padova competente per i crimini di guerra. Ciò avrebbe comportato inevitabilmente
la chiusura dell’iter processuale per prescrizione. La ferma opposizione del giudice istruttore e di alcuni avvocati di parte civile portò allora la Cassazione ad ammettere che alcuni dei reati compiuti alla Risiera non erano di natura “militare” e quindi a consentire, ma solo per questi ultimi reati, di svolgere il processo a Trieste. L’iter giudiziario si concluse nel 1975 con la condanna all’ergastolo di Joseph Oberhauser, ultimo comandante della Risiera, del quale però non fu possibile chiedere l’estradizione in Italia. Il principale limite del processo così impostato fu quello di non aver potuto trattare i casi delle vittime definite “non innocenti” ovvero impegnate in azioni di resistenza, che erano la grande maggioranza. Una successiva istruttoria dedicata anche a questo versante si concluse senza esito nei primi anni Novanta.
Possiamo definirlo un processo inutile, fallimentare?
Fu un processo sicuramente parziale con molti limiti formali e sostanziali ma non possiamo certo dire che sia stato inutile. Ha rappresentato un’importante rottura con il clima di silenzio che avvolgeva i crimini della Risiera. Inoltre i materiali raccolti durante l’iter giudiziario sono tutt’oggi una fondamentale risorsa per la ricerca storica che fornisce elementi decisivi per poter rispondere efficacemente alle teorie infondate dei negazionisti.
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