*FORMULA CHIMICA DEL COLTAN*
di Lisa Pinto
Viviamo in un mondo circondato dalle tecnologie: abbiamo sempre a portata di mano dispositivi che contengono tutta la conoscenza possibile: i nostri cellulari; sono, obiettivamente, degli strumenti dall’immensa utilità, senza i quali comunicare sarebbe decisamente meno efficace; tuttavia, dietro agli schermi, si nasconde una realtà inimmaginabile.
Di inchieste legate ai segreti che i nostri dispositivi celano ce ne sono tante: una vastità di informazioni che, forse, ci farebbero cambiare idea sull’abitudine di rimpiazzarli regolarmente.
Proprio per la moltitudine di argomenti correlati, partiamo dal principio.
Al quesito: da cosa è composto fisicamente un cellulare?, solo pochi hanno una risposta. Alcuni ricercatori dell’Università di Plymouth rispondono che solo lo “scheletro” di un telefonino è formato da 9 grammi di rame, 11 di ferro, 65 di plastica, 250 milligrammi di argento, 24 di oro e 9 di palladio. La batteria a ioni di litio, poi, contiene, tra le altre cose, 3,5 grammi di cobalto, uno di terre rare e il semi-sconosciuto coltan.
E dove si trovano tutti questi elementi necessari?
L’80% dei materiali per la costruzione di uno smartphone proviene dalla Repubblica Democratica del Congo: una nazione situata nell’Africa centrale caratterizzata da un clima politico particolarmente instabile, con la presenza di varie forze non governative che si contendono i territori più ricchi di risorse al mondo. Per capirci, il Congo è tra le nazioni con la maggiore disponibilità di risorse minerali, di combustibili fossili, di legname e materie prime; tuttavia oltre il 70% della popolazione vive alla soglia della povertà, tra disagi, sfruttamento, violenza, corruzione e traffici illegali.
Tra i minerali, uno dei più ricercati è il coltan: formato da columbite (FeNb2O6) e tantalite (Fe, Mn)Ta2O6), leggermente radioattivo, viene estratto da sotto terra praticamente a mani nude o con pale rudimentali dagli operai; inserito in sacchi, che arrivano a pesare 25 chili, viene trasportato a piedi al villaggio più vicino, che dista anche 50 km dal punto dove si trova la cava, dove degli intermediari lo pesano e consegnano il guadagno agli operai in base al carico ricevuto. Mentre i lavoratori guadagnano 3 o 4 euro al giorno, le donne 2 e i bambini anche meno, il coltan viene rivenduto alle società produttrici straniere tra 15 e 40 dollari al chilo. Una tra le cose più stupefacenti è che questi lavoratori non sono nemmeno a conoscenza dell’utilizzo che viene fatto del coltan, ma, camminando per le vie dei villaggi, ritrovano una cartellonistica che promuove cellulari, ignari del fatto che, senza di loro, essi non potrebbero nemmeno esistere. Infatti il coltan è presente, oltre che nei condensatori, anche nei touch screen; dà la possibilità di aumentare la potenza dei dispositivi diminuendone il consumo di energia e, perciò, trova utilizzo non solo negli smartphone, ma anche nelle console dei videogiochi, nei pc e persino nel trasporto aereo.

Il mercato congolese è completamente sommerso e diverse aziende che producono i cellulari non tracciano la provenienza del coltan, arricchendo così i gruppi armati. Noi, acquistando un telefonino, inconsciamente, alimentiamo parte di questo traffico illecito. Ci sono aziende, come Fairphone, invece, che controllano la provenienza di ogni materiale e si assicurano che le condizioni di lavoro siano dignitose, così come i salari, per non finanziare la violenza.
A riflettere sulla situazione del Congo, ci assale un po’ di malinconia: sfogliando la galleria fotografica di Stefano Stranges intitolata “The Victims of our Wealth”, si comprende la drammaticità delle condizioni di vita degli operai nelle cave di coltan. Stranges testimonia il dolore delle giovani vedove che non godono di nessun diritto e non ricevono sostegno di nessun tipo; lo sfruttamento minorile per accedere ai cunicoli più nascosti e stretti; la fatica nel trasporto del coltan; e le tragiche conseguenze di chi resta mutilato o ferito durante il lavoro.
E pensare che, con la ricchezza del territorio e la bellezza naturalistica, il Congo potrebbe essere forse uno dei Paesi più agiati e visitati a livello mondiale.
Fonti:
- Focus, “Quello che ci mettiamo in tasca con lo smartphone” di Raymond Zreick, 1 aprile 2019;
- Focus, “Un tesoro di telefono: tra rame, oro e argento nel cellulare c’è una miniera”, tratto da Adnkronos, 13 febbraio 2015;
- Il Post, “La guerra in Congo finanziata dai nostri cellulari”, 29 giugno 2010;
- La Repubblica, “Il costo umano di uno smartphone e tutto ciò che gira attorno al coltan”, di Mariagrazia Scaringella, 19 luglio 2013;
- Corriere della Sera, “Congo, l’inferno del Coltan e la manodopera della disperazione” di Andrea Nicastro, 15 aprile 2017;
- ISPI, “ Repubblica Democratica del Congo: le risorse che fanno gola al mondo” di Giusy Baioni, 25 febbraio 2021.
Scrivi un commento