di Nicola Grion
Il COVID-19 è stato amplificatore di tutte quelle piccole fratture, quelle debolezze, in ognuno di noi. Non tutti riescono a remarci contro, alcuni soccombono.
I dati raccolti permettono di affermare che i casi di isolamento, i casi di disturbi alimentari, i casi di suicidio, sono in aumento. Probabilmente osserveremo le conseguenze della pandemia sui giovani solamente nei prossimi anni, ma saranno notevoli. Se ne parla troppo poco di questo. Si pensa sia qualcosa da psicopatici, si pensa di essere immuni, inattaccabili da questi pensieri parassiti. La realtà è che stanno coinvolgendo ragazzi sempre più giovani.
Le storie di quelle vite oltre lo schermo, acceso ogni giorno durante la DAD, piene di angoscia, sono le nostre. La didattica a distanza ha suscitato molte critiche, per il suo valore didattico, per le sue modalità…
Ma sono pochi quelli che si pongono il problema della salute di chi sta lì, dietro a quelle webcam. Sembra non si percepisca questo dramma; si insinua, silenzioso, colpisce nel profondo e poi si fa notare quando è troppo tardi.
Noi giovani abbiamo bisogno di uscire, fare le nostre esperienze, confrontarci con gli altri, trovare modelli sani da seguire, trovare la nostra strada.
C’è chi ha iniziato mangiandosi le dita per poi finire a tagliarsi, per fuggire dall’angoscia, per vedere se prova ancora qualcosa.
C’è chi ha attacchi di rabbia, chi è recluso in uno spazio minuscolo, chi perde il controllo.
C’è chi ha perso il sonno, chi non ha più un motivo per alzarsi la mattina.
C’è chi non parla più con i genitori, chi ha smesso di mangiare.
C’è chi è diventato invisibile agli occhi del mondo, persino della sua famiglia.
Per quelle ragazze e per quei ragazzi non c’è nulla se non ansia e angoscia, dolore fisico e mentale. Quando poi si perde anche quell’ultimo riferimento fisso nella vita…
Ricoverare un adolescente è il sintomo di una mancata attenzione e prontezza ai disagi dei giovani, si è arrivati troppo tardi. Dicono spesso che noi giovani siamo il “futuro”, connessi di fronte al pc, persi nei nostri pensieri e preoccupazioni: la DAD è stata una scelta che ha creato disuguaglianze. I ragazzi che possono contare su un metodo di studio consolidato, un’alta autostima e una famiglia che li sostiene, hanno potuto superare con più facilità ostacoli che per altri sono diventati insormontabili.
Agli adulti il compito di cogliere e dare il giusto peso al grido di aiuto, spesso silenzioso, di molti ragazzi.
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