di Solmi Alessandro

Trattare di un argomento tanto delicato quanto importante non è affatto facile per un ragazzo della mia età. “Perché ricordare ogni anno una strage del genere?”: una domanda che molti certamente si pongono. Ebbene negli ultimi giorni mi è capitato di sentire diverse volte un concetto, a mio parere bellissimo, che si può riassumere in una frase: “Conoscere il passato, capire il presente e migliorare il futuro”. Questo è un messaggio forte e chiaro da tenere bene a mente. Siamo certi che al giorno d’oggi non possa ricapitare una situazione paragonabile alla Shoah? Per molti di noi quella rimane una realtà lontana nel tempo e nel contesto, ma siamo sicuri che delle cose simili non stiano accadendo tuttora nel mondo? Qualche settimana fa la nostra classe ha partecipato ad una visita guidata alla Risiera di San Sabba, a Trieste. Qui ci sono stati mostrati i luoghi in cui i prigionieri venivano intrappolati, torturati e anche uccisi. Gli ebrei che venivano reclusi in questo campo di concentramento erano solo di passaggio, in quanto sarebbero stati portati nei lager tedeschi poco dopo la cattura. Diversa era la posizione di partigiani e altri sospetti oppositori che venivano internati per essere uccisi poco dopo o, peggio ancora, in seguito a mesi di torture e soprusi. Abbiamo discusso in classe di come una situazione analoga si verifichi al giorno d’oggi nei campi profughi nei quali i migranti “vivono” durante il loro viaggio della speranza. Sembra davvero assurdo pensare che delle persone siano tanto disperate da intraprendere un viaggio che le porterà a subire trattamenti difficilmente immaginabili. Ne è un esempio la storia di Saamiya Yusuf, raccontata nel libro “Non dirmi che hai paura”. Il libro parla del viaggio intrapreso dalla ragazza nella speranza di abbandonare la Somalia e giungere in Europa per coltivare il suo sogno: diventare un’ atleta professionista. Il viaggio risulta fin da subito un inferno: decine di persone vengono stipate nel retro di un furgone o in un garage per giorni. Per non parlare poi dei campi di transito in cui i migranti vengono imprigionati in attesa di riprendere il viaggio. In questi luoghi avvengono atti abominevoli; cose che nessuno farebbe mai ad un altro essere umano. Abusi di ogni tipo su uomini, donne e bambini in cerca di salvezza. Tutto ciò è davvero simile a quello che accadeva nei campi di concentramento nazisti. Si può dunque dire che il mondo è guarito? Che ciò che è stato in passato non ricapiterà mai? Non ricapiterà perché sta già succedendo adesso! Non si può parlare di un vero e proprio genocidio, ma si tratta certamente di un grave crimine contro il nostro essere umani.

Di genocidi ce ne sono stati altri dopo la fine del regime nazista; il che è davvero raccapricciante.

Questi sono molto meno conosciuti, ma non per questo meno cruenti. Ne sono degli esempi il genocidio degli armeni in Turchia e quello dei popoli del Rwanda e del Burundi. Questi sono solo alcune delle atrocità commesse dall’uomo nei confronti di se stesso nell’ultimo mezzo secolo.

Dall’uomo nei confronti di se stesso… è davvero brutto da dire, ma è la pura verità; l’uomo non finisce mai di stupire…la maggior parte delle volte in negativo. Nonostante viviamo in una società avanzatissima con tutti i mezzi per avere un mondo pacifico, continuiamo a fare errori, seguire istinti primordiali, avere paura di ciò che è diverso, di essere sopraffatti da qualcuno. Avere un mondo libero da soprusi, discriminazioni e morte di innocenti rimane dunque un sogno appeso nella mente di chi, come me, non sa cos’altro aspettarsi da questa società.

Rimanere senza memoria non significherebbe liberarsi dalla paura, ma sarebbe un vano tentativo di coprire le tracce di un orribile passato. La cosa migliore è quindi conoscere ciò che è stato per capire ciò che è ora, e magari un giorno migliorare ciò che sarà.