di Solmi Alessandro

La paura è l’emozione più antica e forte del genere umano: questa l’affermazione dello scrittore statunitense H. P. Lovecraft. Essa fa certamente parte della natura di ogni essere vivente appartenente alla famiglia degli animali ed è fondamentale per la sopravvivenza. Questa paura però non è rivolta solamente a oggetti o situazioni di cui si conoscono i rischi, ma soprattutto verso ciò che è ignoto. Come riportato dallo stesso Lovecraft, proprio la paura dell’ignoto è la più vecchia e la più intensa di tutte. Senza questo innato timore chiunque andrebbe incontro a pericoli, anche letali. Naturalmente viene da chiedersi quale sia la motivazione di questa paura ancestrale. La paura dell’ignoto esiste certamente sin dagli albori della vita. Parlando dello specifico caso dell’uomo, si può dire certamente che non conoscendo qualcosa è naturale esserne spaventati. Qualcosa può esserci sconosciuto, pur essendo consapevoli della sua esistenza. Si può dunque considerare la paura dell’ignoto come il timore di conoscere qualcosa di cui siamo coscienti. Un esempio azzeccato è quello della paura che si ha nei confronti degli stranieri immigrati nel proprio paese. Magari si è convinti di sapere tutto ciò che c’è da sapere di queste persone, ma si è anche consapevoli del fatto che tutto ciò che conosciamo di loro fa parte di semplici pregiudizi popolari.

Abbiamo quindi paura di conoscere; ma avendo paura di conoscere è naturale che delle cose rimangano ignote. C’è chi direbbe di stare beato nella propria “ignoranza”, felice di non sapere e non conoscere perché qualcosa a noi ignoto, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere un grande pericolo. Anche la conoscenza potrebbe addirittura nuocere alla vita,  l’atto di cercare di capire qualcosa potrebbe essere esso stesso un pericolo. La mancanza di conoscenza è dunque la vera paura dell’uomo; l’essere umano ha infatti sempre cercato di studiare, conoscere e manipolare il mondo a proprio piacimento. Non è quindi vero che l’uomo si accontenta di vivere con la consapevolezza di non conoscere ogni cosa, ma cerca invece di dare una spiegazione a tutto ciò che gli sta intorno. Queste spiegazioni non sempre seguono la logica, in quanto la scienza per ora non è in grado di spiegare numerose cose, ma si limita a teorizzare ciò che, ad esempio, è stato all’origine dell’universo. Non avendo i mezzi per capire, l’uomo ha sempre avuto la necessità di darsi una spiegazione per tutte le cose e ciò è alla base di tutte le religioni. Ipotizzare l’esistenza di un’entità superiore è il modo migliore che l’uomo ha trovato per stare in pace con se stesso e con il fatto di non riuscire a capire il senso di tutte le cose. Dal nostro punto di vista, non avrebbe senso pensare a qualcosa che sta al di fuori dello spazio e del tempo per come lo percepiamo. Parlare di spazio e di tempo potrebbe sembrare fuori luogo, ma in fin dei conti sono le due cose allo stesso tempo meglio conosciute e più ignote al mondo. Possiamo infatti misurare il tempo con grande precisione, ma non riusciamo a spiegare se e come ha avuto inizio, e se mai avrà una fine. Lo stesso vale per lo spazio: possiamo misurarlo ma non sappiamo se sia infinito o meno. Dunque la paura di non conoscere qualcosa ci spinge a studiarla e ad approfondire la nostra cognizione del mondo.

Tutto questo perché l’essere umano ha bisogno di avere potere su tutto,  di sentirsi in un certo senso invincibile. Noi speriamo veramente di poter un giorno controllare tutto ciò che ci circonda, così da cancellare la paura dell’ignoto.