di Giulia Pasquale 3B

“Finché la lettura resta per noi la iniziatrice le cui chiavi magiche ci aprono, nel profondo di noi, la porta delle dimore in cui non avremmo saputo penetrare da soli, la sua funzione nella nostra vita è salutare. Diventa invece pericolosa quando, in luogo di destarci alla vita personale dello spirito, tende a sostituirsi a questa; quando la verità non ci appare più come un ideale attuabile solo mediante il progresso intimo del nostro cuore, ma come una cosa materiale, deposta tra le pagine dei libri come un miele già prodotto dagli altri e che noi avremmo solo da prenderci la briga di cogliere sugli scaffali delle biblioteche e di degustare poi passivamente, in un perfetto riposo del corpo e dello spirito.”

(Marcel Proust, Sulla lettura, a cura di Mariolina Bertini, traduzione di Paolo Serini e Mariolina Bertini, Rizzoli, Milano, 2011)

Molto spesso a scuola ci viene consigliato di leggere per arricchire il nostro vocabolario, ma quali sono i vantaggi di questa esperienza e quali ne sono i limiti? 

La lettura ha nella nostra vita una funzione molto importante, perché oltre ad offrire  l’opportunità di ampliare i nostri orizzonti culturali, ci permette di uscire dalla nostra quotidianità, quasi frenetica oltre che ripetitiva, che molto spesso ci impedisce di riflettere e di dedicare del tempo a noi stessi. 

La lettura con i suoi innumerevoli spunti è in grado di introdurci alla nostra dimensione più spirituale e più intima, con la quale abbiamo a che fare sempre meno: è sorprendente come uno scrittore riesca, pur non conoscendoci, a descrivere perfettamente in un testo una nostra emozione o una nostra opinione, quella  che noi stessi abbiamo difficoltà ad esprimere a parole. Paradossalmente lo scrittore riesce a mettere una tale empatia nelle parole di un testo da stabilire con noi un rapporto profondo, molto più vero rispetto a quello che abbiamo con le altre persone, perché ci dà modo di confrontarci con noi stessi, ci  permette di scoprire inclinazioni, pensieri, passioni che non pensavamo nemmeno di avere. 

Tuttavia, la lettura deve essere solo un mezzo che può introdurci alla nostra dimensione spirituale: se questo limite viene oltrepassato, essa diventa pericolosa: non deve infatti sostituire la nostra dimensione interiore perché impedirebbe lo sviluppo del nostro pensiero critico e diventerebbe un accumulo di nozioni inutile. 

Siamo tutti diversi, abbiamo esperienze diverse e punti di vista diversi, di conseguenza ognuno di noi ha un modo differente di comprendere il testo che ha di fronte: il problema è che a volte fraintendiamo il messaggio del testo, anche perché quando leggiamo ci troviamo di fronte a un interlocutore che non risponde, al quale non possiamo chiedere alcun tipo di spiegazione, se non comprendiamo il messaggio che intendeva trasmettere.  

La lettura diventa pericolosa, come afferma il romanziere francese Marcel Proust, anche “quando la verità ci appare come una cosa materiale deposta tra le pagine di un libro”. La verità è infatti qualcosa che ritroviamo in noi stessi e per questo è qualcosa di mutevole, che cambia assieme a noi, assieme ai nostri obiettivi, assieme ai nostri orizzonti e non dobbiamo mai smettere di cercarla. Essa non può perciò trovarsi in qualcosa di prestabilito e pronto come un libro e non può esaurirsi nell’acquisizione nozionistica di un contenuto, ma ha bisogno di un’interpretazione e di una rielaborazione da parte nostra. 

Lo scrittore nel suo testo scrive riflessioni che sono frutto delle sue idee personali, quindi non possiamo pensare di trovarvi la “nostra” verità limitandoci a gustare passivamente ciò che leggiamo, come “un miele già prodotto dagli altri”, non dobbiamo impararlo come se fosse un assioma o un argomento di studio, perché in questo modo si perderebbe la parte più affascinante e stimolante della lettura, ovvero quella che ci porta a confrontare le nostre idee con quelle dello scrittore.  

Leggere un libro in cui vengono esposte idee che non condividiamo o che condividiamo solo parzialmente può essere per noi ancora più propositivo e utile, perché ci offre un’occasione per riflettere e per rivalutare punti di vista opposti o semplicemente diversi dai nostri. Alcune volte rimaniamo comunque convinti dei nostri pensieri, altre volte può addirittura capitare di cambiare totalmente punto di vista. In entrambi i casi ciò è positivo perché da una parte acquisiamo più consapevolezza delle nostre idee, dall’altra invece impariamo che a volte le nostre convinzioni si fondano su un pregiudizio.

Tuttavia, se ci fermiamo a leggere e ad assimilare idee diverse dalle nostre, queste finiranno per sostituire le nostre idee personali e anche questo diventa pericoloso, perché compromette la nostra identità.  Dobbiamo invece filtrare  e analizzare  con cura il testo che leggiamo  in uno stato di continua ricerca, che, come afferma Proust,  non deve avvenire “nel riposo del corpo e dello spirito”  ma in un clima quasi di frenesia, ma di una frenesia che è tuttavia costruttiva, perché ci porta ad aprire la mente, a stimolare la nostra curiosità, a non accontentarci mai e ad andare a fondo nelle cose. 

Spesso, quando leggiamo un libro che avevamo già letto, scopriamo sempre qualcosa di nuovo perché lo interpretiamo in maniera diversa: a volte infatti troviamo un significato nuovo, spesso più profondo, che non avevamo colto nella lettura precedente, altre volte la nostra attenzione viene catturata da alcune espressioni particolari  che assumono una sfumatura diversa e ci portano a percepire in maniera completamente differente il messaggio del testo, altre volte ancora non ci riconosciamo più nel testo, oppure lo rivalutiamo alla luce della nostra esperienza e della nostra crescita personale: queste circostanze sono molto costruttive per noi e possono verificarsi solo nel momento in cui riusciamo a contenere l’atto della lettura nei limiti dello strumento in grado di accompagnarci a conoscere meglio noi stessi, e non quando la lettura viene a sostituire la nostra dimensione interiore.