di Marcello Rossi

La rappresentazione della donna è veramente cambiata nei secoli? La professoressa Muzzarelli ha cercato, con efficacia, di rispondere a questa domanda nella conferenza tenutasi lo scorso 5 novembre al teatro Giovanni da Udine, secondo incontro del ciclo “Lezioni di storia”. Cominciando l’analisi del dipinto di Michelangelo sulla volta della cappella Sistina raffigurante il peccato originale, appartenente al meraviglioso ciclo del giudizio universale, 1510 circa, ci si è focalizzati sul particolare delle fattezze femminili della serpenta tentatrice.

Scorrono numerose le foto di opere di analogo soggetto dipinte in diverse epoche e luoghi d’Europa, tutte caratterizzate dalla rappresentazione di una Eva cedevole che si lascia tentare dal diavolo, rappresentato dalla serpenta, il seduttore per eccellenza. Per quanto riguarda il Medioevo, vi troviamo e siamo abituati a trovarvi uno sguardo prettamente maschile che associa il peccato alla donna e, di conseguenza, rappresenta il serpente tentatore con un attraente volto femminile: ma tutto ciò, se si osserva bene, si ritrova in modo analogo anche nell’epoca attuale.

L’iconografia femminile, al giorno d’oggi, è, purtroppo, ancora condizionata dallo sguardo maschile, quasi sempre misogino, immutato nel tempo. Basta sfogliare una qualsiasi rivista per trovarvi illustrazioni analoghe a quelle delle antiche immagini mostrate alla conferenza; reiterazione ossessiva e monotona di una rappresentazione stereotipata della donna, vista come inevitabile oggetto del desiderio maschile.

Nonostante i grandi e consolidati passi in avanti fatti nel Novecento in tema di emancipazione femminile, non siamo riusciti a modificare del tutto lo sguardo della società in cui la donna viene quasi inevitabilmente vista sempre come l’eterna tentatrice.