di Emma Dalle Mule 3°D
La storia di Cecilia Deganutti è molto conosciuta in Friuli e soprattutto a Udine, visto che a lei sono dedicate anche una scuola ed una via, ma io vorrei raccontare la sua storia dalla prospettiva privata della mia famiglia.
Mio nonno Addo Mosanghini era suo coetaneo ed è stato partigiano insieme a lei.
Nonno Addo, morto 4 anni fa alla veneranda età di 102 anni, era una persona burbera, non amava raccontarsi e tantomeno parlare della guerra da lui vissuta.
Nel 2006, il professor Ivano Urli ha raccolto i suoi ricordi in un piccolo libro e così, leggendolo, sono venuta a conoscenza non solo delle storie del nonno, ma anche di una piccola parte della vita di Cecilia.
Il nonno, nome di battaglia Miao, comandante della “Brigata Osoppo” di Mortegliano, racconta che Cecilia, nome di battaglia Giovanna e Rita, era incaricata di portare i dispacci partigiani da Udine a Mortegliano , mentre lui, Miao, doveva portarli a sud di Mortegliano.
L’ultima sera che Miao vide Giovanna fu a casa Picotti, a Mortegliano, dove si erano dati appuntamento per darsi le ultime notizie. Lì il nonno raccontò, tra le altre cose, che quel giorno aveva perso, con grande dispiacere, il suo orologio…
Pochi giorni dopo, Cecilia fu catturata, portata in carcere al Coroneo di Trieste e poi alla Risiera di San Sabba, dove fu atrocemente torturata ed uccisa. Qualche tempo dopo, la mamma di Addo, prendendo la sua giacca per lavarla e stirarla, trovò in una tasca un orologio da donna, chiese spiegazioni ad Addo, ma il nonno non seppe spiegare a chi appartenesse e come mai lo avesse nella sua giacca. Qualche anno dopo riuscì a capire e ricostruire l’accaduto. Dopo la fine della guerra, ogni anno, la famiglia Deganutti faceva celebrare una Messa in ricordo di Cecilia, alla quale il nonno partecipava sempre. Una sera, a fine cerimonia, Addo sente le sorelle di Cecilia chiedersi come mai negli ultimi giorni di vita Cecilia non avesse il suo orologio….. Il nonno improvvisamente capì tutto e ricollegò i fatti avvenuti…..
Di seguito riporto il passo del libro del nonno in cui il prof. Urli racconta molto bene la storia: ”…(Addo) scorge davanti a sè gli occhi sorridenti di Cecilia quella notte a casa Picotti. La mamma ed il papà di Cecilia piangono in silenzio quando Addo restituisce loro quell’orologino da donna trovato nel taschino, che riconoscono. Col tempo che fugge via , anche la mamma ed il papà di Cecilia vengono a mancare. Le sorelle conservano tanti ricordi di Cecilia. Desiderano che l’orologio resti con Addo per affidamento di Cecilia. E Addo lo conserva per tutta la vita.”
La storia di Cecilia nella sua eccezionalità può essere sicuramente paragonata ed eguagliata da altre storie e da altri comportamenti eroici, ma per me il suo ricordo assume un valore personale enorme. Noi, in famiglia, siamo fortunati perchè abbiamo la nostra “speciale” pietra d’inciampo: quell’orologio piccolo e quasi insignificante che viene gelosamente custodito da mia madre e dalle sue sorelle. Il valore estrinseco dell’oggetto penso sia veramente irrisorio…ma il valore intrinseco è enorme, quell’orologio mi ricorda che mio nonno si è sposato, è diventato prima padre e poi nonno, ha vissuto tanti anni, grazie al coraggio di un’eroica crocerossina paladina della libertà che non ha ceduto alle torture e si è sacrificata per salvare la vita di altri compagni.
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