di Anna Carraro

Memoria memoria memoria.
Giornata della memoria, impara a memoria la poesia, memoria visiva, il mio telefono ha la memoria piena, in memoria di…

Memoria memoria memoria.
Dal latino memoria, derivazione di memor, ossia “memore”, “che ricorda”.

Memoria ricordo memoria.
Ricordo memoria ricordo.
A quale scopo noi ricordiamo?

Memoria ricordo memoria.
Ricordo memoria ricordo.
Chi saremmo noi tutti senza ricordo?

E se definissi la memoria come la storia di ognuno di noi? E se insinuassi che la nostra storia è tutto ciò che ci appartiene, la nostra essenza, la nostra individualità?

Cosa saremmo tutti noi senza memoria?
In effetti, le esperienze che facciamo e le nostre opinioni sono ciò che ci rende veramente unici. Senza esperienze proprie, saremmo una massa di individui mossi dallo stesso identico sentimento, controllati da una memoria collettiva imposta. Sarebbe come vivere in “La fattoria degli animali” di George Orwell: appartenere a un gruppo di individui che agiscono (e pensano) unicamente in base a  ciò che gli viene imposto. Una sorta di burattini dei potenti.

E i potenti, chi sono?
Dunque: un potente potrebbe essere qualunque leader intenzionato a modellare le menti delle persone e che effettivamente riesce nel suo obiettivo. Chiunque abbia la capacità di giocare coi dubbi degli altri animali per iniettare nella loro testa delle menzogne. Effettivamente, solo così si possono controllare gli esseri umani. Una volta resa unica la presunta pluralità di opinioni con la violenza psicologica, cessa anche la libertà personale. Si diventa schiavi di uno Squealer (personaggio che nel libro ha il ruolo di ministro della propaganda della fattoria), abbandonando così l’idea della ribellione per basarsi unicamente sulle parole dei potenti.

Oggi, invece, c’è qualcuno che si approfitta delle paure collettive?
Effettivamente, sentirsi dire in continuazione “andrà tutto bene” oppure “stiamo gradualmente tornando alla normalità” pone delle false speranze in tutti noi. Oggettivamente, passare giornate intere con la mascherina, non conoscere il viso dei professori nuovi, dover controllare il green pass prima di sedersi al tavolo in un ristorante, fare lezioni con due compagni in DAD e il resto della classe in presenza, non è normale. Non c’è proprio nulla di normale in tutto questo. Anche durante l’infinita quarantena del 2020 tutti i potenti ci hanno continuato a ripetere “andrà tutto bene”. Peccato che ormai sia arrivato il 2022 e continuano a esserci innumerevoli decessi causati dal COVID-19. In fondo, non è anche questa una sorta di manipolazione dei pensieri?
E, in effetti, come si chiama quel fenomeno che avviene quando le cose vanno male economicamente, politicamente, e i potenti continuano a dirci “è tutto normale” oppure “va tutto bene”? A voi la risposta…

Non sempre però è un potente a modificare la nostra memoria; infatti, molto spesso, siamo noi stessi che ci dimentichiamo dei momenti passati, negativi o positivi che siano. Quando perdiamo un ricordo, anche una parte del nostro passato ci abbandona. Ininterrottamente, istanti della nostra felicità lasciano la nostra mente.
Dante voleva combattere tutto ciò: egli, infatti, cercò di conservare per anni il ricordo di Beatrice, scrivendo la “Vita Nova”. Ella era la spinta che Dante necessitava per raggiungere le stelle, la forza che lo faceva andare avanti. Se si fosse dimenticato di lei, dei suoi occhi, del suo spirito soave pien d’amore, pian piano sarebbe morta anche la sua anima. Sarebbe diventato una comune pecorella, imprigionata in una bolla di triste finzione.

La maledizione degli uomini è che essi dimenticano.
La memoria umana è come il mare. Appare infinito ai nostri occhi, ma non perché pensiamo che lo sia veramente, ma perché non riusciamo a vederne la fine. Proprio come nei quadri di Magritte, intitolati appunto “Memoria”. Ognuno di noi riesce a vedere solo i ricordi più vividi: quelli che ci sono rimasti impressi per qualche misterioso motivo, le cose che abbiamo fatto recentemente, quelle che ci hanno provocato le emozioni più grandi. Ma navigando un po’, possiamo arrivare a punti della nostra memoria che magari non sapevamo nemmeno esistessero.
Poi ci sono quei ricordi pericolosi come mostri del mare. Questi non ci attaccano mai direttamente, ma ci mettono pressione, ci logorano, fino a trapassare il cranio. Colano sotto forma di sangue, ci rigano il viso. Non importa quanto la nostra testa sia resistente, quanto siamo insensibili di fronte a certi fatti: nei ricordi è imprigionata la forza dell’intero oceano, di tutti gli esseri che lo abitano. Si trova tutta lì dentro, e riesce a spaccare anche la pietra più resistente.