di Lisa Pinto

In uno dei periodi non più brillanti della propria vita, una donna di mezza età si dilettava a passeggiare per liberarsi la mente, pensare e chiarire la situazione. In quei momenti incrociava spesso la figura fragile e minuta di un’anziana signora che, evidentemente, aveva abitudini affini alle sue.
Durante le sue uscite, era solita rimuginare sulle scelte passate e, proprio in quegli istanti, da dietro un angolo scorgeva l’anziana con lo sguardo chino; quando il rimpianto per lo ieri superava la curiosità per il domani, vedeva ancora più nitida l’esile figura, quasi eterea, che procedeva sul ciglio della strada e che, nell’arco di poche settimane, sembrava invecchiare a vista d’occhio.
Di giorno in giorno la situazione arrivò a rasentare il surreale e occupava un punto fisso nella mente della stranita signora: -La stavano forse pedinando? E chi l’avrebbe mai degnata di così tante attenzioni?- rifletteva appoggiata al davanzale della finestra. Qualche anno prima sì che sarebbe stata meritevole di interesse, con il suo lavoro di rilievo e il suo atteggiamento sicuro e indipendente… Sgranò gli occhi. L’anziana passava nuovamente indisturbata sotto casa. Non poteva di certo farsi scappare l’occasione. Infilò rapidamente scarpe e cappotto e si affrettò in strada, ma, evidentemente, arrivò troppo tardi, perché della sconosciuta non c’era più traccia. Continuò a camminare nervosamente e la mente brulicava di pensieri. Come aveva fatto a perderla di vista? Stava sicuramente invecchiando, iniziava a perdere lucidità e diventava sempre più lenta. Se solo avesse avuto la forza di quando era giovane. Udì un fruscio dietro di sé e, un istante dopo, un volto familiare la osservava. Per la prima volta poteva esaminare attentamente la figura che da settimane occupava i suoi pensieri.
Sembrava diffondere una nube di malinconia che annebbia la vista e appariva più provata del solito, china su un bastone da passeggio laccato, tremolante sulle gambe gracili e stanche. I capelli argentei erano raccolti da un fermaglio in una crocchia sulla nuca, anche se qualche ciocca ricadeva sul viso pallido costellato di rughe profonde che lasciava comunque scorgere i lineamenti eleganti di un passato lontano.  Tutto avrebbe fatto provar sofferenza per quella figura ossuta e spigolosa se dietro agli occhiali spessi non ci fossero stati due occhi sognanti che, come due opali iridescenti, scintillavano di ricordi felici.
La donna rimase momentaneamente cristallizzata davanti a quello sguardo talmente vivo da darle l’impressione di potersi tuffare nell’infinito e galleggiare tra ricordi sbiaditi dai suoni ovattati. Fu un gesto a risvegliarla dall’ipnosi in cui era caduta. Le mani tremolanti dell’anziana sfiorarono la sua con una delicatezza quasi immateriale. Ora sul suo palmo osservava un grazioso orologio da taschino argentato con il retro inciso finemente.

Ogni nostalgia è una specie di vecchiaia.
Nostalgia

Sollevò lo sguardo. L’anziana era scomparsa.