di Lisa Pinto, illustrazione di Giovanni Tomasetig
Appoggio il maglioncino morbido e sbiadito sulle spalle ed esco di casa seguendo il passo lento e dondolante della nonna. L’odore caldo e confortevole della terra umida mi avvolge.
Dieci rintocchi provengono dal campanile della chiesa del paese.
Il nonno ha già sistemato quattro sedie da giardino al centro del prato ricoperto dalla rugiada e fissa con il naso all’insù il cielo stellato.
In questo periodo restiamo sempre un paio di giorni in campagna dai nonni: il cielo è più terso e limpido rispetto alla città, la mancanza di eccessiva illuminazione lo rende ancor più osservabile e inoltre, così, i nonni hanno un po’ di compagnia.
Schierati uno vicino all’altro, appena sfiorati dalla brezza che segna tristemente la vicina fine dell’estate, parliamo. Talvolta il nonno parte con un turbinio di racconti di quando era giovane e, con gli occhi lucidi dall’emozione, ripercorre le sue avventure che, rigorosamente, immagino in bianco e nero. Certi dettagli sono così vividi e definiti che quasi posso udire l’irrefrenabile e laborioso rumore delle macchine da scrivere degli uffici, osservare la graziosa danza del compasso e della matita per i suoi progetti, scorrere la mano tra i tessuti morbidi dei completi da lavoro e ascoltare la sua amata musica anni ‘60 dal giradischi.
Tra un racconto e l’altro improvvisamente si alza e indica un punto lontano in alto nel cielo: “Lo vedete? Un satellite!” gioisce ogni qualvolta un puntino luminoso sfila elegantemente davanti ai nostri occhi.
Ricordo tutti i momenti trascorsi assieme: dalle passeggiate in paese, alle serate trascorse a guardare i polizieschi e i western che adorava, a quando spariva per ore intere nella sua stanza colma di attrezzi, per poi uscirne con qualche oggetto riparato o appena costruito. Sorrido ripensando all’emozione che provava al passaggio delle frecce tricolori, alla gioia nel trascorrere tempo insieme, ai tanti insegnamenti che mi ha trasmesso e alle notti d’estate trascorse sotto le stelle. Un brivido, tra la commozione e la tristezza, mi assale ripensando al suo sorriso, allo sguardo e agli occhi allegri, alle carezze delicate con la mano tremolante e al suo incessante canticchiare gioioso.
Una sottile scia bianca risplende per un istante in cielo. Ora, due anni dopo che non c’è più, lo ricordo con una lacrima malinconica.
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