di Mattia Piccoli, illustrato da Riccardo Passoni

Avanza, tra le orbite di Giove e di Marte, intersecandone centinaia di migliaia di piccoli corpi rocciosi, a cui esso somiglia. Un Everest che compie la sua rivoluzione in cinquantamila anni e che, ogni volta che supera il limite della neve, sublima creando dietro di sé una scia di ioni e polvere che si estende per milioni di chilometri. Non è però come le altre comete: appena supera la fascia degli asteroidi e la luce del Sole penetra fin dentro un “crepaccio” del mondo ghiacciato, facendo attivare un piccolo rivelatore di energia luminosa, il corpo prende vita e si mettono in funzione i meccanismi di apertura dei pannelli mossi dall’energia di una pila radioattiva. Mentre l’oggetto si avvicina al terzo pianeta dal Sole, dagli ugelli inizia a fuoriuscire un composto di polvere, acqua e altre sostanze. Nessuno può sospettare che quello non sia una cometa.

A meno di centocinquanta milioni di chilometri dalla Terra, le ruote di reazione iniziano a girare e l’oggetto punta il suo soggetto. Il coperchio di acciaio lentamente si schiude, la Terra si riflette con il suo bagliore blu sull’enorme lente. Ci osserva. Dopo cinquantamila anni lo rifà; osserva ogni nostro singolo spostamento, ogni singola cosa, mentre ignari guardiamo al cielo, ad una cometa falsa che ci spia, in attesa di un segnale, di un nostro cenno, per mandare un messaggio ai suoi creatori.