di Elezi Eljona e Mazzoli Veronica  

In occasione dei XXI Campionati italiani di Astronomia, che si sono tenuti a Cortina d’Ampezzo e che hanno visto uscire tra i vari vincitori Mattia Piccoli, uno dei redattori dell’Intrepido, abbiamo sfruttato l’occasione di averlo tra noi per potergli rivolgere alcune domande a riguardo e capire meglio come questa sua passione sia iniziata e abbia avuto sviluppo, fino a portarlo dove è arrivato oggi.
Ad aprire l’intervista è stata semplice, ma fondamentale, la domanda di Eljona: “Dove e quando nasce la passione per l’astronomia?” alla quale Mattia risponde così: “La mia passione nasce già all’asilo, ma si è interrotta per un motivo non ben preciso; la giovane età e la facile “distrazione” sicuramente hanno contribuito al distacco, ma poi si è riaccesa in seguito, quando, un giorno, fuori casa, ho ripreso in mano il telescopio e mi sono messo ad osservare la luna: lì ho capito il mio interesse per il mondo scientifico. ”
La successiva domanda  si è spostata, invece, sul supporto che Mattia, nella sua esperienza, ha ricevuto per poter coltivare questa passione.
“Certamente ho avuto supporto nel mio percorso- inizia -Innanzitutto quello dei miei genitori, che mi hanno permesso di acquistare gli strumenti necessari, ma anche l’aiuto fondamentale, quello psicologico, che non mi è mancato né da parte loro, né da amici, professori ed esperti dell’osservatorio (AFAM).”
Riprendendo le ultime parole di questa risposta, che hanno suscitato in noi una certa curiosità, è stato improvvisato un altro quesito: di cosa si occupa e cos’è l’osservatorio?
Mattia inizia così: “L’osservatorio a cui sono associato è quello di Remanzacco, il quale presenta strumenti modesti e non in condizioni eccezionali, ma il suo vero valore sta nelle persone che creano un gruppo coeso che è sempre in armonia. I partecipanti sono competenti e questo permette un continuo scambio di informazioni tra di noi. All’interno dell’osservatorio sono presenti esperti di vari ambiti: matematica, spettroscopia, fotometria, astrofotografia, osservazioni visuali, storia dell’astronomia e astrobiologia.”
A partire da questo elenco di discipline, l’intervista prosegue e gli domandiamo: “Quali “sottocategorie” ti appassionano o interessano di più?”.
Lui spiega: “Innanzitutto ci tengo a precisare che l’astronomia si suddivide in tantissime sottocategorie diverse e, per questo motivo, è difficile per me individuarne  una  in particolare, poiché è una scelta complessa, così come è difficile rispondere “l’astronomo” alla domanda “cosa vuoi fare da grande?”, dato che il termine utilizzato è vago.”
Veronica, proseguendo l’intervista, domanda al redattore quale sia il suo corpo celeste preferito e il motivo della scelta.
“Se dovessi sceglierne uno, sceglierei il Sole perché è un corpo molto attivo e dinamico: mentre gli altri pianeti, ad esempio Giove e Saturno, cambiano poco e nel giro di un tempo molto prolungato, il Sole muta nel giro di qualche ora, inoltre è soggetto a modificazioni più vistose e rapide. Un ulteriore aspetto è il fatto che dal punto di vista osservativo è appagante perché è possibile vedere tutti i suoi dettagli” afferma.
“Qual è il tuo pensiero riguardo ai temperamenti che vengono associati ai 12 segni zodiacali?” prosegue Veronica, a cui Mattia risponde: “Devi sapere che un tempo astronomia e astrologia erano considerate la stessa materia, ma, ad oggi, sono separate. Se si confrontano queste due scienze, l’astrologia risulta inaffidabile, poiché le emozioni hanno poco a che fare con il proprio segno zodiacale. Ad esempio, se un bambino nasce con Marte in costellazione dei pesci, la luce che viene emessa dal pianeta non viene vista dal bambino e la forza di gravità posseduta dall’ostetrica è più forte di quella di Marte, dunque non ha alcun effetto sul neonato.”
L’ultima domanda, che chiude questa piccola digressione all’interno dell’intervista dedicata alla vittoria delle olimpiadi, è di Eljona che chiede se, secondo Mattia, i licei scientifici moderni trattino sufficientemente o adeguatamente l’argomento.
Essa trova risposta in queste parole: “Penso che i licei scientifici trattino molto superficialmente l’astronomia e la fisica, perché se ne parla sempre in prima liceo e in quegli anni gli studenti non hanno gli strumenti sufficienti per comprendere. Lo strumento e il linguaggio da adottare sono la matematica e i ragazzi del primo anno non hanno le basi e le conoscenze solide per capire: quello che si intuisce è l’esistenza di altri corpi oltre la Terra, ma probabilmente non si intuisce che guardarci intorno ci permette di capire meglio noi stessi.”
Tornando al tema principale di questa conversazione, abbiamo domandato a Mattia cosa abbia significato per lui la vittoria delle olimpiadi di astronomia e la sua risposta è stata la seguente: “Il mio pensiero, riguardo alle olimpiadi in generale, è che queste siano solo dei giochi e che debbano essere prese come tali: se vinco un gioco, sono stato uno dei più bravi, ma non è fondamentale perché ci sono cose molto più complesse nella vita. Questa vittoria, però, è ovviamente da considerarsi come un primo piccolo passo, che spero verrà seguito da molti altri. Ci tengo, inoltre, ad aggiungere che alle nazionali ho incontrato persone molto brave che non hanno vinto, ma che personalmente avrebbero meritato la medaglia anche più degli stessi vincitori, perché hanno saputo dimostrare la loro passione.”.
L’intervista, infine, si conclude all’insegna di una curiosità sul futuro del vincitore e sulle sue ambizioni e progetti. Lui risponde di essere una persona che si preoccupa più del presente e a cui non piace tanto parlare del futuro. Sicuramente fare l’astronomo è nelle sue intenzioni, ma non sa precisamente in quale campo dell’astronomia specializzarsi, però dice di avere anche in mente altri piccoli progetti, come il monitoraggio del Sole e vedere come cresce la sua attività con l’avvicinarsi al 2025. Vorrebbe, inoltre, monitorare le nubi di Venere nell’ultravioletto e negli ultra rossi (con questo si intende che certi corpi celesti richiedono molto tempo per osservazioni continue, impossibili per un osservatorio professionale, e, dato che non è necessaria una strumentazione particolarmente sofisticata, si lascia questo lavoro agli appassionati) e fotografare tutti gli oggetti del catalogo di Messier. Dal punto di vista più teorico, ammette che gli piacerebbe migliorare le sue competenze in matematica e in fisica.
Si chiude così la conversazione con Mattia Piccoli che, oltre ad aver approfondito la questione trattata, ci ha permesso di scoprire nuovi aspetti di lui e dell suo percorso formativo in continua crescita, oltre a rivelarci alcuni suoi gusti e pensieri personali in merito a specifiche tematiche.

(L’immagine selezionata è un collage composto da diverse foto scattate da Mattia Piccoli)