di Margherita Groppo

Non dimenticherò mai il mio primo giorno di scuola. Sono entrata nel cortile dove tutti gli studenti erano riversati per l’assembly. Ho fatto i primi passi verso di loro e ho avuto gli occhi di tutti addosso. Siamo in circa 400. Quel giorno ero andata in visita, perciò non avevo ancora l’uniforme, ero quindi la “pecora bianca”. L’accoglienza che mi è stata data non ha pari. Quel giorno tutti sono venuti a parlarmi, a salutarmi, parlavano tutti di me. Sono stata presentata a tutta la scuola dal preside, assieme alle altre 4 exchange students che ci sono qui.
La mia scuola si chiama “Sekhukhusa Senior Secondary School” e dista 10 minuti a piedi da casa mia, che solitamente percorro in mezz’ora con il cosí detto “passo africano”. Alle 7.20 bisogna essere a scuola per l’assembly: tutti gli studenti si riversano nel cortile per cantare una canzone e sentire un discorso del preside o dei professori e pregare prima di iniziare le lezioni. Le ore sono di 50 minuti e alle 9.30 c’è una pausa di 30 minuti in cui si mangia il cibo preparato dalla cucina della scuola. Il menù della settimana è indimenticabile: lunedì riso con carne e zucca, martedì pap e fagioli, mercoledì pap e cabbage (verza), giovedì samp (legumi vari), venerdì riso con pesce. I rappresentanti di classe distribuiscono il cibo che è contenuto in alcuni secchi. Di solito i ragazzi stendono un foglio di carta sul banco e lo usano come piatto. Poi c’è un’altra pausa di 20 minuti alle 12. La scuola finisce alle 15. Il mercoledì dopo le lezioni si fa sport e il venerdì invece si va a casa alle 13. L’anno scolastico è strutturato in 4 term: il term 1 da gennaio a marzo, dopo 10 giorni inizia il term 2 fino a giugno, a luglio inizia il term 3 che si conclude a settembre, a seguire il term 4 ad ottobre per poi finire l’anno scolastico a novembre. Alla fine di ogni term ci sono gli esami. L’ultimo giorno prima di ogni vacanza vengono annunciati gli studenti che si sono classificati nella top 10 di ogni classe. Mia sorella quest’anno era la numero 4 nel grade 10, che equivale alla nostra terza superiore. I ragazzi iniziano dal grade R a cinque anni, la nostra prima elementare, per poi iniziare il grade 1 e andare all’università dopo il grade 12.
Non esistono scuole con determinati indirizzi, le classi sono composte da 50 persone che cambiano classe in base alle materie scelte. Io seguo le materie scientifiche: life science, physical sciences, pure maths, agricultural sciences. Inoltre le altre materie uguali per tutti sono life orientation (è più o meno religione per noi), home language (che per me è il Sepedi), first additional language (inglese) e tourism.
Io ho frequentato la fine del grade 11(la nostra quarta superiore), ho fatto gli esami finali e sono stata promossa. Il prossimo anno a gennaio tuttavia tornerò a farlo, perché devo seguire la classe che avrei dovuto fare a casa. La sufficienza equivale al 30% del test. Se non si passa una materia, ma si passano altre, si viene promossi comunque. Tuttavia, ci sono molti ragazzi che vengono bocciati più volte. Inutile dire che dal mio punto di vista la scuola è molto facile, ma per loro alcune cose sono molto complicate.
Mi piace molto frequentare le classi perché ricevo sempre attenzioni calorose. La cosa complicata è sicuramente la lingua, perché parlano di me e non capisco cosa dicano. Dal punto di vista linguistico ammiro decisamente i sudafricani. Mia sorella ad esempio parla 3 lingue fluentemente e ne capisce 7, mia mamma 9. Le lingue africane sono difficili e hanno alcuni suoni che faccio fatica a pronunciare come ad esempio i così detti “click” come nella parola xhosa (una delle lingue ufficiali del Sudafrica).
Ho ricevuto veramente un trattamento speciale e penso di aver scelto un Paese in cui sicuramente gli exchange students sono veramente apprezzati: tutti conoscono il mio nome, mi salutano sempre e mi chiedono come sto, anche se magari io non conosco loro. I professori sono molto gentili e disponibili con me, ma esistono le punizioni corporali. Ad esempio, se la prof controlla i compiti e l’alunno non li ha fatti, gli batte il cancellino sulla punta delle dita, gli tira le orecchie oppure lo picchia con un frustino. È stato veramente sconcertante per me vedere queste cose.
Sempre di più sto capendo la fortuna che ho ad avere la possibilità di andare in una scuola come il Copernico, qualificata e sempre piena di iniziative, che ci tiene molto ad ogni suo studente. Sono grata alla mia famiglia per avermi cresciuto con una mentalità aperta e soprattutto avermi sempre ripetuto che l’istruzione è la chiave del futuro di una persona. Li ringrazio per avermi dedicato del tempo per leggere dei libri e quotidiani e per parlarmi di attualità, scienza, arte, economia da sempre come se fossi una persona adulta. Li ringrazio perché sono stata veramente fortunata, mi hanno aiutato a diventare la persona che ora riesce a cavarsela in un’esperienza sicuramente non facile. Tuttavia, il mio percorso di maturazione non è finito: il Sudafrica ha ancora molto da insegnarmi.