di Lorenzo Cominotto, Lorenzo del Forno, Giada di Lenardo, Martina Peruzzi, Lisa Pinto (2Blsa)

Con l’arrivo della primavera sono sbocciati i primi fiori e, di conseguenza, sono apparsi anche i primi insetti impollinatori. Indipendentemente da quanto possano essere graditi questi piccoli artropodi alati, è innegabile la loro utilità biologica.
È utile inoltre ricordare che la nostra regione ha un’alta biodiversità di insetti pronubi, fondamentali per l’agricoltura.
Proprio per questo motivo, durante l’anno scolastico, la nostra classe, guidata dalla professoressa Bittolo, si è impegnata nella costruzione di alcune casette per gli insetti, i cosiddetti bug hotels. Ma in cosa consistono esattamente? E, a posteriori, si può definire un’esperienza valida?

Il bug hotel si prefigge il compito di offrire un luogo riparato dalle intemperie, dove gli insetti impollinatori possano nidificare.
Nelle nostre città, sempre più povere di verde, anche questi utilissimi insetti hanno iniziato a scarseggiare, ma posizionando una o più strutture in giardino, per esempio vicino a un orto, si possono aiutare le popolazioni a crescere.
Nei bug hotel possono essere ospitati api solitarie – ovvero le specie che non hanno una società e una regina da proteggere – bombi, farfalle, coleotteri… 

Per la loro creazione è utile partire inizialmente da un disegno per determinare che materiali usare e le misure. L’esecuzione, perciò, è costituita da due fasi: progettazione e costruzione.
La progettazione è avvenuta in classe: gli studenti, divisi in gruppi, hanno proposto degli schizzi liberando la propria creatività. Ogni progetto era diverso dall’altro rendendo ogni bug hotel unico e personale.
La costruzione, invece, è durata diverse ore, durante le quali ci siamo ingegnati su come suddividere gli spazi e assemblare le diverse parti.
Per riempirlo abbiamo utilizzato materiali naturali – legno, canne di bambù, trucioli o carta –, evitando l’uso di plastica e materiali artificiali per non recare danni agli esseri viventi che avrebbero occupato la costruzione.
Per l’esterno la maggior parte degli studenti ha usato delle assi di legno, ma è anche possibile, come ha deciso un gruppo, usare delle alternative, come dei vasi di terracotta. Si può, perciò, provare a realizzare strutture con forme diverse, sfruttando più materiali di riciclo possibili, così da comprendere al meglio l’obiettivo del progetto.

Per chi è abituato a seguire le istruzioni passo passo, disegno per disegno, e a cestinare tutto appena si incontra una qualsiasi difficoltà, la costruzione di un bug hotel è un progetto che lo farà uscire dalla sua comfort zone. Una volta organizzato perfettamente il progetto, con tanto di dettagli e disegni, i problemi salteranno fuori in qualsiasi momento. Qui risulta necessaria una competenza trasversale: l’abilità di problem solving, ovvero la capacità di analizzare un problema e cercare un modo, spesso anche creativo, per trovare il bandolo della matassa. Per quanto possa apparire stressante nei primi momenti, poi risulterà quasi divertente attivare ogni singolo neurone per sciogliere i “nodi” che si creeranno durante il percorso.

Una volta compreso come aggirare teoricamente una difficoltà, ci si scontra inevitabilmente con la costruzione vera e propria. Quante volte abbiamo impugnato martello, pinze, cacciaviti o seghetti prima? Per qualcuno nessuna, indice anche di una generazione che si sta gradualmente allontanando da alcuni lavori manuali. Questo, però, non è un problema invalicabile, anzi. Con l’aiuto di qualche parente, o nel nostro caso anche del tecnico di laboratorio, il sig. Claudio, è possibile apprendere l’utilizzo degli strumenti in sicurezza e mettersi alla prova con la propria manualità, riconoscendo gli attrezzi più adatti e, magari, anche avvicinandosi ad una nuova passione.

Il progetto ha fatto sì che il gruppo classe si consolidasse, grazie ai diversi momenti di collaborazione anche fra membri di “squadre” diverse. Nel momento di riempire le strutture, ad ogni gruppo mancava qualcosa o ne avanzava qualcos’altro: chi aveva un surplus di canne di bambù le offriva a chi invece ne era sprovvisto, e magari riceveva indietro qualche pigna.
Anche l’utilizzo di alcuni strumenti ha fatto sì che l’aiuto dei compagni di classe fosse quasi necessario: uno portava il seghetto, uno il martello, un altro le pinze e così gli attrezzi venivano scambiati, imponendo anche la necessità di essere pazienti con gli altri, inoltre molti gruppi si sono trovati a casa di qualcuno per continuare il bug hotel in orario extra-scolastico e questi importanti momenti di condivisione e aiuto reciproco sono sicuramente una marcia in più per la classe.

Non abbiamo certo perso di vista il fine ultimo del progetto, ovvero lavorare, con fatica e impegno, per dare un aiuto, per quanto possa apparentemente sembrare piccolo e insignificante, alla natura che ci circonda. Troppe volte dimentichiamo l’importanza della biodiversità che ci circonda: senza le piante non avremmo ossigeno e senza gli impollinatori non ci sarebbero tutti i frutti che invece abbiamo. Senza l’intervento della natura non ci sarebbe vita. Ma proprio l’uomo sta cercando apparentemente in tutti i modi di distruggere questa vita con l’uso di pesticidi, con l’inquinamento sempre più opprimente che sta modificando drasticamente gli habitat naturali di un’immensa vastità di specie: dall’orso polare alla lucciola.
Si tratta, perciò, di un progetto che vuole sensibilizzare al rispetto e all’impegno che l’umanità deve impiegare per proteggere la natura che ci circonda.

Questo progetto, bello ed insolito, che ci è stato proposto ha avuto molteplici riscontri positivi, che altrimenti, molto probabilmente, non avremmo potuto ricevere. Abbiamo riscoperto la bellezza di collaborare con creatività e con un fine comune, andando certamente incontro a delle difficoltà, ma anche a tanti momenti di divertimento. E dopo tutto non si può negare la soddisfazione che si prova vedendo queste piccole “opere d’arte” appese nei nostri giardini, che lentamente si popolano di piccoli abitanti ronzanti che volano di fiore in fiore.