di Lisa Pinto

Ogni anno i matematici più validi di tutta Italia gareggiano alle finali nazionali di Cesenatico sia a squadre sia individuali.
Per chi non lo sapesse, ed è invitato ad informarsi visitando il sito dell’istituto nella sezione attività, il Copernico offre la possibilità di partecipare ad un corso preparatorio per le gare di matematica, dal quale si vengono a formare una squadra femminile e diverse squadre miste. Quest’anno si sono qualificate sia la femminile sia la mista, con tre individuali, quindi dodici copernicani hanno avuto la possibilità di giocarsi le nazionali: Federico Borini (capitano), Benedetta Ventulini (consegnatrice), Sara Pinto, Valentina De Marco, Leonardo Plazzogna, Stefano Di Iulio, Gianluca Baldon e Lorenzo Santarossa per la mista. Nella squadra femminile si annoverano Sara Pinto (capitana), Rosa Alvarez Laurino (consegnatrice), Costanza Cella, Beatrice Cher, Francesca Venturini, Benedetta Ventulini, Valentina De Marco. Gianluca Baldon, Leonardo Plazzogna e Valentina De Marco hanno partecipato come individualisti.
Prima della loro partenza per Cesenatico, i ragazzi si sono gentilmente offerti per presentare il corso nell’intervista che segue.

LE SQUADRE
Come gestite la pressione prima delle gare?
“All’inizio della gara si è un po’ ansiosi, ma quando poi si inizia ci si scioglie e si scarica la pressione. Basta fare un problema giusto e ti carichi di euforia.” raccontano, aggiungendo che comunque tutto è molto relativo, perché la difficoltà delle gare è variabile e quindi anche l’andamento della prova.
Quali sono i ruoli all’interno della squadra? Qual è l’importanza di ciascun ruolo?
“I due ruoli principali sono capitano e consegnatore. L’importanza del ruolo varia anche in base alla squadra e ai rapporti che ci sono tra i membri della squadra.” spiega Rosa, la consegnatrice della squadra femminile, che evidenzia come la relazione con la squadra impatti anche sul compito di ciascuno. In genere, però, il consegnatore “consegna problemi e controlla la classifica” per aiutare il capitano a scegliere che problemi svolgere. Il capitano, infatti, “coordina i lavori, cerca quali problemi assegnare a chi in base alle abilità e preferenze di ciascuno e sceglie il jolly”, ovvero il problema che vale il doppio dei punti.
Che differenze trovate tra matematica scolastica, gare a squadre e gare individuali?
“Le gare di matematica sono molto più interessanti rispetto alla matematica scolastica, perché a scuola sei molto limitato a dover solo imparare formule e, al massimo, dimostrazioni, ma sempre in modo abbastanza meccanico. Nelle gare, invece, devi trovare un modo più creativo per risolvere un problema, e applicare in modo plastico ciò che hai imparato.” concordano all’unisono sia i ragazzi che il prof. Cassola. “Nelle individuali spesso conta molto la propensione del singolo per un determinato tipo di problemi e devi gestire molto di più il tempo e l’ansia perché, se non riesci a risolvere un problema e ti trovi da solo, vai facilmente nel panico, mentre in gruppo trovi più supporto morale.” spiega Gianluca, uno dei tre individualisti, che sottolinea anche le differenze che intercorrono tra gare individuali e a squadre, le quali partono proprio dalla struttura dei problemi, infatti, come sostenuto da tutti i ragazzi, “i problemi delle gare a squadre sembrano strutturati proprio per più menti e per la collaborazione di ciascuno.”
Quanto è importante la creazione di un gruppo unito all’interno della squadra? Quando non c’è un legame tra i singoli, come vanno le gare?
“Si vede anche da lontano come in un gruppo legato funzionano molto meglio le cose. Se una squadra non collabora si gioca uno contro tutti, mentre le gare a squadre sono pensate proprio per giocare tutti insieme. Il bello è proprio raggiungere un successo lavorando assieme e facendo gioco di squadra divertendosi. Non è raro vedere tante belle teste che però non collaborano e quindi non ottengono gli stessi risultati di una squadra formata da persone non geniali che però lavorano unite.”
Cosa vi aspettate dalle nazionali? Visto che ci siete già andati tutti/quasi tutti, qual è il momento più bello che avete vissuto?
I ragazzi ricordano l’entrata nel capannone dove si svolgono le gare e commentano che “tutti sognavamo quell’emozione da quando abbiamo iniziato a fare matematica ed è stato quasi un tuffo al cuore entrarci, sapere che tutti i nostri sforzi erano stati ripagati” e, nonostante inizialmente fossero agitati, sono stati l’uno il sostegno dell’altro. “Dalle nazionali mi aspetto di entrare, divertirmi e fare il meglio possibile.” spiega Sara, dicendo che per qualcuno sarà una sfida molto dura tra individuali e squadre, ma che sicuramente  l’esperienza ripagherà le fatiche.
Credete che ci siano difficoltà nel trovare ragazze per la squadra femminile? Cosa consigliate a chi vorrebbe partecipare ma magari ha paura?
“Trovare ragazze per la squadra è difficilissimo”, dicono le ragazze, ipotizzando che sia per paura di un impegno troppo pesante o per timore di non esserne all’altezza. Ricordano che “partecipare non costa niente e adesso è anche a libera iscrizione”, a differenza di qualche anno fa, quando l’ammissione dipendeva dal risultato ottenuto ai giochi di Archimede. “Tante, poi, hanno la convinzione di non esserne capaci, ma non è detto che se non ti senti abbastanza capace o intelligente allora non lo sei realmente. La squadra femminile non dovrebbe essere un limite, ma un incentivo, un aiuto per le ragazze che vogliono provare a partecipare alle gare, anche solo per viverne l’ambiente.”
Quindi cosa consigliate a chi voglia entrare nel mondo delle gare?
Buttarsi senza paura. Il mondo delle gare è un bellissimo mondo da vivere tutto. Se si è appassionati, consigliamo di dedicarcisi più che altro perché arricchisce molto: aiuta a pensare ai problemi, anche della vita, come qualcosa che ha sempre una soluzione e aiuta a trovare bellissime persone.
Qual è il più grande punto di forza delle gare e del corso di matematica?
La bellezza della matematica è in tante cose: è nel creare un gruppo così unito e appassionato della stessa cosa, è nel pensare in modo diverso, nell’acquisizione di basi che poi, con la propria creatività, si possono applicare, è nel capire come sia semplice ma contemporaneamente geniale, con soluzioni lineari ed eleganti ma che al contempo non ti aspetteresti mai.

PROF. CASSOLA
Come cerca di rassicurare i ragazzi prima delle gare o dopo una gara che non ha avuto i risultati che speravano?
Prima delle gare, l’unico modo che ho per rassicurare i ragazzi è non stare con loro perché io sono molto più agitato e, se sto vicino a persone che devono fare una gara, le agito molto di più di quanto già lo siano. Dopo una gara che non è andata bene si riflette sulle cose che non hanno funzionato, senza dare colpe a nessuno. Se una gara è andata male la colpa è anche del preparatore, quindi mi prendo le mie responsabilità, anche se, fino ad adesso, di gare importanti andate male ce ne sono state veramente poche.
Da insegnante che segue da sempre i ragazzi delle gare, quali sono le emozioni e le soddisfazioni di vedere i propri studenti ottenere questi risultati?
È una magia che si crea giorno dopo giorno, quando si vede che si crea un gruppo che sta bene e che gli alunni poi rimangono anche in contatto sia tra di loro sia con me. La scienza non è individuale, è un lavoro di squadra, di tante menti che contribuiscono. A scuola, normalmente, questa cosa non si impara, qui sì.

MATEMATICA DI IERI E DI OGGI: LUCA LAMANNA E ALBERTO CAGNETTA
La preparazione non è solo gestita da docenti dell’istituto, ma anche da ex-studenti del Copernico che, a loro volta, hanno partecipato alle gare negli anni precedenti. Due di loro, Luca Lamanna e Alberto Cagnetta, rispettivamente colui che ha organizzato gli incontri preparatori per gli individualisti e uno degli studenti universitari che tengono le lezioni al corso avanzato, hanno risposto a qualche domanda.
ALBERTO
Da studente universitario, trovi che partecipare alle gare di matematica ti abbia aiutato in qualche modo con il tuo percorso universitario?
Dipende abbastanza da quello che uno vuole fare: io ho scelto matematica e informatica e senz’altro fare le gare è un aiuto fondamentale per il fatto che ti fanno capire problemi che non si affrontano con la teoria normale che si fa a scuola. Poi è utile anche per l’accesso a scuole d’eccellenza. Per esempio, facendo parte della Superiore di Udine, per l’esame d’ingresso fare gare di matematica è di grande aiuto. Questa differenza tra chi ha fatto gare e chi no si vede soprattutto nel primo periodo, dove le persone che hanno fatto gare vanno molto più spedite nello studio, proprio per il fatto di essersi allenati a vedere problemi più complessi, a connettere varie parti di teoria e a collaborare con gli altri per trovare un input.
LUCA
Relativamente a quanto hai detto riguardo al numero degli studenti, quando frequentavi il corso c’era già un gruppo femminile o la squadra è nata dopo?
“Riuscire a coinvolgere le ragazze è sempre stato ed è abbastanza difficile. Adesso è diverso: abbiamo più gente e, bene o male, sette persone più due riserve le si trovano già nel gruppo di studenti che vengono a seguire i corsi.” spiega, ripercorrendo gli eventi che hanno portato, nel 2017, alla formazione di squadre femminili in Italia. Sottolinea, innanzitutto, che al Copernico “non abbiamo mai guardato a ragazzi e ragazze in modo differenziato” e che, in ogni caso, non esistono allenamenti diversi tra squadre miste e femminili, ma la preparazione è a tutto tondo.
Cosa consigli ai ragazzi che vorrebbero entrare a far parte del mondo delle gare?
“La matematica toglie ma dà anche molto. Il consiglio migliore che io penso possa dare è buttarsi. Buttarsi, mettersi in gioco e non aver paura perché è chiaro che ci si scontrerà con cose difficili; però non bisogna intimorirsi. La matematica, alla fine è un fuoco di paglia: fa tanta paura ma non è così spaventosa, dopotutto. Non mordiamo, buttatevi, ci sarà solo da divertirsi.”

Confrontarsi con un gruppo così unito, coeso e affiatato è stato veramente costruttivo. Nonostante a primo impatto possa sembrare un’attività troppo difficile e che fa sentire in difetto rispetto ai compagni, in realtà si dimostra essere un mondo che appassiona, anche una volta terminato il proprio percorso liceale, e che permette di creare un legame con persone altrettanto appassionate.
Rinnovo tanti complimenti ai ragazzi per il loro impegno e i risultati ottenuti e invito chi fosse interessato a contattare l’organizzatore del progetto, il professor Cassola, o i ragazzi per ottenere più informazioni.