di Lisa Pinto

Arte o vandalismo? La street art è diventata simbolo di protesta negli ultimi anni, dividendo l’opinione del pubblico tra gli affiatati sostenitori e i contrariati conservatori, nostalgici delle pareti bianco candido. Quest’estate sono sbarcati a Udine grandi esponenti della street art: dall’8 giugno al 18 settembre, infatti, nella chiesa di San Francesco è stato possibile ammirare opere di autori del calibro di Banksy, Mr. Brainwash, TvBoy, Jago, Andrea Ravo Mattoni e Pau grazie alla mostra “Banksy and Friends”, curata da Pietro Quattriglia Venneri.
Il benvenuto ai visitatori è stato dato dallo zerbino “Welcome”, cucito a mano con brandelli di giubbotti di salvataggio abbandonati dai migranti sulle coste del Mediterraneo e posizionato su una botola di ferro, originariamente accesso di un rifugio sotterraneo. Con quest’opera si amplifica il concetto della ricerca di normalità e di libertà di tante famiglie anche nelle situazioni più estreme, come le guerre.
Protagonista indiscusso – e probabilmente l’artista più noto dell’esposizione – è Banksy, il writer britannico che vive nell’anonimato e che, con le sue creazioni, affronta con satira e amarezza i temi più svariati e scottanti, dalla politica alla società.

Banksy

Banksy si distingue per lo stile lineare e immediato; rappresenta infatti scene emblematiche di un mondo scuro concentrando il colore nei dettagli, che risultano la chiave di lettura del messaggio che vuole trasmettere. Attraverso immagini paradossali, come il biberon con veleno, o finestre sulla verità cruda, il concetto appare sempre chiaro e universale e smuove le coscienze.
Banksy è sicuramente tra i più discussi e acclamati, ma la mostra ha dato voce anche ad altre figure del piano italiano ed internazionale.

Mr. Brainwash

La seconda sezione, dedicata a Mr. Brainwash, è stilisticamente più varia: alcune opere si ispirano a movimenti artistici del secolo scorso, altre sfruttano la sovrapposizione di immagini pubblicitarie e strati di vernice per creare nell’insieme un caos creativo in cui è piacevole immergersi completamente e perdersi. Altre creazioni sfruttano tecniche per rappresentare il movimento oppure sono composte da singoli elementi che, solo osservati da lontano, restituiscono l’immagine completa.
Anche gli argomenti proposti sono vari: si va dai ritratti di personaggi famosi, riproposti attraverso tecniche innovative, fino alla ricerca della bellezza della vita e della pace in tutti i suoi colori.

Pau

Dalle opere multicolore di Mr. Brainwash, il percorso continua con le creazioni di Pau. Pseudonimo di Paolo Bruni, è il primo street artist italiano incontrato nella mostra. È maggiormente noto per essere la voce del gruppo musicale “Negrita”, ma, con la pandemia che ha impedito i concerti, ha potuto dare sfogo al suo estro e alle sue abilità artistiche e pittoriche. Pau presenta due opere riprodotte in diverse gamme cromatiche: lLa prima, una rielaborazione della dea Fortuna, figura divenuta protettrice di alcuni Stati nella lotta alla pandemia, è riproposta in chiave moderna con stile urban-pop dall’italiano. La seconda, invece, richiama le tristi vicende del 2020, che hanno visto la morte del giovane afroamericano George Floyd, criticando la violenza ingiustificata della polizia nei confronti delle minoranze. Sostituisce, perciò, la Statua della Libertà con il volto di una famosa cantante di colore.
In entrambi i casi protagoniste assolute sono due donne: nel primo pannello vi è attribuita sacralità e protezione, mentre nel secondo sono valorizzate libertà e giustizia, consacrando così le figure femminili come forze immortali e indiscusse.

Andrea Ravo Mattoni

Tra gli stili moderni e innovativi, si distingue Andrea Ravo Mattoni, un’unione tra classicismo e street art che, come l’italiano dimostra, possono coesistere, scardinando così il preconcetto della bomboletta spray simbolo di vandalismo. Mattoni ha quindi l’obiettivo di portare tra le strade e tra la gente le grandi opere che hanno caratterizzato e identificano l’arte italiana, creando una sorta di museo a cielo aperto che sia accessibile a tutta la popolazione senza costi. Le sue creazioni, infatti, solitamente occupano intere facciate di palazzi, permettendo così agli osservatori di entrare nel dipinto e nei suoi dettagli più minuziosi. Tra le sue opere più note vi sono la “Venere” di Botticelli e “La ragazza con l’orecchino di perla”, oltre ad innovazioni come i dettagli di quadri riproposti su cartelli stradali.

La visita prosegue con le opere di TvBoy: si tratta di un italiano che, influenzato dall’arte classica, ripropone noti dipinti del passato ai giorni della tecnologia, della pandemia e della contemporaneità. L’artista non si ispira solo ad opere del passato, ma si riferisce anche alla recente pop art di Keith Haring e, con tratti semplici e lineari, rappresenta simpatiche figure in movimento sullo sfondo del tricolore italiano. TvBoy lascia, però, anche un messaggio di speranza pacifica, ponendosi a sostegno della popolazione ucraina e valorizzando il ruolo dell’arte nel raccontare, con ironia, la società ed il presente, e portando ad un confronto costruttivo sui temi di attualità più svariati.

JagoL’ultimo artista presentato dalla mostra è Jago, scultore italiano dal talento eccezionale. La sua creazione “The taste of Liberty”  si caratterizza, come tutte le sue opere, per l’incredibile resa realistica del soggetto. È influenzato dai grandi artisti rinascimentali e si è distinto in più occasioni per i forti messaggi da lui trasmessi, prendendo posizione davanti alle emergenze dei nostri giorni come il razzismo, la sofferenza degli immigrati o il dolore causato dalla guerra. È una riscoperta della scultura come  messaggio tridimensionale che avvolge l’osservatore. In questo caso, anche Jago ripropone il tema della libertà apparente, riferendosi agli Stati Uniti e agli avvenimenti legati al razzismo.

Una volta terminato il percorso, si comprende pienamente il vero valore di questa forma artistica, perché di vera arte si tratta. Si viene spinti a riflettere in modo spontaneo e intuitivo anche e soprattutto senza grandi conoscenze artistiche o storiche.
La street art risulta quindi non solo una forma di arte le cui opere appagano la vista, ma una protesta tanto silenziosa quanto realmente potente davanti a ingiustizie, privazioni di libertà, diritti negati: impossibile da ignorare o da censurare.