di Mattia Piccoli

Se avete un telescopio, grande o piccolo che sia e non sapete utilizzarlo, allora quest’articolo fa al caso vostro!

Cos’è un telescopio?

Bella domanda! Un telescopio può essere definito come un “secchio” che ha lo scopo principale di raccogliere più luce possibile, quindi più è grande il diametro del nostro “secchio” più luce esso raccoglierà. Altra funzione del telescopio è quella di risolvere il dettaglio più piccolo possibile, ovvero avere la risoluzione più elevata (sempre determinata dal diametro dello strumento).

Esistono più tipi di telescopi?

Sì, ne esistono moltissimi, ma per evitare di riempire pagine e pagine vi parlerò dei principali due tipi: i rifrattori e i riflettori.

I rifrattori, come si può intuire dal nome, sono telescopi che utilizzano l’effetto di rifrazione. Un esempio di rifrattore è il telescopio di Galileo Galilei, composto da un “tubo” alla cui estremità è fissata una lente, che serve a deviare i raggi di luce “paralleli” in un punto detto punto di fuoco, dove si forma l’immagine. Per ingrandirla si utilizzano gli oculari, ovvero piccoli “microscopi”, generalmente interscambiabili, che si fissano al focheggiatore (vedi oltre) e che consentono di ottenere diversi ingrandimenti. I rifrattori, nel caso abbiano una sola lente convessa, tendono a soffrire di un difetto ottico chiamato cromatismo; esso consiste nel disallineamento dei raggi di luce a diverse lunghezze d’onda che generano, attorno agli oggetti osservati, un alone rosso e uno blu.

I riflettori, da come si può facilmente intuire, sono telescopi che utilizzano invece l’effetto di riflessione. Essi non utilizzano una lente, bensì uno specchio concavo, detto specchio primario, che è posizionato sul fondo del “tubo”; esso riflette la luce e la devia. Prima che la luce si concentri nel punto di fuoco, viene riflessa da uno specchio piatto posizionato a 45 gradi e sostenuto da delle “asticelle” (spikes) collegate al bordo interno del telescopio.

Cos’è il focheggiatore?

Il focheggiatore è una parte meccanica del telescopio dove si inseriscono gli oculari. Nei telescopi rifrattori è posizionato in fondo al tubo, mentre nei riflettori è posto davanti, su di un lato. Esso ha due manopole (può averne anche tre, di cui una è doppia e serve per movimenti fini) che servono a spostare avanti e indietro il cilindro a cui è collegato l’oculare, per trovare il punto di fuoco. Alcuni focheggiatori, tra le due manopole, hanno una vite, che funge da blocco e che deve essere allentata per poter focheggiare.

Fino a quanti ingrandimenti posso osservare?

La risposta è molto semplice perché basta moltiplicare per due il diametro dello strumento espresso in millimetri: ad esempio con un telescopio da 70 mm di diametro, si può arrivare ad un massimo di 140 ingrandimenti (140x). Invece, per sapere a quanti ingrandimenti si sta osservando, basta dividere la lunghezza focale del telescopio per la lunghezza focale dell’oculare (questi valori, che sono sempre espressi in millimetri, si trovano solitamente sull’oggetto in questione o sulla scatola). Se per esempio osservassi attraverso un telescopio da 700 mm di lunghezza focale utilizzando un oculare da 10 mm di lunghezza focale, otterrei un ingrandimento pari a 70x.

Cos’è la montatura?

La montatura è la struttura che supporta e permette di orientare il telescopio. Essa deve essere il più possibile solida per evitare vibrazioni al minimo tocco o soffio di vento; ogni vibrazione può infatti compromettere, anche significativamente, la riuscita delle osservazioni.

Ci sono due principali tipi di montature:

Le montature altazimutali sono montature tra le più comuni e le possiamo trovare anche in ambiti non astronomici, ad esempio in campo fotografico. Gli assi (con assi s’intendono i “perni” attorno ai quali avvengono le rotazioni della montatura) sono tra loro perpendicolari. I movimenti sono paralleli al terreno (destra e sinistra) e in alto e in basso. Questa combinazione di assi permette di puntare agevolmente in qualsiasi punto della volta celeste. L’unico problema di queste montature è che non permettono un agevole inseguimento dei corpi celesti in osservazione.

Le montature equatoriali sono montature in cui i due assi sono perpendicolari ed uno di essi è allineato con i poli celesti (i punti posti agli antipodi intorno ai quali ruota la volta celeste). Facendo ruotare il telescopio intorno al solo asse che punta ai poli, si può inseguire qualsiasi oggetto. Unico problema di questa montatura è che impone all’osservatore di assumere posizioni a volte molto scomode.

Cosa posso osservare?

Dipende. Dipende da molti fattori, primo fra tutti è il telescopio. Un piccolo telescopio rifrattore (70- 80 mm) è più adatto all’osservazione di Luna, pianeti e Sole (con apposito filtro); con un grande riflettore (130- 200 mm) invece si potranno osservare oggetti deboli del profondo cielo come nebulose, ammassi stellari e galassie. Ciò non vuol dire che con un riflettore si possono osservare solo oggetti deboli e non gli oggetti del Sistema Solare e viceversa nel caso di un rifrattore. Un altro fattore importante del quale, a ragione, si deve tener conto per rispondere in maniera compiuta a questo interrogativo, è l’inquinamento luminoso, che nell’osservazione di oggetti molto brillanti (dalle stelle visibili ad occhio nudo in su) non è influente. Nel caso di oggetti più deboli, invece, è decisamente rilevante, tanto che è sempre meglio allontanarsi dalle città e osservare durante notti senza Luna per avere una visione appagante e soddisfacente.

Come devo osservare?

Anche qui la risposta non è una sola e dipende da cosa si intende osservare.

– Per osservare oggetti come pianeti, Luna e Sole la tecnica migliore è quella di mettersi all’oculare e alternare, a brevi minuti di osservazione, un minuto di “riposo” per consentire così all’occhio di distogliersi dall’immagine fissata e poter cogliere altri dettagli.

– Per osservare oggetti molto deboli come nebulose, galassie o ammassi globulari, la tecnica migliore è quella di guardare l’oggetto con la coda dell’occhio, perché le zone periferiche dell’occhio sono più sensibili e quindi permettono di vedere molto meglio oggetti molto deboli, che appariranno all’occhio come delle “nuvolette grigie” o poco più.

Ecco la differenza tra come si vede una nebulosa planetaria in fotografia (a sinistra) e come si vede al telescopio (a destra).

Qualche piccolo consiglio tout court

Ingrandimenti: utilizzare alti ingrandimenti non è sempre la scelta migliore; se si osserva ad esempio un pianeta in presenza di forte turbolenza atmosferica, è meglio non osservare servendosi di massimi ingrandimenti, mentre per oggetti del profondo cielo è meglio un ingrandimento medio- basso.

Combattere la turbolenza atmosferica: per contrastare o evitare gli effetti della turbolenza atmosferica ecco qui alcuni accorgimenti:

– osservare oggetti più alti possibile sopra l’orizzonte;

– non osservare oggetti posti subito sopra la linea dei tetti;

– osservare preferibilmente gli oggetti più luminosi durante il tramonto;

– non osservare dopo un temporale;

– posizionare all’esterno il telescopio qualche ora prima rispetto all’osservazione, così da permettergli di raggiungere la temperatura ambientale.

Registrare: tenere registrate le osservazioni per mezzo di disegni può essere molto utile e interessante; ci permette di seguire ad esempio l’evoluzione delle macchie solari e rappresenta un vero e proprio lavoro scientifico!

Glossario

Rifrazione: deviazione della luce dovuta all’attraversamento di un mezzo con una densità diversa da quella del mezzo che lo circonda.

Ammassi globulari: ammassi di stelle particolarmente vecchie e molto concentrate a formare un globo di stelle.

Turbolenza atmosferica: effetto atmosferico dovuto ai moti dell’aria che deviano la luce e distorcono l’immagine dell’oggetto che si sta osservando.