di Gaia Della Longa classe 4^A lsa

Il 13 febbraio 2020 si è tenuto il “SISSA Student Day” nell’omonima università di Trieste. Io e la mia compagna Ludovica siamo state tra le fortunate che hanno partecipato all’evento: la giornata è stata aperta dal direttore Stefano Ruffo, che ha presentato la scuola, e dai genitori di Giulio Regeni, che ci hanno incoraggiato a dare
il meglio di noi. Conclusa l’introduzione, gli studenti sono stati liberi di scegliere tra le numerosissime attività organizzate: lezioni tenute dagli studenti, conferenze, laboratori e lezioni interattive erano alcune delle tante, oltre a quelle previste del grande giardino allestito con delle illusioni ottiche e al coro che cantava sulle scale al
pian terreno. L’obiettivo di questa giornata è interfacciarsi con argomenti di studio che non sono approfonditi o trattati durante l’attuale ciclo scolastico, ma soprattutto orientarsi rispetto al proprio futuro e magari trovare più interessi e strade, ampliando le proprie conoscenze.
Unite dagli stessi interessi, io e la mia compagna siamo andate alla ricerca della prima aula, dove due studenti ci hanno spiegato con termini semplici ed esempi concreti la relatività di Einstein e la sua incompletezza, utilizzando tre prove per chiarire la relatività generale: la curvatura della luce, la precessione delle orbite e la
materia oscura. La prima e la seconda prova ci sono state dimostrate tramite un esperimento pratico, costituito da un telo elastico in tensione e delle biglie che identificavano i pianeti: grazie a questo esperimento ci sono state rese visibili le curvature delle orbite e anche della luce; la terza prova riguardava la materia oscura, che comprende stelle, galassie, buchi neri etc. e costituisce il 30 % dell’universo (il restante 70 % è costituito da energia oscura, e dall’espansione dell’universo, che spiega l’esistenza dell’energia oscura).
Le “paraculate” di Einstein, testuali parole, sono tre: la costante cosmologica che spiega l’espansione dell’universo, la materia oscura e l’energia oscura. In seguito abbiamo partecipato alla visita guidata sulla vita dell’universo, allestita in un corridoio dell’università, con tanto di linea del tempo ed immagini ad alta qualità
appese al muro: diversi universitari si sono susseguiti in spiegazioni molto esaustive, anche ragazzi che provengono da diverse parti del mondo. Come terza attività abbiamo partecipato ad una conferenza dove spiegavano i diversi significati che sono stati dati al tempo e al suo funzionamento, paradossi temporali
compresi, da Aristotele ad Einstein. L’ultima lezione che abbiamo svolto è stata la più interessante, secondo me perché era incentrata su due dei tanti fallimenti degli scienziati: Guglielmo Marconi e Guillaume Le Gentil.
Il secondo in particolare è lo studioso più sfortunato che sia mai esistito: voleva osservare il transito di Venere del 1761, occasione che avrebbe sostenuto le tesi copernicane e le teorie di Galileo. Partì da Parigi un anno prima per raggiungere Mauritius con un viaggio di cinque mesi ma, essendo scoppiata la guerra tra Francia
ed Inghilterra, non poté raggiungere la sua meta prediletta, Pondicherry; nel marzo del 1761 si imbarcò su una fregata che era diretta verso la località indiana; quando erano ormai quasi giunti a destinazione, l’Inghilterra aveva occupato Pondicherry, e quindi la fregata fu costretta a ritornare a Mauritius. Venne il giorno del transito, e il cielo era terso, ma Le Gentil non poté fare osservazioni astronomiche con la nave in movimento. Siccome nell’arco di 8 anni ci sarebbe stato un altro transito, decise di restare sull’isola. Voleva osservarlo da Manila, nelle Filippine. Ma incontrò ostilità da parte delle autorità spagnole del luogo, e così si diresse di nuovo verso Pondicherry, dove arrivò nel marzo del 1768, che era ritornata alla Francia in seguito al trattato dipace del 1763. Costruì un piccolo osservatorio e aspettò pazientemente. Finalmente, il giorno dell’evento arrivò (3 giugno 1769), ma nonostante le altre mattinate di quel mese fossero state tutte serene, quel giorno il cielo si coprì, e Le Gentil non poté osservare nulla. Per un certo periodo di tempo rasentò la pazzia, ma alla fine ritornò a Parigi, nell’ottobre del 1771, dove scoprì che le autorità avevano decretato la sua morte, qualcuno aveva preso il suo posto presso l’Accademia Reale delle Scienze, sua moglie si era risposata, e tutti i suoi averi erano stati divisi tra gli eredi. Con numerose altre difficoltà gli venne restituito un posto in accademia, si risposò e visse felice per altri 21 anni. Io e Ludovica, come la maggior parte dei nostri compagni di viaggio, non siamo riuscite a entrare nei laboratori già sovraffollati nonostante le prenotazioni anticipate, ma il programma mostrava laboratori su neurobiologia e bioispirazione, mentre le lezioni interattive vertevano su neuroscienze del comportamento, biologia, intelligenza artificiale, simulazioni, effetto farfalla e l’esperimento mentale del gatto di Schrödinger. Tutte le attività erano interessanti perché le ho scelte in base ai miei gusti, le ho trovate tutte molto coinvolgenti e per nulla noiose. Io e la mia compagna abbiamo apprezzato le spiegazioni chiare da parte degli universitari e soprattutto l’ultima attività, che dimostra quanti dettagli interessanti vengono tralasciati dai libri di testo, tra cui i fallimenti della scienza che sono fondamentali per capire come formulare le teorie in modo completo. Se siete dei ragazzi curiosi, intraprendenti e con tanta voglia di imparare, vi consiglio questa università, perché vi mette alla prova fin dall’inizio: nonostante entrare sia molto difficile e sia impegnativa, infatti richiede un impegno ed un lavoro costanti. Questo luogo è bello perché è situato in mezzo alla natura e l’atmosfera che si respira anche se solo in visita è davvero lieta e piacevole.