di Benedetta Strizzolo
I libri sono un mondo in cui rifugiarsi, un porto sicuro dove approdare.
Leggerne uno significa catapultarsi in un’altra realtà nella quale si è completamente liberi di essere se stessi. Ci si può immergere in storie ricche di emozioni, desideri, speranze e paure. Ogni romanzo ci lascia inconsapevolmente qualcosa: un ricordo, una frase, un pensiero… tutto diventa parte del nostro bagaglio culturale. L’indifferenza è per lo più inesistente… come può un libro non trasmetterci nulla? Mi è capitato di provare gioia, dolore, noia o, alle volte, disgusto, ma ne ho tratto sempre le mie conclusioni e, in qualche modo, ne sono stata influenzata.
Il romanzo “I pesci non chiudono gli occhi” parla della storia di un bambino campano che si pone i problemi di un ragazzo della sua età: espone le sue riflessioni e le preoccupazioni che lo attanagliano, dalla partenza del padre per l’America alla sua crescita, dal suo punto di vista, solo mentale.
Il protagonista è lo stesso autore, che ricorda i fatti lontani ormai una cinquantina di anni con un misto di nostalgia e rimorso. Nel libro assistiamo all’arrivo dell’adolescenza, un periodo difficile che, però, cambia il suo modo di pensare rispetto all’infanzia e il protagonista, grazie alla lettura, capisce i comportamenti degli adulti e inizia a comprendere il significato dei verbi “amare” e “mantenere”, due parole importanti che accompagnano ogni essere umano nel corso della vita. Il giovane, infatti, incontra una ragazza che gli fa conoscere una nuova realtà in cui i veri sentimenti occupano il primo posto in ogni occasione; la fanciulla è appassionata agli animali e attraverso questi studia gli atteggiamenti di ogni persona, da qui il titolo del libro.
Una parola ricorrente nel romanzo, determinata soprattutto dagli avvenimenti che rendono la vicenda intensa e sorprendente, è il termine “giustizia”, alle volte confusa con la “vendetta” che, però, ha uno scopo diverso ovvero quello di ripagare con la stessa moneta un essere umano, punirlo personalmente e spesso, purtroppo, conosce dei risvolti drammatici.
La vicenda termina con un’esplicita conclusione di quella che è la trama del romanzo e lascia aperta una riflessione personale, soggettiva per ogni singolo individuo che può interpretare le parole dell’autore in diversi modi soprattutto in base all’età e alle esperienze personali che ha vissuto; questo libro tocca, infatti, nel profondo la sensibilità di ogni soggetto e ne stimola i pensieri.
Concludo con una frase che penso sia strettamente collegata al libro:
“Il giorno in cui il bambino si rende conto che tutti gli adulti sono imperfetti, diventa un adolescente; il giorno in cui li perdona, diventa un adulto; il giorno che perdona se stesso, diventa un saggio”
Alden Albert Nowlan
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