di Martino Trapanotto
Martedì 21 febbraio, all’assemblea d’istituto del liceo Copernico è intervenuta come relatrice sul tema dell’accoglienza dei migranti l’assessore ai Diritti e all’Inclusione Sociale del Comune di Udine Antonella Nonino La conferenza è durata circa due ore, nelle quali sono stati affrontati argomenti come le tipologie di migranti riconosciute dalla legge, le caratteristiche necessarie per essere individuati come tali e quale sia e quanto duri il processo di identificazione e riconoscimento degli stessi.
Grazie anche a tutte le informazioni fornite dall’ospite, nonostante la scarsa affluenza in Aula Magna, gli studenti si sono dimostrati attenti ed interessati a uno dei temi più pressanti della realtà contemporanea.
Le informazioni fornite si sono rivelate vitali per le riflessioni su questo tema: quello che vediamo in televisione, che leggiamo sui giornali e che sentiamo uscire dalle bocche dei nostri conoscenti è scaramuccia politica infiocchettata di fallacie logiche, sono proposte inattuabili e spesso incostituzionali.
I discorsi che possiamo sentire o i “dibattiti” cui assistiamo alla televisione non sono realmente tali, in essi si ricerca la verità attraverso una mediazione delle idee e un’analisi dei fatti, ma di fatto sono politica nella forma più negativa, una ricerca di consenso pubblico, una serie di piccoli spot politici nei quali ogni candidato tenta di “spararla” più grossa, sperando di catturare l’attenzione pubblica e di polarizzarla dalla propria parte, spesso sfruttando post-verità e mirando alla pancia della gente (perché spesso nulla fa condividere come la rabbia).
Da una serie di dati presentati nel corso della conferenza, è emerso che coloro che sono riconosciuti come rifugiati hanno diritto a una serie di protezioni e di benefici secondo la nostra Costituzione, i Patti dell’Aia del ‘54, la Costituzione europea e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, tutti documenti da noi firmati e a cui non possiamo sfuggire, senza considerare le estreme implicazioni etiche nel non concedere asilo e supporto a persone le cui vite vengono messe in serio pericolo da persecuzioni che noi stessi considereremmo aberranti, da guerre o da eventi climatici disastrosi.
Dall’altro lato, coloro che semplicemente tentano di raggiungere il nostro paese alla ricerca di occasioni di sviluppo economico non hanno diritti speciali e, se non seguono l’iter legislativo prestabilito, devono essere e sono rimpatriati nei loro paesi di origine. Il processo per la distinzione fra immigrati e rifugiati è pertanto già estremamente complesso e approfondito.
Le discussioni su questo tema sono dunque quasi tutte caratterizzate da frammentati tecnicismi, dettagli del processo legale o della definizione di questo o quel termine, ma non fanno parte del processo politico-ideologico del dibattito pubblico; veniamo invece spesso saturati da sproloqui e comizi finalizzati alla ricerca di voti, con discorsi che puntano solo a catturare la rabbia e il malcontento popolare e ad incanalarlo contro un nuovo nemico comune.
La vera discussione si dovrebbe svolgere sulla scena europea ed internazionale, nella creazione di patti che permettano ai paesi più colpiti di poter controllare meglio i flussi di rifugiati e di organizzare migliori sistemi di identificazione, ove possibile.
Non dovrebbe essere sciacallaggio politico alle spalle di morte e sofferenza.
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