di Marta Rampini
Tra soltanto un paio di mesi, il mio anno all’estero sarà terminato e mi ritroverò a rivivere la vita che avevo lasciato dieci mesi fa. Ne sono felice?
Casa è sempre casa e ovviamente non vedo l’ora di riabbracciare i miei amici e la mia famiglia, ma l’idea di lasciarmi alle spalle altrettante persone che sono state una parte fondamentale durante questa esperienza mi rattrista.
La decisione di partire per passare un intero anno all’estero non andrebbe presa tanto alla leggera, ma neanche troppo seriamente. Ci sono tante, troppe cose da considerare e bisogna avere il coraggio di dire “non mi importa”, perché sennò non si partirebbe mai. Nessuno ti può dire cosa succederà o cosa comporterà e serve un po’ di coraggio per accettare il rischio di prendere una strada mai battuta prima.
Si tratta sicuramente di un’esperienza che arricchisce enormemente e che aiuta moltissimo a maturare, ma ci sono anche numerosi alti e bassi che non vanno sottovalutati. Prima di partire, ricordo di aver pensato che solo chi non era in grado di godersi un’esperienza simile poteva passare dei brutti momenti, ma non è affatto vero. È difficile vivere una vita molto diversa dall’altra parte del mondo e, al contempo, mantenere quella vecchia: le due non vanno molto d’accordo, anche se appartengono alla stessa persona. Penso sia qualcosa di complicato da comprendere se non lo si è mai vissuto, ma è un po’ come provare a mescolare acqua e olio: se mescoli tanto e fai fatica, potrai vedere qualche goccia d’olio circondata dall’acqua, ma il tutto tornerà come prima in poco tempo e le due sostanze non saranno mai completamente amalgamate.
Nonostante qualche momento di difficoltà e benché le cose non siano sempre andate come avevo programmato, rifarei le stesse scelte ancora, non mi pento di niente, e partirei pur conoscendo tutti i lati dell’esperienza. Sento di iniziare a capire meglio chi sono veramente, cosa voglio fare nella vita, vedo le cose in modo totalmente diverso da prima e ci sono dei nuovi aspetti di me che devo tutti a quest’anno. Sono sicura di essere cambiata e, ad essere sincera, talvolta mi chiedo se si tratta di un cambiamento troppo grande, che sconvolgerà la mia vita molto più di quanto l’abbia già fatto la mia esperienza all’estero fino ad adesso, ma sono sicura che fa tutto parte del “piano”.
Sono orgogliosa di me stessa quando ripenso a tutto quello che è successo quest’anno, perché spendere un anno all’estero in un contesto familiare e culturale totalmente diverso richiede un sacco di adattabilità e forza.
Un consiglio che darei a chiunque stia per partire per la stessa esperienza è di trovarsi dei buoni amici, anche se devo ammettere che non è sempre facile. Noi exchange students siamo la novità a scuola per un paio di giorni in cui tutti ci parlano e ci fanno domande, ma l’interesse sfuma velocemente dopo neanche una settimana. Quindi bisogna approfittarne finché si può e avvicinarsi al gruppo giusto. E, soprattutto, bisogna trovare altri exchange students perchè sono gli amici più preziosi che si possano avere, nonchè gli unici che possano veramente capire e aiutare nei momenti di difficoltà.
Al di là di tutto ciò che è esperienza personale, uno dei motivi principali per il quale avevo deciso di partire era lo studio della lingua inglese. Mi sento in dovere di dire che il mio inglese è tuttora ben lontano da quello di un madrelingua, più lontano di quanto mi sarei aspettata. Questo non vuol dire che ho buttato via un anno, perchè sicuramente ora sono in grado di maneggiare la lingua con molta più facilità, ma dovrò ancora lavorarci un po’.
Ci sono molte altre cose che potrebbero essere dette su questa esperienza, ma non voglio che influenzino qualcuno sulla scelta di partire o meno. Io penso di aver letto i blog di tutti gli exchange students d’Italia e non mi è servito a niente, se non a farmi aspettative e/o idee strane di cui non avevo bisogno. Quindi, se vi sentite pronti, partite e basta.
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