di Lorenzo Della Savia

L’assessore regionale all’Istruzione intervistato da L’Intrepido: “Situazione disastrosa per quanto riguarda il personale. Vi spiego da cosa deriva. Noi, Regione a statuto speciale, dobbiamo rincorrere quelle ordinarie. ASL congrua solo se coerente al percorso di studi: studiamo soluzioni. Numero chiuso a Medicina? Favorevole, ma dubbiosa sui criteri di selezione”.

Personale, strutture, temi sociali, ma anche la controversa alternanza scuola lavoro, e le beghe governative sull’abolizione del numero chiuso o meno alla facoltà di Medicina. Tanta carne al fuoco in pochi minuti di intervista con Alessia Rosolen, assessore regionale all’Istruzione (giunta Fedriga), che lo scorso 17 ottobre si è recata in visita al Liceo Copernico.

La situazione scolastica in Friuli Venezia Giulia vede tanti istituti in assenza di un dirigente scolastico. Come se ne esce? Sono state, magari, prese delle misure anche con il Governo, a Roma?

“La situazione delle scuole in Friuli Venezia Giulia credo sia una tra le più disastrose a livello nazionale, ciò che non impedisce, tuttavia, agli studenti della Regione di essere tra i migliori su medesima scala. Questo significa che, nonostante tutte le carenze, che anche il vostro istituto mi ha evidenziato, in questa Regione si studia ancora bene e si continua ad eccellere nelle graduatorie. È una delle situazioni più disastrose, sicuramente, per quanto riguarda il personale. Credo invece che per quanto concerne le strutture siamo comunque in una media piuttosto alta, per gli edifici e per gli interventi che sono stati fatti. Fatta salva, secondo me, una riflessione importante che andrebbe pensata sulla parte antisismica, per cui negli anni sono stati ricevuti moltissimi soldi sugli adeguamenti con l’impossibilità di investirli e di utilizzarli. Su questo hanno pesato tante cose. Ha pesato una riforma degli enti locali che ha trasferito la delega sull’edilizia scolastica a organismi non ancora ben congegnati, e comunque sia che verranno modificati, le UTI. Ha pesato che nel 2014 questa Regione è stata declassata come Ufficio Scolastico Regionale ed è passata dalla prima alla seconda fascia, togliendo autonomia e, soprattutto, capacità di intervenire a livello nazionale. Ha pesato il fatto che una Regione a statuto speciale che da tanti anni avrebbe potuto lavorare per gestire in maniera autonoma l’istruzione non abbia seguito percorsi di richiesta, di delega e di attuazione del Titolo V della Costituzione sulle autonomie, e abbia scelto di restare a guardare quello che Regioni a statuto ordinario come Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna hanno invece fatto. La prossima settimana (il 22 ottobre scorso, ndr) il Veneto firma, prima Regione in Italia, l’accordo sull’attuazione del Titolo V e quindi tutta la parte sulla delega all’istruzione. Adesso la Regione Friuli Venezia Giulia deve correre dietro alle Regioni a statuto ordinario, intervenendo già venerdì (il 19 ottobre scorso, ndr), quando si aprirà il tavolo tecnico al Ministero, non solo sulla risposta di disponibilità di personale a tutti i livelli, e penso al corpo docente, penso agli ATA, e penso in maniera particolare e preoccupata agli insegnanti di sostegno, ma anche sulla gestione dell’Ufficio Scolastico Regionale. In assenza di strutture importanti che definiscano tempistiche e modalità degli interventi, credo che la scuola continuerà a correre affannata. La Regione sta integrando la legge sull’istruzione per cercare di dare risorse e per tamponare emergenze che non sono attribuibili all’amministrazione regionale, e stiamo cercando di mantenere un colloquio costante con le scuole, dopo tutti i percorsi sul dimensionamento per trovare le modalità di attuare la parte di riforma delle autonomie in campo scolastico”.

Cosa pensa dell’alternanza scuola lavoro? È stata introdotta qualche anno fa, ora verrà rimodulata…

“Penso che l’alternanza scuola lavoro abbia senso quando viene gestita in maniera congrua rispetto a quello che è il vostro percorso di studi. Se la Regione, come tenteremo di fare con la legge, riuscirà a costruire una rete di associazioni, di settori, di imprese, di istituti, di istituzioni, che per il tempo, pur diminuito, accetteranno di prendersi in carico un percorso formativo di aumento di competenze dei ragazzi sarà un dato importante. Se succederà, come in molte scuole, e non mi risulta in questa, che l’alternanza scuola lavoro venga lasciata alla libera iniziativa dei singoli ragazzi credo che non abbia molto senso”.

In ogni caso, ne accoglie positivamente la riduzione?

“È sicuramente una questione di ore, ma credo anche di competenze che si vogliono far acquisire a un ragazzo, quindi di progettualità. Noi, dal canto nostro, stiamo studiando una soluzione con il CONI per garantire che venga fatta una convenzione tra i licei sportivi e le società sportive. Stiamo studiando, con tutta una serie di associazioni culturali, o con i musei stessi, che alcune iniziative vengano fatte all’interno dei musei. Sono opportunità diverse e nuove, in cui tutti si assumono responsabilità”.

Per parlare di tempi di stampo sociale, come violenze o dipendenze, qual è la situazione in Friuli Venezia Giulia? La Regione cosa sta facendo?

“La Regione, per quelle che sono anche in questo caso le sue competenze, manda avanti un’attività che non è iniziata moltissimo tempo fa. Nel corso degli ultimi anni si è azionata nella verifica e nel controllo. Sia della parte dell’Istruzione, ma anche della direzione della Sanità, di tutti quelli che sono fenomeni che, pian piano, da anni, emergono, ma che devono essere assolutamente contrastati in maniera scientifica. Ho molta paura che fenomeni sociali di questo genere vengano affrontati con l’improvvisazione, e quindi una delle cose che per esempio l’assessorato all’istruzione ha fatto è stata quella di affidarsi ad un team di psicologi per verificare le modalità migliori con le quali intervenire. Per quanto riguarda il contrasto di tutte le altre forme di dipendenza, anche in questo caso le direzioni della Sanità e dell’Istruzione stanno cercando di mettere in campo progetti che arrivano dai settori più preparati. Con un dato, che è probabilmente politico, soprattutto per quanto riguarda me, che è la parte di contrasto a ogni tipo dipendenza, che va iniziata  subito nei percorsi scolastici. Non è qualcosa che si scopre o che è introdotta quale azione solo quando i ragazzi diventano più grandi, ma bisogna iniziare già con i bambini piccoli”.

In chiusura: è notizia di ieri (16 ottobre scorso, ndr) la situazione di caos in seno al Governo per quanto riguarda l’abolizione o meno del numero chiuso per la facoltà di Medicina. Conviene che sarebbe più giusto lasciare più libertà, alle università di Regioni autonome come la nostra, di organizzare i propri corsi, anche in termini di iscrizioni alle facoltà, come meglio credono?

“A parte che credo già  possa decidere in parte su tutta una serie di fabbisogni che vengono conteggiati in maniera diversa da come avviene a livello nazionale, perché passano per la delibera della giunta regionale. Io sono favorevole al numero chiuso: ho dei dubbi sulla modalità di selezione”.