di Giulia Bacchetti e Chiara Brenco

A quattro mesi dalla loro elezione, abbiamo intervistato Lorenzo Dreolini, Marco Giovanni Ferrari e Kennet Libohova, i nostri rappresentanti d’Istituto, per un bilancio sulle assemblee.

Ecco a voi l’intervista!

Perché secondo voi le assemblee non riscuotono così tanto successo, dato che molti studenti rimangono prevalentemente in palestra invece di andare a seguire conferenze? Che cosa interessa di più ai ragazzi secondo voi?

Dreolini: Secondo me il problema principale non è l’interesse degli studenti in sé, il problema nasce un po’ dall’idea dell’assemblea che si è creata all’interno dell’Istituto. Infatti l’assemblea del Copernico è differente rispetto a quella delle altre scuole, come per esempio l’Uccellis, dove gli studenti hanno la presenza obbligatoria e una o due attività a cui sono obbligati ad andare e dividersi. Noi, invece, vogliamo dare una libera scelta a tutti, in modo tale che ognuno possa fare quello a cui è più interessato. Purtroppo, però, questo non funziona perché dando questa possibilità si creano molti gruppi di allievi che non partecipano ad alcuna attività, che tirano vicino amici e conoscenti e per ore non fanno nulla. Nonostante questo, io credo che quest’anno abbiamo fatto delle cose molto belle ed interessanti e mi dispiace che in qualche occasione non ci sia stata adesione più di quanto avremmo voluto.

Secondo me il problema principale non è l’interesse degli studenti in sé, il problema nasce un po’ dall’idea dell’assemblea che si è creata all’interno dell’Istituto …

Lo stesso per te, Marco?

Ferrari: Sì, ricollegandomi a quello che diceva Dreolini, penso che innanzitutto bisogna intendersi su cos’è andato male. Magari dal punto di vista degli studenti un’assemblea in cui non ci si diverte può sembrare che sia andata male, mentre il mio insegnante di filosofia ci ha fatto i complimenti per l’organizzazione di alcune attività. Per cui bisogna capire da che punto di vista un’assemblea sta andando male. Non è divertente?

Per esempio, nella scorsa assemblea era rimasto un professore in un’ aula per tutta l’ora a vedersi un film da solo…

Ferrari: Se si parla di queste attività noi possiamo fare poco. Io sono convinto che si possano proporre tutte le attività che si vogliono, ma se si preferisce comunque stare in palestra a guardare quelli di quarta e di quinta (perché solitamente sono loro che giocano), tanto vale non proporre neanche le attività, tanto vale dire facciamo le assemblee in cui stiamo tutti quattro ore in palestra – viva le norme sulla sicurezza – ma almeno uno fa quello. Come diceva Dreolini, noi vogliamo lasciare una scelta, ma dobbiamo stare attenti che se si creano questi gruppi, non diventa più una vera scelta,  alla fine uno va dove vanno gli altri.

 Io sono convinto che si possano proporre tutte le attività che si vogliono, ma se si preferisce comunque stare in palestra … tanto vale non proporre neanche le attività.

Dreolini: se posso evidenziare una cosa che Marco ha detto, noi proponiamo, però tenete sempre presente che le proposte arrivano da voi: anche i minimi particolari, anche i film, sono tutte attività proposte da voi, quindi si presuppone che ci sia un’ interesse. Noi siamo molto democratici, non è una cosa di nostra decisione.

Libohova: diciamo che andare in palestra durante le assemblee ormai è una routine. Infatti c’è ancora gente che in quinta superiore non ha capito cosa si fa durante le assemblee e se ne va in palestra a vedere il torneo di calcetto o di pallavolo. Siccome noi, appunto, organizziamo delle attività che ci vengono proposte in comitato studentesco dai rappresentanti delle vostre classi (stessa cosa vale per i film), se poi non ci va nessuno e rimane il professore da solo, evidentemente significa che c’è stata una mancata comunicazione all’assemblea di classe e qualcuno ha scelto un’ attività senza sentire il parere degli altri compagni. Quindi, secondo me, l’unico motivo della poca partecipazione alle attività è la scarsa comunicazione tra i rappresentanti di classe e la classe stessa.

Quindi, secondo me, l’unico motivo della poca partecipazione alle attività è la scarsa comunicazione tra i rappresentanti di classe e la classe stessa.

Ferrari: riguardo alla comunicazione, è molto difficile parlare con tutti gli studenti perché girando un po’ per le classi prime e seconde, mi sono accorto che non molti hanno il vecchio mezzo che utilizziamo, ovvero il “Copernico open space” del gruppo Facebook, quindi risulta difficile (soprattutto al biennio) trovare un modo per parlare direttamente agli studenti senza passare per i rappresentanti di classe. Quindi tutto gioca su cosa capiscono quest’ultimi. Come rappresentante di classe, capire un’attività vuol dire saperla anche proporre ai propri compagni in maniera adeguata, mostrandone l’interesse. Se qui manca un contatto tra noi e gli studenti, risulta difficile poi proporre tutte le attività per come sono; non bisogna dire che ci sono e basta, ma è necessario appunto farne capire l’importanza e l’interesse che possono suscitare.

Cosa cambiereste voi per interagire meglio con noi studenti, visto che molte volte il gruppo Whatsapp dei rappresentanti di classe non funziona, forse anche spesse volte per colpa dei rappresentanti di classe?

Ferrari: Se i rappresentanti di classe non capiscono, bene, la colpa ce l’abbiamo anche noi. Mi rendo conto che può essere difficile comunicare determinate attività e diciamo che nella comunicazione abbiamo trovato alcuni metodi: per le assemblee abbiamo lasciato un foglio su cui proponevate le vostre attività, anche se per un paio di assemblee non c’è stato, ma per le prossime tornerà a circolare… Ho fatto questo sondaggio aperto a tutti per capire come si differenzia l’interesse del biennio e del triennio, sono passato per tutte le classi e ho perso delle ore per dire a tutti di compilare i moduli per esprimere gli interessi; io credo che gli studenti del biennio siano circa 400 e mi hanno risposto in 100. Questo vuol dire che uno ogni quattro non lo ha fatto.

Secondo voi sarebbe utile contattare qualche band, qualche gruppo locale per le assemblee?

Dreolini: Io ho contattato già gente esterna e diciamo che avrei qualche collegamento per farli venire, solo che la mia paura è organizzare bene le cose perché se si creano i gruppi in palestra, come dicevamo prima, allora l’assemblea diventa un po’ dispersiva. L’importante è che  l’attività duri un certo tempo e che non si trascurino le altre.

La mia paura è organizzare bene le cose perché se si creano i gruppi in palestra, come dicevamo prima, allora l’assemblea diventa un po’ dispersiva.

Per non modificare, in un certo senso, il vero spirito dell’assemblea…

Ferrari: Secondo me la cosa fondamentale è che la gente comprenda che il fulcro principale dell’assemblea è la scuola, non la palestra.

Secondo me la cosa fondamentale è che la gente comprenda che il fulcro principale dell’assemblea è la scuola, non la palestra.

Dreolini: Se posso dire una cosa per quanto riguarda la comunicazione, secondo me quello che manca è la comunicazione diretta con ogni studente, perché noi siamo obbligati a passare sempre attraverso i rappresentanti di classe e allora si capisce una cosa per l’altra; invece sarebbe molto utile se ci fosse più adesione al gruppo Facebook perché si crea un unico post e tutti vedono quello che scriviamo noi direttamente.

Ferrari: Stessa cosa per la pagina Instagram della scuola, che ci sarebbe piaciuto fare, ma per ragioni di gestione non possiamo, per cui abbiamo creato una pagina più personale per le assemblee. Più di dirvi di seguire quella, il gruppo Facebook o di rispondere ai sondaggi non possiamo fare altro, non possiamo perdere le ore di scuola ad andare in giro per le classi a ricordarvelo…

Che difficoltà avete dunque nell’organizzare le assemblee?

Dreolini: Più che altro nel riscontro da parte degli studenti, perché per quanto riguarda le idee siamo molto attivi, devo dire, ce ne vengono sempre in mente di buone, buone attività da proporre. Molte volte, però, l’adesione non è per niente scontata. Per esempio, per l’ultima assemblea con i ragazzi del triennio, io ho dovuto inserire le presenze obbligatorie perché era stata organizzata un’attività abbastanza importante e l’adesione degli studenti influiva molto sui rapporti tra università e liceo. A quel punto mi sono accorto, come anche nelle scorse assemblee, che anche quando c’è un obbligo le persone tendono a farsi i fatti propri o studiare.

A quel punto mi sono accorto, come anche nelle scorse assemblee, che anche quando c’è un obbligo le persone tendono a farsi i fatti propri o studiare.

Tanto vale non venire a scuola…

Dreolini: Esattamente, infatti il menefreghismo sta dilagando molto, c’è sempre stato, ma in queste occasioni si evidenzia molto di più. Con il porre un obbligo agli studenti sembra quasi che tu li stia tradendo per qualche strano motivo. L’assemblea è fatta per partecipare alle attività, non per stare in classe a farsi i fatti propri, altrimenti non vale proprio la pena organizzarla.

Libohova: Secondo me, un altro problema verificatosi in queste assemblee è dato dalle tempistiche. Ok, magari qualche volta è capitato di aver mandato il programma in ritardo, ma nell’ultima assemblea abbiamo inviato alle classi il programma in anticipo e abbiamo stabilito che i ragazzi dovessero mandarci tutte le presenze obbligatorie per le varie attività entro un certo termine. Io però non posso scrivere sette volte il messaggio ogni giorno e rincorrere i rappresentanti di classe perché non mi hanno mandato i nominativi! Dreolini si è ritrovato l’ultimo giorno a stabilire i turni della sicurezza, noi il giorno stesso dell’assemblea non sapevamo ancora in che classe e chi doveva andare alle attività…. Quello che voglio dire è che  nel momento in cui inseriamo le presenze obbligatorie, perché vogliamo che ci venga espresso l’interesse per una determinata attività, deve esserci collaborazione da parte di tutti e dovete almeno partecipare alle attività, cosa che invece in molti non fate.

Dreolini: Anche perché non è che lo abbiamo deciso perché siamo esaltati noi e vogliamo avere la presenza; per esempio, la prof. Clocchiatti mi aveva detto che, qualora le attività non fossero state frequentate, era intenzionata a concedere un’assemblea di sole due ore o a non concederla proprio perché nella terzultima assemblea, in una conferenza in Aula Magna tenuta da un esperto esterno, l’assenza di pubblico è stata una cosa vergognosa e indegna e noi ci mettiamo la faccia anche come scuola.

Vi siete ispirati a qualcosa o avete preso spunto dall’operato dei vostri “predecessori”?

Dreolini: A me piaceva molto quando De Biasio, Gobbo e Zucchi erano rappresentanti. Secondo me loro hanno fatto un bel lavoro ed io cerco di ispirarmi molto al loro operato; infatti anche la distribuzione dei moduli e dei questionari che girano per le classi è nata da loro, come anche il rapporto con gli studenti, che con loro era molto più alla mano essendo molto più disponibili di altri a fare ciò che veniva richiesto.

Ferrari: A dire la verità, al di là della pratica organizzativa, quei rappresentanti erano riusciti a ravvivare lo spirito della scuola e a fare in modo che gli studenti non stessero solo in classe; erano riusciti a creare una sorta di comunità coinvolgendo tutti in attività molto interessanti, cosa che ora purtroppo non accade.

Infatti quando sono stata alla conferenza dei richiedenti asilo, una volta tornata in classe alcuni miei compagni si sono messi a ridere, chiedendomi se fosse stata interessante. Sembra che interessarsi a qualcosa oppure seguire qualcosa sia da stupidi e contro la massa, abituata a stare col telefono a non fare niente, rimanendo in palestra…

Libohova: Il problema è, secondo me, con gli studenti di quinta: molti ancora chiedono di fare partite alla play durante le assemblee…

Il problema è, secondo me, con gli studenti di quinta: molti ancora chiedono di fare partite alla play durante le assemblee…

Dreolini: Secondo me è anche in prima, perché  si è ancora  ragazzini.

Ferrari: Francamente non ritengo che spendere la propria giornata davanti allo schermo di un telefono e stare a bordo campo con le pallonate sia un atto di intelligenza superiore. Poi ovvio che ci sta un’ora da trascorrere con i propri amici in palestra, ma almeno non tutte le ore!

Dreolini: Sì, insomma non bisogna buttare via il proprio tempo in questo modo….!

Ferrari, l’aspetto internazionale delle assemblee di cui parlavi, si sta realizzando e cosa ne pensi?

Ferrari: Allora…, diciamo che mi sono un po’ ricreduto, non che non abbia agito. Ho parlato con la preside anche riguardo a una collaborazione con una scuola di Londra dove studia un ex copernicano, che aveva già proposto all’interno della sua scuola una collaborazione appunto con noi. Se possa essere una collaborazione con scambi e cose simili ancora non lo so, magari può essere anche solo il “gagliardetto” del Copernico nella loro scuola ed il loro nella nostra. Al di là della pratica effettiva a cui bisogna pensare, quella dell’internazionalizzazione è un’idea, cioè quella di una scuola non bloccata nelle sue quattro mura. C’è da dire, però, che se all’interno delle quattro mura chiamiamo gente da fuori ma non c’è interesse, figuriamoci al di fuori delle mura! Se nessuno va a conferenze e se nessuno si interessa ad attività dentro la scuola, come posso pensare di proporre attività come conferenze fuori scuola? Mi sono un po’ ricreduto in questo. Le idee ci sono, infatti oltre a questa cosa, sto vedendo di mettermi in contatto anche con  professori che nelle altre scuole organizzano scambi estivi, di durata mensile e bimensile con l’estero, però  – ripeto –  è una cosa che va costruita a livelli. Pensavo ce ne fosse già uno all’interno del nostro istituto, che invece non c’è, quindi se l’anno prossimo dovessi ricandidarmi, questo  sarebbe un punto da cui ripartire.

C’è da dire, però, che se all’interno delle quattro mura chiamiamo gente da fuori ma non c’è interesse, figuriamoci al di fuori delle mura! Se nessuno va a conferenze e se nessuno si interessa ad attività dentro la scuola, come posso pensare di proporre attività come conferenze fuori scuola?

Cosa fareste per rafforzare lo spirito copernicano?

Ferrari: Questa è una domanda che farei a voi. Voi all’interno della scuola quante persone di seconda, di terza, di quarta o di quinta conoscete e perché le conoscete?

Dreolini: Lo spirito copernicano non è una cosa che si sente dentro la propria classe, ma è una cosa che viene fuori quando c’è coesione tra tutti gli studenti della scuola e viene molto da voi.

Ferrari: Generalmente penso che all’interno della scuola le conoscenze avvengano perché le persone partecipano ad attività che permettono di avere degli interessi comuni.

Ma avete mai pensato a qualche attività che, durante le assemblee, possa stimolare questo?

Ferrari: Sì, io ci ho pensato e mi rendo conto che è una cosa che servirebbe, però sono attività che rischierebbero di venire prese come un gioco, nel senso che si rischierebbe di creare una specie di sito per incontri.

Come punti di aggregazione o cose del genere?

Ferrari: I punti di aggregazione ci sono già andando a conferenze e soprattutto dibattiti, dove uno può avere una parte attiva.

Dreolini: Secondo me, con un’assemblea di quattro ore, è un po’ difficile pensare a troppi punti di aggregazione; per esempio, la prima cosa che mi viene in mente sono le assemblee giapponesi, dove le assemblee di istituto durano tutto il giorno e ogni classe decide un’attività aperta a tutta la scuola, così si sviluppa una grande condivisione di idee, che diventa un modo per interagire con tutti. Io penso che noi già nel nostro piccolo facciamo un bel lavoro, un po’ grazie alle attività extrascolastiche presenti a scuola, che si danno un po’ per scontate, ma secondo me portano abbastanza onore al Copernico e creano l’ambiente giusto per sentire l’identità.

Ferrari: Sicuramente, ma secondo me bisognerebbe anche capire gli interessi degli studenti, cosa che assieme agli altri rappresentanti ci è difficile perché se i vostri interessi si misurano in partecipazione alle attività, non ci sarebbe niente.

Libohova: Per fare un esempio di come cerchiamo di rendere tutti più uniti, probabilmente – do un piccolo spoiler – alla prossima assemblea non ci sarà il solito torneo di calcetto o di pallavolo, ma porteremo in palestra gli esterni, cosicché anche gli “spiaggiati” a bordo campo possano partecipare e capire che all’interno dell’assemblea, oltre ai tornei, ci sono anche attività interessanti.

… porteremo in palestra gli esterni, cosicché anche gli “spiaggiati” a bordo campo possano partecipare e capire che all’interno dell’assemblea, oltre ai tornei, ci sono anche attività interessanti.

Dreolini: Per loro è come dire che siamo obbligati ad obbligare.

Ma scriverete in locandina che non ci saranno i tornei?

Dreolini: Certo, sarà tutto comunicato, non li prendiamo alla sprovvista. Ci siamo messi in contatto anche con la pagina di Super Uovo e dobbiamo ancora decidere per la data. Mi sembra che questa sia una cosa che interessi gli studenti dalle prime fino alle quinte, così da coinvolgere un po’ tutti.

In conclusione, cosa avete fatto di concreto per la vostra scuola, qualcosa di importante da evidenziare o ricordare?

Dreolini: Per quanto riguarda me e Beinat, siamo riusciti a tenere ben stretti i rapporti con l’Università e abbiamo anche creato la possibilità di richiedere al Dipartimento di orientamento dell’Università di Udine direttamente dal corpo studenti la presenza dei docenti universitari, così gli studenti non sono più obbligati a passare attraverso  i professori per l’orientamento e possono invece chiedere loro delle lezioni. Oltre a questo, sono abbastanza soddisfatto in questi ultimi mesi per la comunicazione con gli studenti sulle proposte, abbiamo fatto molto di quello che ci avevate proposto. Per quanto riguarda le panchine, non è vero che le abbiamo proposte solo per prendere voti, ma mi sono fatto veramente in quattro per cercare l’approvazione. Purtroppo, se quando l’ho presentata sembrava una cosa fattibile in poco tempo, quando sono stato eletto e giunto il momento di fare le cose, alte cariche del liceo mi hanno un po’ ostacolato nella realizzazione della mia proposta e lo stanno ancora facendo perché io ho già richiesto alla preside sei-sette volte di agire e, tornando da lei, mi sentirei uno scemo. Quindi  voglio indire una raccolta firme, infatti inserirò un modulo sull’open space e farò girare il pdf per tutte le classi, in modo tale che lo stampiate; poi io raccoglierò il tutto, lo farò protocollare e consegnare alla preside.

Ferrari: Se c’è una cosa che mi sento di dire anche a nome di Beinat è che tutti e quattro noi rappresentanti non abbiamo problemi a parlare con gli studenti, quindi se c’è qualche problema ne discutiamo. Non ci piace essere su un trono e dire “io sono il rappresentante”, nel senso che ci piacerebbe non essere considerati come quelli che hanno il potere, ma persone con cui si può interagire.

Se c’è una cosa che mi sento di dire anche a nome di Beinat è che tutti e quattro noi rappresentanti non abbiamo problemi a parlare con gli studenti, quindi se c’è qualche problema ne discutiamo.

Libohova: Anche io concordo e sono contento della comunicazione che si è creata all’interno della scuola, infatti, come è successo l’altro giorno, un ragazzo mi ha scritto per chiedermi alcune cose e ciò negli anni passati non pensavo accadesse. Sono inoltre contento del nostro lavoro perché ci siamo sempre divisi i compiti e ognuno fa quello che deve fare, senza creare confusione fra di noi. Spero che questa collaborazione non manchi mai.

Questo sicuramente è un punto a favore per lo spirito copernicano!

Ferrari: Se tra noi manca lo spirito, cade tutto.

A questo punto non ci rimane che attendere la prossima assemblea…